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Troppi social hanno fatto male al centrodestra. Brunetti spiega dove hanno sbagliato

Tiberio Brunetti, fondatore di Spin Factor, società di consulenza politica e istituzionale specializzata in Italia nella gestione delle campagne elettorali, commenta a Formiche.net il post elezioni. “I due principali leader del centrodestra sono arrivati a un livello di saturazione social”. E i 5 Stelle? “Devono capitalizzare l’effetto Conte. Al momento l’ex premier gode di grande popolarità, che però non si traduce totalmente in voto sul Movimento”

Archiviati da un lato gli entusiasmi, dall’altro i musi lunghi, si aprono le riflessioni sul post elezioni. Soprattutto, su quali siano stati gli elementi che hanno consegnato un quadro generale nel quale il centrosinistra ha riconquistato feudi dall’importanza nevralgica. Fra le componenti che hanno contribuito alla vittoria, c’è sicuramente quello delle campagne social. Spin Factor, società di consulenza politica e istituzionale specializzata in Italia nella gestione delle campagne elettorali, ha seguito 15 campagne elettorali e in questi tredici candidati hanno avuto la meglio. Nel viaggio nei social, ci siamo fatti accompagnare da Tiberio Brunetti, fondatore di Spin Factor.

Brunetti, partiamo dall’analisi del voto. Ha vinto il centrosinistra come coalizione o hanno vinto i candidati sul territorio?

Entrambi. L’asse Pd-M5S ha recuperato forza e credibilità in questi mesi. Aiutato di certo dalla porzione sovranista del centrodestra che non è unita in Parlamento, la Lega è al governo e FdI all’opposizione, e non è identificata con proposte chiare. In questo momento gli italiani chiedono risposte, non proteste. Da questo punto di vista il centrosinistra rappresenta una scelta rassicurante ed è riuscita a scegliere personalità in linea come candidati sindaco nelle principali città italiane.

Si può parlare di crisi del centrodestra?

Assolutamente sì, ma è una crisi che viene da lontano e che oggi deflagra evidenziando i limiti di un fronte che si è polarizzato su posizioni che non hanno retto l’urto del cambio di percezione dei problemi e delle priorità dovuto alla pandemia. La soluzione all’emergenza migranti, per fare un esempio, che era un vessillo quotidiano di Salvini e Meloni, è divenuta totalmente secondaria. Non è stata sostituita da nessuna proposta bandiera. In più non sono stati proposti candidati di prima fascia nelle grandi città. Si sente l’assenza di peso di un partito moderato come Forza Italia che potrebbe contribuire a rendere più omogenea ed equilibrata la coalizione.

Ma sui social network Meloni e Salvini continuano a spopolare. Non si traduce in voti?

Guardi, i social network, così come tutti i mezzi di comunicazione, possono creare un mood attorno a un leader, un partito, un candidato. Contribuiscono a creare le condizioni di riconoscibilità, fiducia e votabilità. Le dirò di più: si può vincere senza una adeguata comunicazione. Non si può vincere senza struttura politica e organizzativa. Ciò premesso, direi che i due principali leader del centrodestra per mesi hanno stressato un posizionamento contingente basato sull’obiettivo dell’engagement da social network, ed ora siamo a un livello di saturazione. Non basta più. Parafrasando una celebre massima politica, potremmo dire che fare il pieno di like non equivale a fare il pieno di voti.

Come mai continua a esserci una disaffezione crescente al voto, soprattutto tra i giovani?

Il gesto fisico di andare a votare è fuori dal mondo dei giovani. Nell’iconografia cinematografica italiana la ritualità è rappresentata nel film “Bianco, Rosso e Verdone”. Una cosa totalmente fuori dalla percezione di aggancio comunicativo ai giovani e soprattutto ai giovanissimi. Magari si riesce ad agganciare l’attenzione su un tema, sulle peculiarità di un candidato.

I giovani possono essere convinti sfruttando la forza dei social?

Qui chi fa il nostro mestiere ha una grossa responsabilità e direi che noi siamo i principali sconfitti dalle percentuali di bassa affluenza. Siamo anche noi piegati su logiche di mantenimento di impostazioni che non tengono il passo dei tempi. Da questo punto di vista andrebbe aperto un grande dibattito sulla democrazia digitale. E poi attuarne gli indirizzi, nella tutela del voto libero e uguale.

Chi vincerà le politiche?

Chi, nell’imminenza del voto, sarà più credibile e rassicurante. È impossibile fare previsioni in un contesto di scenario che cambia radicalmente nel giro di pochi mesi. Oggi potremmo dire che probabilmente il centrosinistra ha recuperato molto. Non lo avremmo previsto a maggio. È un momento strategicamente importante per molti partiti. I 5 Stelle, ad esempio, devono capitalizzare meglio l’effetto Conte. Al momento l’ex premier gode di grande popolarità, ma che non si traduce totalmente in voto trasferito sui 5 Stelle. Il centrosinistra in generale deve decidere se e come risolvere il dialogo con le tre forze intermedie, Più Europa, Azione e Italia Viva. Il centrodestra deve ripensare il suo assetto e la sua proposta se vuole mantenere alte le chance di vittoria.

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