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Sudan, chi c’è dietro al colpo di Stato (e la reazione degli Usa)

I militari sudanesi hanno arrestato il primo ministro Abdalla Hamdok e diversi membri del governo. L’inviato speciale degli Stati Uniti, Jeffrey Feltman, che aveva incontrato il premier poco prima, ha confermato che gli Stati Uniti sono profondamente allarmati. La reazione dell’Ue

La casa del primo ministro del Sudan, Abdalla Hamdok, è stata circondata da un gruppo di militari, che l’hanno arrestato insieme ad altri membri del Consiglio Sovrano del Sudan e diversi ministri, secondo l’emittente Al Hadath TV. I golpisti hanno dichiarato lo stato di emergenza e sciolto il governo.

Tra i membri dell’esecutivo arrestati ci sono il ministro dell’Industria, Ibrahim al Sheikh, il ministro dell’Informazione, Hamza Balou, e il consigliere per i Media del primo ministro, Faisal Mohammed Saleh. Arrestati anche il portavoce del Consiglio sovrano, Mohammed al Fiky Suliman, e il governatore della capitale Khartum, Ayman Khalid. Il ministero dell’Informazione ha fatto sapere sui social che Hamdok è stato trasferito in una località sconosciuta, dopo essersi rifiutato di rilasciare una dichiarazione a sostegno del colpo di Stato.

Per il corrispondente di Al Arabiya la possibilità di un colpo di Stato era già nell’aria, ma si attende una comunicazione da parte del capo del Consiglio Sovrano. L’Associazione di Professionisti Sudanesi ha invitato alla popolazione, tramite un appello su Facebook, a scendere in piazza per sostenere le autorità civili e resistere all’assalto: “Esortiamo la popolazione in massa a uscire per le strade e occuparle, chiudere tutte le strade con barricate, organizzare uno sciopero generale dei lavoratori, non cooperare con i golpisti e usare ogni mezzo di disobbedienza civile per affrontarli”.

Sui social network sono state pubblicate alcune foto e video di alcune manifestazioni di protesta.

Intanto, i militari hanno bloccato tutti i collegamenti, tra strade e ponti, che conducono a Khartum, sono stati interrotti i servizi internet e limitati gli accessi alle telecomunicazioni. L’aeroporto della capitale è stato chiuso e i militari hanno fatto irruzione nella sede della televisione e radio dello Stato, arrestando gli impiegati.

Da oltreoceano, gli Stati Uniti hanno confermato di essere profondamente allarmati dalla situazione in Sudan. Jeffrey Feltman, rappresentante dell’Ufficio per gli affari africani del dipartimento di Stato americano, ha avvertito che il golpe militare violerebbe la dichiarazione costituzionale del Sudan e metterebbe a rischio l’assistenza degli Stati Uniti al Paese africano. L’inviato speciale degli Usa aveva incontrato ieri il premier Hamdok, il presidente del Consiglio sovrano, Abdel Fattah al Burhan, il vice Mohammed Hamdan Daglo, il leader del Movimento giustizia e uguaglianza Jibril Ibrahim, e il leader dell’Esercito di liberazione del Sudan, Meni Arko Minawi.

Due settimane fa, come ha scritto Formiche.net, il segretario di Stato americano, Antony Blinken, e l’Alto rappresentante dell’Unione africana per il Corno d’Africa, Olusegun Obasanjo, avevano parlato con diversi funzionari, tra cui il primo ministro sudanese, Abdalla Hamdok, direttamente interessato alla crisi del Tigray, e con i rappresentanti di Francia, Gran Bretagna, Ue e Germania.

“L’amministrazione Biden sta aumentando l’attenzione diplomatica sul dossier, chiedendo la fine del conflitto tra gli indipendentisti e il governo etiope – si legge su Formiche.net -. Conflitto le cui dinamiche si muovono in un territorio complesso, il Corno d’Africa, lineamento talassocratico in cui il Mar Rosso, parte del Mediterraneo Allargato, si apre verso l’Indo Pacifico”.

Anche l’Unione europea segue con preoccupazione la situazione in Sudan. Josep Borrell, Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, ha scritto su Twitter: “L’Ue invita tutte le parti interessate e i partner regionali a rimettere in carreggiata il processo di transizione”.

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