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Shade Med 21. Lo sguardo profondo di Irini nel Mediterraneo allargato

La conferenza dell’operazione Irini fotografa la regione nelle sue complessità, nelle sue sfide e opportunità. La prima uscita pubblica dell’ammiraglio Turchetto, gli interventi di Emanuela Del Re e Lapo Pistelli

Il processo con cui l’Unione europea lavora con e per la Libia coinvolge “percorsi” politici, militari, economici e umanitari ed è stato concordato alla Conferenza di Berlino di inizio 2020: l’operazione “Irini” è una componente di questo processo, ha spiegato il contrammiraglio Stefano Turchetto, comandante dell’Operazione EunavForMed Irini, parlando in occasione della prima giornata della decima edizione della conferenza “Shared Awareness and De-confliction for the Mediterranean Sea” (Shade Med, 7-8 0ttobre), organizzata proprio dall’operazione militare europea che comanda.

È la prima uscita pubblica per il contrammiraglio Turchetto, che ha recentemente assunto il comando dell’Operazione IRINI avvicendandosi con un altro italiano, l’ammiraglio Fabio Agostini. “Questo processo rappresenta l’approccio veramente olistico dell’Unione Europea alla soluzione del conflitto di lunga data in Libia”, ha aggiunto l’alto ufficiale italiano, ricordando che Irini “opera proprio nel cuore del Mar Mediterraneo con il compito principale di sostenere l’attuazione dell’embargo sulle armi delle Nazioni Unite sulla Libia, ma anche di contribuire alla riduzione del contrabbando illegale di petrolio, della tratta di esseri umani e di addestrare la Guardia costiera e la Marina militare libiche”.

“Lavoriamo giorno per giorno per garantire stabilità e sicurezza nel Mediterraneo centrale, rimanendo imparziali ed equidistanti da tutte le parti coinvolte nel conflitto in Libia”, ha precisato Turchetto. Shade Med 21 è un appuntamento atteso, un’analisi approfondita del Mediterraneo allargato che va oltre al ruolo specifico dell’operazione. “Condivisione”, “dialogo”, “approccio multilaterale” sono le parole chiave con cui l’ambasciatore Alessandro Minuto Rizzo ha descritto le necessità del bacino del Mediterraneo – ma anche la stessa visione con cui opera Irini in una regione in cui esistono nuovi spazi geopolitici legati anche al disimpegno degli Stati Uniti.

“La geopolitica non ama i vuoti – ha spiegato Umberto Profazio, analista dell’International Institute for Strategic Studies – e per questo dobbiamo capire che quello spazio sarà occupato, vista l’attenzione di diverse potenze come Russia e Cina”. Per tale ragione l’Europa deve essere presente. Per occupare uno dei propri spazi geopolitici minimi (verrebbe da dire che il macro discorso sull’autonomia strategica viene meno senza policy Ue univoche ed efficaci per il Mediterraneo).

Il tema della conferenza di quest’anno organizzata da Irini è “Condividere sicurezza, cultura e valori per una prosperità condivisa nel Mediterraneo”. L’obiettivo è quello di incoraggiare i partecipanti a svolgere una riflessione approfondita su ciò che la regione sta vivendo. Culla dello sviluppo di molte civiltà nel corso dei secoli, l’area del Mediterraneo è tutt’ora centro cruciale del commercio e degli scambi mentre continua a sperimentare anche conflitti e forme di instabilità. Determinante in questa fase è la costruzione di un’architettura di sicurezza regionale di cui molti dei panelist hanno parlato.

Le zone in disequilibrio sono tante, dalla Libia appunto, alle tensioni nell’East Med al Sahel – fascia analizzata nel suo intervento dalla Rappresentante Ue, l’ex viceministra italiana Emanuela del Re. Il Sahel, aveva avuto modo di spiegare del Re proprio a Formiche.net, “è la vera frontiera d’Europa”. Una frontiera in cui si muovono fenomeni di instabilità che vanno dalle crisi delle statehood come in Mali o Ciad, alle attività di gruppi armati anche affiliati alle sigle del terrorismo internazionale, a quelle di attori presenti in forma ibrida (come i dispiegamenti della russa Wagner o le varie azioni di soft power cinesi).

Una frontiera in cui gli aspetti umani e umanitari devono essere tenuti in primissima considerazione, secondo il nuovo approccio integrato dell’Ue incentrato sulle persone di cui ha parlato la Del Re. L’obiettivo è costruire “insieme” una politica incentrata sulle donne e sugli uomini che vivono nel bacino, secondo un pensiero articolato anche da Vincent Cochetel, inviato speciale per il Mediterraneo centrale dell’Unhcr. Da qui passano aspetti di quella stabilizzazione che l’Ue mira a catalizzare, le sue sfide e le sue opportunità.

I cambiamenti nel mondo contemporaneo sono rapidi da un punto di vista politico e geopolitico e ancora più rapidi in ambito economico e geoeconomico: per questo motivo i paesi del Mediterraneo hanno grandi opportunità derivanti dagli sviluppi nel campo dell’energia, ha sottolineato il direttore degli Affari pubblici dell’Eni, Lapo Pistelli. La scoperta di nuovi giacimenti di materie prime convenzionali ha prodotto frizioni nell’area orientale del bacino, che proprio attraverso i meccanismi di contatto e dialogo di cui l’Ue è dotata non sono mai esplose in escalation.

Nel bacino è anche in corso la sfida per la transizione energetica, secondo il flusso della decarbonizzazione globale. Sfida complessa e grande opportunità, con cui rafforzare anche la cooperazione economica e sociale nel campo della ricerca e dell’innovazione per responsabilizzare le donne e i giovani, sostenere i partenariati pubblico-privato e promuovere l’integrazione regionale e la creazione di posti di lavoro.

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