L’Alleanza ha anche dimezzato il numero di posizioni che la Russia può accreditare presso la sua base, ma tiene aperta la porta per un “dialogo significativo”, mentre Mosca nega e cerca di ribaltare la frittata. Ecco come si sta deteriorando il rapporto Nato-Russia
Giovedì la Nato ha espulso otto spie dalla delegazione russa presso la sede dell’Alleanza in seguito ad “attività maligne”. “Abbiamo ritirato l’accreditamento di otto membri della missione russa presso la Nato, che erano ufficiali dell’intelligence russa non dichiarati”, ha comunicato un ufficiale dell’Alleanza, aggiungendo che il numero di posizioni che la Russia può accreditare è stato ridotto da venti a dieci.
“La [nostra] linea sulla Russia rimane invariata”, ha aggiunto l’ufficiale. “Abbiamo rafforzato la nostra deterrenza e difesa in risposta alle azioni aggressive della Russia, rimanendo al tempo stesso aperti a un dialogo significativo. La Nato ha proposto di tenere un’altra riunione del Consiglio Nato-Russia oltre 18 mesi fa, e quella proposta è ancora valida. La palla è nel campo della Russia”.
La risposta russa, giocata in difesa, non si è fatta attendere. “C’è una palese discrepanza tra le dichiarazioni dei funzionari della Nato sulla loro volontà di normalizzare le relazioni con il nostro Paese e le azioni reali” ha dichiarato giovedì il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, aggiungendo che l’accaduto “non lascia spazio a illusioni” sul fronte della normalizzazione.
Il viceministro degli esteri russo Alexander Grushko in un’intervista al quotidiano russo Kommersant ha parlato di “ennesima prova” della malafede occidentale e la dimostrazione che gli annunci di ripristino di un dialogo bilaterale fossero un bluff. “Se qualcuno credeva che quelle affermazioni fossero sincere, oggi nessuno lo crede. Tutti capiscono il loro vero obiettivo […] Dopo l’impressionante conclusione dell’epopea afghana, [non] possiamo andare avanti [con] lo spauracchio della ‘minaccia russa’”.
L’avvenimento è l’ultimo segno del deterioramento delle relazioni con Mosca. La delegazione russa presso la Nato a Bruxelles risale al 1998, quando fu creata per facilitare lo scambio di informazioni, una collaborazione che nel 2002 prese la forma del Consiglio Nato-Russia. La cooperazione formale è stata sospesa nel 2014 in seguito all’invasione della Crimea, e la delegazione è stata ridotta per la prima volta da trenta a venti unità all’indomani dell’attentato a Sergei Skripal nel 2018.
La storia ha anche il sapore di un reboot della saga di espulsioni e contro-espulsioni a cui si è assistito in aprile, quando Mosca ha ribattuto colpo su colpo per ogni cacciata di agenti russi da parte degli europei. Il copione è lo stesso: il Cremlino invia spie non dichiarate attraverso i canali diplomatici, le autorità le espellono quando le scoprono, da Piazza Rossa gridano allo scandalo ed espellono dei funzionari europei per rappresaglia.
Resta da vedere se i russi decideranno di ridurre gli accreditati presso l’ufficio per il collegamento militare della Nato a Mosca, la controparte della delegazione russa a Bruxelles. A giudicare dal tono delle risposte russe, difficile che il Cremlino vorrà reinstaurare il dialogo attraverso il Consiglio Nato-Russia.