Da un lato la potenza di Mosca in un momento in cui l’Ue è senza scorte di gas. Dall’altro la crisi dell’India, l’economia che si riprende meglio al mondo dopo il covid, rimasta senza carbone: nel mezzo la consapevolezza che la diplomazia energetica è strategica e definisce il futuro di stati e imprese
“La Russia usa il gas come una clava per esercitare pressioni politiche, ma di contro l’Europa potrebbe aver bisogno di più gas russo del previsto”. L’ammissione del numero uno della diplomazia dell’UE, Josep Borrell, apre di fatto la fase due del dossier energetico legato all’aumento esponenziale dei prezzi, che la scorsa settimana ha raggiunto un livello storico sopra i 1900 dollari per 1.000 metri cubi. Mosca intanto ha annunciato la sua disponibilità a stabilizzare l’aumento dei prezzi dell’energia sul mercato mondiale.
Ma sulla strada verso l’abbattimento degli investimenti sui combustibili fossili si posiziona un nuovo scoglio: l’aumento dei prezzi del gas può mettere a rischio imprese e fabbriche. Per cui una soluzione di compromesso andrà trovata.
ENERGY DIPLOMACY
Da un lato la potenza di Mosca in un momento in cui l’Ue è senza scorte di gas. Dall’altro la crisi dell’India, l’economia che si riprende meglio al mondo dopo il Covid, rimasta senza carbone: nel mezzo la consapevolezza che la diplomazia energetica è strategica e definisce il futuro di stati e imprese. In Europa il gas naturale costa circa cinque volte di più rispetto a dieci mesi fa: il risultato è che molte industria devono rallentare la propria produzione e le famiglie si trovano a gestire costi mensili incrementati.
Il problema, guardando all’Europa, non può essere circoscritto esclusivamente ad un fenomeno temporaneo, come le conseguenze economico/finanziarie del Covid, ma si cristallizza nella cosiddetta debolezza strutturale continentale che ha impiegato troppo tempo, ad esempio, per vedere realizzato il Tap (ritardato da questioni di carattere sociale e giudiziario). Proprio il Tap sta attutendo, in parte, gli effetti di questo trend: si immagini cosa sarebbe accaduto oggi alla voce gas se il gasdotto che arriva in Puglia non avesse iniziato ad operare lo scorso dicembre. La situazione sarebbe stata ben peggiore.
QUI MOSCA
Secondo Vladimir Putin si può procedere, come osservato dal vice primo ministro Alexander Novak, ad aumentare l’offerta di gas sul mercato, per abbattere la domanda speculativa e l’eccitazione in Europa. “Questo può essere fatto, ma, ovviamente, può e deve essere fatto non sul posto in Europa, ma in borsa a San Pietroburgo. In generale, la borsa del gas non è molto efficiente perché comporta molti rischi, perché non sono orologi, pantaloni, cravatte, o automobili, e non è nemmeno petrolio che può essere prodotto e immagazzinato ovunque, anche in cisterne in previsione di una certa situazione sul mercato. E il gas non viene scambiato così, non può essere immagazzinato così “, ha aggiunto il presidente.
QUI INDIA
La crisi energetica indiana, seppur geograficamente lontana, ha un link diretto con quanto sta accadendo (e potrebbe accadere) nel Vecchio Continente alla voce geopolitica e nuovi equilibri. Il governo di Nuova Dehli prova a mettere in campo strategie di emergenza, ma la crisi ha avuto un picco negli ultimi 20 giorni a causa della carenza di carburante nelle centrali elettriche. Un fatto che minaccia oggettivamente il normale funzionamento dell’intero paese, bloccando le attività che incidono direttamente su un’economia che, al momento, è in testa per la più rapida crescita al mondo.
Il governo indiano stima che le 135 centrali termiche abbiano in media solo quattro giorni di scorte di carbone, in calo rispetto ai 13 giorni di scorte di carbone fatti registrare all’inizio di agosto. (la normativa prevede 22 giorni). Grandi e strategici impianti come quelli in Uttar Pradesh, Madhya Pradesh, Tamil Nadu sono in allerta per probabilissime interruzioni. Sul punto impattano le parole del ministro dell’industria indiano, Satyendar Jain, secondo cui se l’offerta di carbone non migliorerà a brevissimo ci sarà un blackout a Delhi tra due giorni.
Le cause sono da ritrovare, secondo il ministero dell’Energia, nell’aumento senza precedenti della domanda di elettricità dovuto alla ripresa dell’economia; nelle forti piogge nelle aree delle miniere di carbone che hanno influito negativamente sulla produzione e sulla spedizione dalle miniere; nell’aumento dei prezzi del carbone importato a un livello senza precedenti che porta a una sostanziale riduzione della produzione di energia dalle centrali elettriche a carbone e nella mancata costituzione di scorte di carbone adeguate.
Certo, c’è una via di uscita per il paese: acquistare dall’estero ma l’aumento post Covid della domanda di elettricità in tutto il mondo ha creato un aumento netto dei prezzi globali del carbone. Il prezzo del carbone indonesiano è passato da 60 dollari a tonnellata fatto registrare nel marzo 2021 a 160 dollari a tonnellata dello scorso settembre.
@FDepalo