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Nato-Russia, una tendenza al ribasso difficile da invertire. Parla Tafuro Ambrosetti (Ispi)

Rapporti ai minimi storici dopo che Mosca ha sospeso la sua missione alla Nato in risposta all’espulsione di otto suoi diplomatici ritenuti agenti dei servizi segreti dall’Alleanza Atlantica: “La tendenza è questa da ormai molti anni e sembra difficile da invertire”, spiega l’esperta

Una tendenza ormai consolidata e difficile da invertire. Così Eleonora Tafuro Ambrosetti, ricercatrice dell’Ispi, commenta a Formiche.net l’annuncio da parte del ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, della sospensione dei lavori della sua missione permanente di Mosca presso il quartier generale della Nato a Bruxelles a partire dal primo novembre prossimo. “Il funzionamento dell’ufficio informazioni della Nato a Mosca, creato presso l’ambasciata del Regno del Belgio, sarà chiuso. Se la Nato ha delle domande urgenti, può contattare il nostro ambasciatore in Belgio”, ha detto il capo della diplomazia di Mosca.

La Russia ha informato la Nato della decisione, presa dopo che quest’ultima aveva disposto, nei giorni scorsi, di revocare l’accreditamento di otto dipendenti della missione russa presso l’organizzazione. Si trattava, secondo l’Alleanza Atlantica, di “ufficiali dell’intelligence russa non dichiarati”. Per Heiko Maas, ministro degli Esteri tedesco, la mossa russa, “più che riprovevole”, “rende tutto più difficile”. Una situazione che è “tutt’altro che di aiuto e pesa sui rapporti” tra Nato e Russia. In questo contesto, “la Germania rimane pronta al dialogo”, ha comunque voluto assicurare il capo della diplomazia tedesca.

“La Russia ha sempre adottato il criterio della reciprocità, come nell’affare Sergej Skripal”, ricorda Tafuro Ambrosetti citando il caso dell’ex spia sovietica passata con i servizi segreti britannici che nel marzo del 2018 ha rischiato di perdere la vita assieme alla figlia Julia dopo un tentativo di avvelenamento con un gas nervino, il Novichok, avvenuto nella cittadina inglese di Salisbury. Quell’episodio, continua l’esperta, “portò a forte ridimensionamento della presenza ufficiale russa nella Nato, da 30 a 20. Ora, con le recenti espulsioni, c’è stata un’ulteriore riduzione a 10, il minimo storico”.

Quello della reciprocità “è un principio che ha guidato sempre le azioni russe, e anche questa volta penso non sia stato possibile per Mosca esimersi da una reazione di questo tipo”, spiega Tafuro Ambrosetti. Che però aggiunge: “C’è da dire che le relazioni tra Nato e Russia erano già ai minimi storici. Basti pensare che è dal 2014 che il Consiglio Nato-Russia non funziona”, da quando cioè Mosca ha annesso la Crimea dall’Ucraina. “C’è una situazione di profonda sfiducia, acuita da accuse reciproche di minare la sicurezza regionale e da esercitazioni militari da entrambe le parti – l’ultima è firmata da Russia e Bielorussia, Zapad 2021, fonte di preoccupazione soprattutto per la Polonia, membro molto attivo della Nato”. La mossa odierna di Mosca “non fa che peggiorare la situazione, ma la tendenza è questa da ormai molti anni e sembra difficile da invertire”.

Intervistato dal Financial Times, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha dichiarato che Russia e Cina non dovrebbero essere viste come minacce separate. “Prima di tutto Cina e Russia lavorano a stretto contatto”, quindi non ha senso “distinguere così tanto tra Cina, Russia, Asia-Pacifico o Europa: è un grande ambiente di sicurezza e dobbiamo affrontarlo tutti insieme. Quello che facciamo sulla prontezza, sulla tecnologia, sul cyber, sulla resilienza è importante per tutte queste minacce. Non metti un’etichetta”, ha aggiunto il segretario.

Come sottolineato su Formiche.net, non tutti, però, condividono questa impostazione: dichiarazioni di spostare la deterrenza dalla Russia alla Cina incontrano invariabilmente le proteste degli Stati membri dell’Europa orientale, che continuano a vedere Mosca come la minaccia principale alla propria sicurezza.

Le parole di Stoltenberg “riflettono le dinamiche e le tendenze in auge già da diverso tempo a Washington”, evidenzia Tafuro Ambrosetti. “Chiaramente Stati come quelli dell’Europa orientale possono percepire la Cina una minaccia a livello economico o nel lungo termine, ma nel breve la prima loro preoccupazione è la Russia, che rappresenta una minaccia molto più immediata, a livello di sicurezza nazionale”.

Sottolineando “il ruolo primario” degli Stati Uniti nella Nato, l’esperta spiega di non aspettarsi una spaccatura all’interno dell’Alleanza Atlantica su quale sia la priorità. “No, non ancora. Ci sono discussioni a livello Nato sull’avere un focus sulla Cina ma non ci si è ancora attivati in questo senso. A oggi la Cina non ha certamente sostituito la Russia come minaccia numero uno. E finché le narrative degli Stati Uniti e dell’Alleanza Atlantica rappresentano Cina e Russia come blocco unico, tutti possono essere accontentati”, conclude.

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