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Uniti contro la Cina. L’appello del governo di Taiwan al G20

Il ministro degli Esteri Joseph Wu in collegamento a un evento Ipac tende la mano all’Europa e punzecchia anche alcuni Paesi, come la Germania, che tengono in “ostaggio” Taipei per l’accordo sugli investimenti con Pechino

Alla fine il ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu ha partecipato in formato virtuale, non di persona, all’evento Ipac organizzato a Roma a margine del G20, summit che vedrà impegnato l’omologo cinese Wang Yi, inviato dal presidente Xi Jinping, che si collegherà da remoto avendo deciso di non impegnarsi in viaggi fuori confine dall’inizio della pandemia Covid-19 i cui primi casi sono stati registrati a fine 2019 nella città cinese di Wuhan.

In apertura del suo intervento, Wu ha ringraziato più volte Reinhard Bütikofer, eurodeputato tedesco molto combattivo sul rapporto tra Unione europea e Cina, e definendo il recente voto del Parlamento europeo su Taiwan come una “pietra miliare negli sforzi per resistere alla sfida dell’autoritarismo”.

“L’ascesa della Repubblica popolare cinese e del Partito comunista cinese rappresenta la sfida determinante per gli Stati democratici del mondo”, ha spiegato. E ciò richiede “una collaborazione più forte”. Citando il ministro degli Esteri della Lituania, Gabrielius Landsbergis, esponente di uno dei governi europei più duri verso la Cina e aperti a Taiwan, ha aggiunto: “Le persone che amano la libertà dovrebbero guardarsi le spalle a vicenda”. Poi ha ringraziato gli Stati Uniti e alcuni Paesi membri dell’Unione europea per gli aiuti nei difficili mesi della pandemia.

Alcuni, non tutti. Perché, ha continuato Wu, ci sono “alcuni membri più grandi” dell’Unione europea che hanno timore ad avviare un confronto per un accordo sugli investimenti con Taiwan. Perché? Vogliono che il Cai, l’accordo sugli investimenti tra Unione europea e Cina firmato alla fine dell’anno scorso ma congelato dopo le proteste del Parlamento, abbia successo. Per questo, Taipei è “tenuta in ostaggio”, ha detto il ministro degli Esteri. Il suo obiettivo? La Germania di Angela Merkel, con ogni probabilità.

Un’annotazione, fatta da Finbarr Bermingham, corrispondente del South China Morning Post, su Twitter: c’è una posizione ufficiale dell’Unione europea su un accordo di investimento bilaterale con Taiwan che recita “nessuna ragione di necessità economica”, poiché l’Unione europea è già la più grande fonte di investimenti diretti esteri per Taiwan. Ma l’auspicio di Taipei è che la politica estera mercantilistica dell’Unione europea venga lasciata alle spalle con l’uscita di scena della cancelliera Merkel, per fare spazio a un approccio più politico e basato sui valori condivisi.

Come sottolinea il Guardian, si tratta per Wu del primo viaggio in Europa dal 2019. “Era atteso a Roma, ma la tappa italiana del suo viaggio è stata cancellata con speculazioni secondo cui Roma non era disposta a dargli un visto in un momento così delicato”, scrive il quotidiano britannico.

La questione Taiwan è scottante. Basti pensare che una recente intervista all’emittente statunitense CNN rilasciata dalla presidente taiwanese (che Pechino definisce “leader regionale”) Tsai Ing-wen ha portato a una dura reazione del Partito comunista cinese. La presidente ha confermato per la prima volta che le truppe statunitensi sono presenti sull’isola per “scopi di addestramento”. Gli esperti cinesi, scrive il Global Times, hanno definito l’annuncio provocatorio: “I secessionisti di Taiwan” vogliono “mostrare che hanno ottenuto la ‘protezione’ dagli Stati Uniti ma in realtà non c’è alcuna possibilità per loro di sfuggire alla punizione”, si legge sul megafono in lingua inglese della propaganda del Partito comunista cinese.

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