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Open arms, il processo a Salvini entra nel vivo. Nonostante Richard Gere

Anche l’attore americano, come mezzo governo attuale, ammesso tra i testimoni del caso che vede Matteo Salvini imputato per sequestro di persona. Ma la decisione ruoterà intorno a un solo punto: dal 14 agosto 2019 esisteva ancora una linea comune del governo o Salvini continuò ad agire per conto proprio?

A Roma dicono “buttarla in caciara” e, con tutto il rispetto per la sua carriera, se il Tribunale di Palermo accetta anche l’attore Richard Gere tra i testi a carico di Matteo Salvini nel processo Open Arms il rischio è aggiungere inutile spettacolo quando si dovrebbe solo ragionare sulla violazione o meno delle norme. Perfino il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, si era opposto parlando di “spettacolarizzazione e risonanza che non interessano la procura” perché, a suo avviso, “ci sono testi ben più qualificati”.

Ma tant’è: è stata accolta la richiesta del legale della Open Arms visto che Gere il 9 agosto 2019 salì sulla nave per rendersi conto delle condizioni di salute dei 147 migranti. L’avvocato Giulia Bongiorno non si era opposta, pur ritenendo “sovrabbondante” la citazione, il leader leghista invece non l’ha presa bene: “Ditemi voi quanto è serio un processo dove verrà da Hollywood a testimoniare sulla mia cattiveria Richard Gere. Spero che duri il meno possibile perché ci sono cose più importante di cui occuparsi. Mi dispiace solo per il tempo che tolgo ai miei figli e per i soldi che gli italiani spendono per questo processo politico organizzato dalla sinistra”.

Ammessi tutti i testi

Il Tribunale, prima di rinviare al 17 dicembre, ha ammesso tutti i testi citati dalle parti: tra gli altri l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i ministri o ex ministri Luciana Lamorgese, Luigi Di Maio, Danilo Toninelli, Elisabetta Trenta, l’ex direttore dell’Aise Luciano Carta, l’ex premier maltese Joseph Muscat. Giulia Bongiorno, legale di Salvini, ha chiesto di ascoltare lo stesso leader leghista come ha fatto anche la procura e di acquisire due decreti di archiviazione in casi analoghi nei quali era stata esclusa la competenza italiana nell’assegnazione del Pos (il porto sicuro). Sono invece 59 i documenti che i pubblici ministeri chiedono di acquisire: le email di Open Arms con cui si chiedeva il “Pos”, le risposte negative del Viminale, le lettere con cui Conte sollecitava Salvini a fare sbarcare i minori nell’infuocato scambio a cavallo di quel Ferragosto.

Nella seconda udienza del processo nel quale Salvini deve difendersi dall’accusa di sequestro di persona si sono nuovamente delineate tesi opposte: per l’accusa dal 14 al 20 agosto 2019 l’allora ministro dell’Interno impedì lo sbarco dei migranti, per la difesa la situazione fu analoga ad altri casi di navi, a cominciare dalla Gregoretti per la quale il gup di Catania Nunzio Sarpietro decise il non luogo a procedere. La Lega ha diffuso uno stralcio di quella sentenza nella quale Sarpietro scrive anche della Open Arms ricordandone i rifiuti di attraccare a Malta e in Spagna.

La difesa: l’Italia non era competente

L’avvocato Bongiorno ha chiesto di acquisire atti che dimostrerebbero come “l’Italia non era competente ad assegnare il porto sicuro e Open Arms, piuttosto, ha commesso delle violazioni”. Il diario di bordo della nave e altri documenti dimostrano, secondo il legale di Salvini, “che c’era una linea di governo su questi temi”, ricordando che anche il ministro Lamorgese “ha fatto aspettare fino a dieci giorni per l’assegnazione di un porto sicuro”.

Prima della decisione del Tribunale c’erano state discussioni tra accusa e difesa su alcuni testi: la procura era contraria all’ex direttore dell’Aise (i Servizi per l’estero) perché non risultavano rischi di infiltrazioni terroristiche così come all’ex premier maltese Muscat che invece, per la difesa, è fondamentale per dimostrare che la nave si rifiutò di approdare su quell’isola. L’avvocato ha ripetuto quanto detto in altre occasioni e cioè che manca il presupposto del reato di sequestro di persona, che si configura quando una persona è costretta a stare in un determinato posto, perché la nave “non era costretta” potendo attraccare in altri porti.

Linea del governo o no?

Disquisizioni giuridiche perché sanno tutti che la decisione ruoterà intorno a un solo punto: dal 14 agosto esisteva ancora una linea comune del governo o Salvini continuò ad agire per conto proprio? La cronaca raccontò di divisioni nette a causa della crisi di governo aperta pochi giorni prima dal leader leghista. E’ vero che il ministro Lamorgese ha tenuto ferme navi anche per più giorni rispetto a Salvini e che la magistratura avrebbe dovuto aprire un fascicolo e non lo fece, ma anche in quel caso (come per nave Gregoretti della Guardia costiera) sarebbe emersa un’azione collegiale. Il caso Open Arms è tutto qui.

(Foto dal profilo Instagram di Matteo Salvini)


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