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Tsmc apre una fabbrica di chip in Giappone. Cinque cose da sapere

La testata giapponese Nikkei analizza cinque elementi dell’impianto che sta per sorgere a Kumamoto, vicino a un sito Sony. Non influirà sull’attuale crisi dei semiconduttori ma risponde alle logiche geopolitiche post Covid

Tokyo e Taipei festeggiano. Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. (Tsmc) sta per avviare la costruzione di uno stabilimento per la produzione di microchip in Giappone il prossimo anno, e intende renderlo operativo già nel 2024. Lo stabilimento verrà realizzato col contributo di fondi pubblici giapponesi e sarà gestito anche da Sony. I semiconduttori prodotti da Tsmc in Giappone verranno destinati a vari settori, in testa l’automotive. Secondo fonti aziendali menzionate dalla stampa giapponese, al progetto potrebbe prendere parte anche Denso Corp.

Il primo ministro del Giappone, Fumio Kishida, ha annunciato che Tsmc investirà in Giappone circa 1.000 miliardi di yen (8,8 miliardi di dollari) – in linea con il recente piano di investimenti che suona come un ripensamento delle politiche nazionaliste di Tokyo.

L’annuncio dell’amministratore delegato C.C. Wei, che era atteso da mesi, è giunto al termine di una fase di due diligence: “Ci è stato espresso un forte impegno a sostegno di questo progetto sia dai nostri clienti che dal governo giapponese”, ha dichiarato. Il nuovo stabilimento potrebbe sorgere a Kumamoto, a fianco di un sito adibito da Sony alla produzione di sensori d’immagini per gli smartphone.

La testata giapponese Nikkei elenca cinque cose da sapere di questo investimento.

Perché Tsmc sta costruendo un impianto in Giappone?

Principalmente per servire Sony, primo cliente giapponese di Tsmc, e altri clienti giapponesi. Poi c’è un altro motivo: la pressione geopolitica a riportare le produzioni di semiconduttori in patria “per ragioni economiche e di sicurezza nazionale”, spinta alimentata dalla pandemia Covid-19 e dalla carenza di chip che sta colpendo duramente il settore automobilistico. Per questo, Tsmc ha stanziato 100 miliardi in tre anni (fino al 2022) per l’espansione all’estero e sta valutando di aprire uno stabilimento di chip in Germania.

Che tipo di impianto di chip è?

“L’impianto sfornerà una vasta gamma di chip, principalmente processori di segnali d’immagine e microcontrollori, usando la cosiddetta tecnologia di produzione a 22 e 28-nm. È molto indietro rispetto alla più avanzata tecnologia a 5-nm di Tsmc, che è attualmente utilizzata nei suoi impianti nazionali, soprattutto per i processori per smartphone e computer. Tuttavia, i chip a 22 e 28-nm sono visti come soluzioni più convenienti, con una vasta gamma di applicazioni per l’elettronica di consumo, l’informatica e le industrie automobilistiche”.

Quali sono i rischi per Tsmc di espandersi all’estero?

“Tsmc ha concentrato per decenni le sue operazioni a Taiwan, dove gode di un forte sostegno da parte del governo in termini di garanzia di acqua, energia e territorio a disposizione”, scrive Nikkei. Ora l’azienda si trova davanti a una sfida: da una parte il fondatore, Morris Chang, ha messo in guardia più di una volta sui rischi dell’espansione all’estero, vale a dire costi più elevati e produzione insufficiente; dall’altra la volontà di crescita a lungo termine impone di guardare oltre Taiwan.

Cosa spera di guadagnare il Giappone da questo investimento?

“L’industria dei semiconduttori del nostro paese diventerà più autosufficiente, dando un importante contributo alla nostra sicurezza economica”, ha detto il nuovo primo ministro Kishida in conferenza stampa. La decisione di costruire un impianto con una tecnologia di produzione relativamente matura riflette probabilmente le esigenze dei clienti che dovrebbero rifornirsi dall’impianto, osserva Nikkei: Sony, per esempio, non ha attualmente bisogno di chip a 5-nm per i suoi prodotti, a differenza dei clienti americani di Tsmc, come Apple e Google.

Cosa significa questo per la crisi globale dei chip e per l’industria dei chip in generale?

“I nuovi impianti di Tsmc non avranno un impatto immediato sulla carenza di chip, poiché gli impianti che sono ora in fase di progettazione dovrebbero iniziare a produrre nel 2024”, scrive Nikkei ricordando anche che secondo l’azienda taiwanese le attuali carenze, in particolare nel settore automobilistico, hanno a che fare con l’interruzione della catene di approvvigionamento nel Sud-Est asiatico causa Covid-19 più che con la produzione. Tuttavia, “i piani del produttore di chip taiwanese arrivano mentre anche i suoi rivali spendono molto per espandere la capacità”, aggiunge la testata giapponese ricordando che la sudcoreana Samsung è pronta a spendere diversi miliardi di dollari in Texas e che la statunitense Intel ha messo sul piatto 80 miliardi di dollari per rafforzare la sua presenza in Europa con due impianti – e Torino è la candidata italiana.

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