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Passato il (non) conflitto Salvini-Draghi, resta la buona riforma del Fisco

Il tormentone andato in onda per due giorni si è già risolto grazie alla posizione assunta dal premier che ha specificato come “questo governo non tassa, non tocca le case degli italiani” e allo stesso tempo “non può seguire il calendario elettorale”. Ma cosa contiene davvero questa legge delega sul fisco? L’analisi di Luigi Tivelli

L’apparente conflitto tra il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il leader della Lega Matteo Salvini mi sembra essere uno dei soliti conflitti all’italiana molto simile ad altri apparenti conflitti emersi tra qualche forza politica, a cominciare dalla Lega, e il Presidente Draghi nei mesi scorsi. Evidentemente, in questo caso con più forza di quanto avvenuto per qualche aspetto del green pass, il leader della Lega, urtato e turbato in qualche modo dai risultati delle elezioni, doveva piantare una bandiera (o bandierina) per essere più visibile e creare un maggior effetto alone per la Lega rispetto agli elettori, anche in vista del secondo turno delle elezioni, su una materia sensibile quale quella delle tasse.

Mi sembra che il tormentone andato in onda per due giorni in sostanza sia già risolto grazie alla posizione assunta dal Presidente del Consiglio che ha rilevato che è suo dovere proseguire nell’attuazione dell’agenda di Governo, anche perché tale agenda si svolge sotto l’occhiuto controllo degli organi Ue, “questo governo non tassa, non tocca le case degli italiani” ha risposto a Salvini Mario Draghi, aggiungendo che “l’azione del Governo non può seguire il calendario elettorale”.

Per quanto riguarda il leader della Lega Salvini, sembra già essere addivenuto a diversi propositi, non parlando più di una patrimoniale che sarebbe contenuta nel testo del Governo, ma guardando ai singoli articoli come il 7 del disegno di legge delega, secondo lui in parte da modificare. Se poi guardiamo non alla solita politica politicante, ma ai contenuti del disegno di legge di delega fiscale varato dal Consiglio dei Ministri, emerge che una forza che rappresenta anche il mondo delle imprese e delle partite Iva come la Lega non potrà non consentire su tale disegno di legge di delega.

Un testo che tiene conto della lunga istruttoria condotta dalle commissioni finanze delle due camere, visto che lo stile di governo di Mario Draghi ricomprende una maggiore attenzione e rispetto del ruolo del Parlamento rispetto allo stile del suo predecessore Giuseppe Conte.

Vediamo molto in sintesi i contenuti di massima del ddl di delega, che ovviamente deve tenere conto degli equilibri di finanza pubblica. Il testo prospetta un taglio graduale delle aliquote dell’Irpef, soprattutto per i ceti medi, con il riordino del numero enorme di deduzioni e detrazioni oggi previsto.

Quanto all’ Ires per le imprese, l’articolo 4 del ddl (l’intervento sull’Irpef è contemplato invece dall’articolo 3), prevede una riduzione degli adempimenti amministrativi a carico delle imprese e la semplificazione e razionalizzazione dell’Ires. Quanto all’Iva, è già noto in parte ai lettori che l’articolo 5 contempla una razionalizzazione di questa imposta con una riduzione nel numero delle diverse aliquote, una semplificazione e soprattutto strumenti per aggredire e contrastare l’erosione e l’evasione dell’Iva, che come ha ricordato il ministro dell’economia Daniele Franco ammonta almeno a 30 miliardi l’anno.

Viene quindi previsto dall’articolo 6 il graduale superamento dell’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive, individuando un diverso sistema per finanziare il fabbisogno sanitario cui la stessa imposta concorre. Come poi noto, la levata di scudi di Salvini – che non è ben chiaro quanto in prima battuta abbia letto del testo del disegno di legge di delega, anche in relazione al catasto – si concentra sull’articolo 7 che prevede una modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili.

L’obiettivo è soprattutto quello di individuare finalmente i tantissimi immobili non censiti, abusivi e con categoria catastale errata. L’ultimo aspetto che vale la pena citare del disegno di legge, contemplato dall’articolo 8, riguarda la sostituzione delle addizionali regionali e comunali dell’Irpef con delle sovraimposte modulate tramite l’aumento o la diminuzione della tassazione entro determinati limiti prefissati.

Questo in un quadro in cui si dovrà garantire a regioni e comuni un gettito complessivo equivalente a quello attuale. Una revisione che deve avvenire senza oneri per lo Stato. Credo di poter rilevare che si tratta di un disegno di legge delega che contiene principi e criteri direttivi abbastanza chiari ed equilibrati, che rispettano in pieno anche le posizioni espresse dalle forze di centrodestra e non certo finalizzato ad aumentare la tassazione per le imprese e i cittadini.

Purtroppo, la vita politica italiana si nutre di periodiche e momentanee esplosioni di apparenti conflitti, o di tentativi di tanto in tanto di piantare bandiere bandierine per essere più visibili da parte di quale forza politica per gli elettori. Non a caso, il Presidente di Confindustria Bonomi ha rilevato che c’è il rischio “che la spinta su riforme che aveva contraddistinto la prima fase dell’attuale Governo sia rallentata, ed è una cosa che ci preoccupa”.

Penso però, anche per quelle tendenze di fondo emerse dai risultati elettorali, che gli italiani siano molto più maturi e responsabili rispetto a certe iniziative un pò populiste e demagogiche (non solo della Lega) e, come diceva Prezzolini sono “apoti”, cioè non la bevono facilmente. Mi sembra quindi che si sia diffusa nel Paese una certa apertura e disponibilità dei cittadini verso il modo di governare e l’attuazione della agenda Draghi che si nutre essenzialmente del Pnrr, del completamento della campagna vaccinale e di qualche altro aspetto come la delega fiscale che il Paese attendeva da tempo.

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