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Quell’onda nera tra Roma e Belgrado. L’allarme degli 007

Le violenze della piazza no-pass e no-vax non hanno avuto solo una regia italiana con Forza Nuova. Dall’audizione al Copasir del direttore dell’Aisi Mario Parente emerge una pista che porta a una riunione in Serbia, a Belgrado. C’è un’onda nera europea che ha lanciato un’opa sui movimenti no-vax. E a Roma puntava dritta ai palazzi della politica

Altro che caos e tumulti. C’è un ordine quasi scientifico dietro alla preparazione della sommossa della piazza no-pass e no-vax aizzata da Forza Nuova. In audizione al Copasir, il comitato di controllo dell’intelligence, il direttore dell’Aisi Mario Parente conferma il quadro tracciato da un rapporto della Digos agli inquirenti. L’assalto alla sede della Cgil, liberata dopo un blitz della Polizia, non è mai stato il piano A.

Giuliano Castellino, Roberto Fiore e l’ex Nar Luigi Aronica, i tre leader di Forza Nuova indagati con l’accusa di istigazione a delinquere, devastazione e saccheggio, puntavano al Parlamento e a Palazzo Chigi, i palazzi del potere. A Piazza Colonna, sabato, l’Italia poteva vivere un nuovo 6 gennaio, data dell’assalto dei manifestanti pro-Trump al Congresso Usa a Washington.

Questo il bilancio emerso dall’audizione del comitato bipartisan presieduto da senatore di Fdi Adolfo Urso, che sui fatti di sabato ha chiesto un’informativa al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e ha avviato un’indagine ad hoc. Due le ragioni che hanno portato i tre indagati a prendere le redini della protesta violenta in piazza e a puntare alle sedi istituzionali.

La prima riguarda una resa dei conti tutta interna a Forza Nuova, il partito di cui ora il Parlamento potrebbe chiedere lo scioglimento. Un’affermazione dell’ala radicale del movimento, che trova in Castellino il primo riferimento, e un messaggio per le altre realtà dell’estrema destra romana in conflitto.

La seconda rientra invece in un piano più ambizioso: un’opa sul movimento no-pass e no-vax orfano ad oggi di una vera guida politica. Un disegno, questo, che ha riflessi internazionali non banali. Gli 007 italiani infatti non escludono che la strategia di lungo termine – rivendicare un patrocinio sulle proteste di piazza contro le misure anti-Covid – abbia una regia europea.

Sotto i riflettori c’è la riunione dei movimenti di estrema destra europea, riuniti sotto la sigla dell’”Alleanza per la pace e la libertà” presieduta proprio da Fiore, andata in scena a Belgrado lo scorso 26 settembre. Presenti tutti i big della “famiglia” nera: fra gli altri l’ex presidente del British National Party Nick Griffin, Yvan Benedetti del Partito nazionale francese (l’ex Ouvre Francaise), Claus Cremer del Partito nazionaldemocratico tedesco, Manuel Andrino per la Falange Spagnola, Yannis Zografos del partito greco Elasyn. Per la Romania Cristi Grigoras di Noua Dreapta, con lui anche il leader dell’ultradestra serba Misha Vacic.

Lì, nel cuore della Serbia di Aleksandar Vucic, ha preso forma il piano per mettere il cappello sull’ondata di dissenso no-vax che sta agitando le capitali europee e farne un mezzo di pressione politico. In attesa che le indagini giudiziarie facciano il loro corso, l’intelligence italiana ha già tratto le prime conclusioni: le scene da guerriglia urbana di sabato scorso non sono un caso isolato. E soprattutto non sono un caso.

Di certo non sono state una sorpresa: un’informativa dell’Aisi aveva infatti già avvisato le autorità della possibilità che la manifestazione di sabato sfociasse in violenza. Sulle responsabilità per la gestione dei tumulti da parte delle forze dell’ordine si è già aperto un confronto interno (eufemismo) fra prefettura, questura e Viminale.

Hanno fatto discutere le parole di Lamorgese in Parlamento, che ha spiegato la decisione di non arrestare Castellino a Piazza del Popolo con la necessità di non “provocare reazioni violente”. Una scelta che è stata frutto di una valutazione sul campo e risponde di un approccio delle forze di polizia italiane maturato negli anni a partire dall’esperienza del G8 di Genova del 2000. Ovvero dare precedenza al “contenimento” e non alla repressione delle violenze per evitare un’escalation e soprattutto possibili vittime.

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