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Tensione Viminale. Cosa c’è dietro lo scontro Meloni-Lamorgese

“Strategia della tensione”, “regime”. Il dibattito in Parlamento è sintomo di un clima incandescente. Lo scontro va in scena al Viminale e vede duellare la ministra Lamorgese e Giorgia Meloni. Intanto Salvini tende una mano a Draghi…

Se nell’aula della Camera si ascoltano parole come “strategia della tensione” e “regime”, definire incandescente il clima politico è riduttivo. L’intervento di Giorgia Meloni per illustrare l’interrogazione al ministro Luciana Lamorgese sugli incidenti romani di sabato e la successiva replica ha confermato che non c’è possibilità di mediazione tra il governo e l’opposizione di Fratelli d’Italia, anzi gli appuntamenti dei prossimi giorni, tra l’entrata in vigore della certificazione verde obbligatoria e la manifestazione sindacale di sabato 16 ottobre, complicheranno le cose.

Nel question time a Montecitorio, la leader di FdI ha posto domande che di per sé costituivano un atto d’accusa al titolare del Viminale sulla “vergognosa devastazione” di sabato scorso nella Capitale: se era stata avvisata della presenza di “delinquenti pericolosi per l’ordine pubblico”, se sapeva che avevano annunciato l’assalto alla Cgil e della presenza di Forza nuova che si dichiara neofascista, se c’erano agenti infiltrati, perché non ha agito di conseguenza?

La prudenza della Lamorgese

Anche per il fatto che le risposte al question time sono preparate in anticipo conoscendo il testo dell’interrogazione, il ministro forse non si aspettava la foga della Meloni ed è apparso prudente rinviando all’informativa con cui riferirà al Parlamento il 19 ottobre. Nonostante Giuliano Castellino, leader romano di Forza nuova, avesse detto sul palco di Piazza del Popolo che si intendeva raggiungere la sede della Cgil, un suo arresto immediato è stato giudicato “non percorribile” dai responsabili dell’ordine pubblico per il rischio di “provocare azioni violente” in un contesto di “particolare eccitazione e affollamento”.

L’arresto è stato effettuato poi in flagranza differita. Sul tema della proposta di scioglimento di Forza nuova, il ministro ha confermato la linea già espressa dal presidente Mario Draghi essendo un tema di “eccezionale rilevanza politico-giuridica e di estrema complessità e delicatezza”, come dimostrano le limitate applicazioni della Legge Scelba. L’argomento resta all’attenzione del governo anche in attesa di conoscere le decisioni della magistratura.

La furia della Meloni

Sapeva e non ha fatto nulla. Meloni ha reagito furiosamente contestando al ministro che “se fino a ieri pensavamo la sua fosse sostanziale incapacità, oggi la tesi è più grave: quello che è accaduto è stato volutamente permesso e questo ci riporta agli anni bui. È stato calcolo, siamo tornati alla strategia della tensione” perché “il governo non fa niente e si accusa l’opposizione”. Un giudizio pesantissimo dopo aver rilevato che la risposta “non è semplicemente insufficiente, ma offensiva delle forze dell’ordine: sette agenti lasciati a prendere le bastonate davanti alle Cgil sono un fatto indecente ed offensivo di quella gente e di questo Parlamento non fatto di imbecilli”.

Non ha evitato il tasto dolente dei rapporti con l’estrema destra: “Noi siamo distanti anni luce da qualsiasi movimento sovversivo, particolarmente da Forza Nuova, non solo per fatto ideologico, ma perché le scelte di queste organizzazioni sono sempre sinistramente proficue per la sinistra”, e “proficuo per un Governo che può far finta di non vedere che in piazza c’erano migliaia e migliaia di persone che hanno il diritto di manifestare il loro dissenso, per non avere un lasciapassare del Governo, e vedere riconosciuto il loro diritto al lavoro”, “è funzionale a voi, e lo avete consentito, e questa è una vergogna” perché “qui la cosa che più sinistramente somiglia a un regime siete voi”.

La mano tesa di Salvini

A nome del centrodestra, Matteo Salvini ha formulato al presidente Draghi una proposta di “pacificazione nazionale”. Il leader leghista l’aveva accennato prima dell’incontro a Palazzo Chigi dopo il quale la conferma è arrivata da fonti leghiste. In attesa di capire a nome di quale centrodestra, vista l’ira di Fratelli d’Italia, le sintetiche note dello stesso Salvini e della presidenza del Consiglio diramate dopo l’incontro confermano l’intenzione di volare basso per non eccitare ulteriormente gli animi. Dunque, si è parlato di temi di “attualità” e dei prossimi provvedimenti economici, in particolare decreto fiscale e Legge di bilancio. In quell’ora di dialogo, Salvini fa sapere di aver sottolineato l’esigenza di “ritrovare al più presto un clima di unità e concordia nel paese, a partire dalle forze politiche”. Alla vigilia di giorni di grande tensione evidentemente nella Lega sta prevalendo la linea della collaborazione.

Più prevenzione e controlli sul web

Prima del question time, il ministro Lamorgese aveva presieduto il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, a cui hanno partecipato, oltre al sottosegretario Nicola Molteni (Lega), i vertici delle forze di polizia e degli organismi di intelligence, il prefetto e il questore di Roma. Al centro della riunione tutti i problemi emersi sabato scorso durante la manifestazione dei “no green pass”. Considerando che nelle prossime settimane ci saranno altre manifestazioni di protesta collegate alle misure di contenimento della diffusione del Covid-19 e il vertice del G20 a Roma alla fine di ottobre, aumenterà la prevenzione con maggiore vigilanza del territorio e degli obiettivi sensibili nonché intensificando il monitoraggio dei siti web e dei social network, “anche per garantire a tutti la libertà di manifestare pacificamente e nel rispetto delle regole”, come è sottolineato in una nota del Viminale. Per il G20 saranno aggiunte 500 unità al contingente dell’Operazione “Strade Sicure”. Inoltre, per quell’occasione sarà incrementata la sorveglianza e la difesa dello spazio aereo della Capitale anche con il sistema anti-drone delle Forze armate.

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