Hanno prestato giuramento i 24 ministri del nuovo esecutivo guidato da Najla Bouden. Ma per l’ex deputata del partito islamico, Imen Ben Mohammed, non c’è molto da festeggiare…
Vede la luce il primo governo di un Paese arabo guidato da una donna. Hanno infatti giurato oggi al Palazzo presidenziale di Cartagine, in Tunisia, i ministri della nuova squadra del premier Najla Bouden.
Nel discorso di presentazione l’ex funzionario ministeriale tunisino, ora chiamato a portare il Paese al di fuori della crisi politica ed economica che lo attanaglia, ha spiegato che il suo governo mira a ridare fiducia, speranza e sicurezza economica e sanitaria ai cittadini. “Dobbiamo riconquistare la fiducia del cittadino nello Stato tunisino e dei Paesi esteri, lottare contro la corruzione che sta peggiorando sempre di più per ridare speranza in un futuro migliore”, ha affermato.
Ha inoltre aggiunto che la competenza e l’esperienza saranno le chiavi per raggiungere questi obiettivi e migliorare le prestazioni delle istituzioni pubbliche. Bouden ha anche annunciato che il suo programma dà grande importanza al rilancio dell’economia e al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini e del loro potere d’acquisto.
Sono 24 quindi i ministri e sottosegretari che partecipano alla nuova squadra di governo in Tunisia, tra cui 9 donne. Tra le novità più rilevanti ci sono quelle di una donna, Laila Jaffal, come ministro della Giustizia, di Imad Mamniche al ministero della Difesa, mentre Othman Al-Jarandi è stato nominato ministro degli Esteri.
Gli occhi sono però tutti puntati su un’altra donna il cui lavoro potrebbe incidere sul successo di questo esecutivo. Si tratta di Sihem Boughdiri Nemsia, a cui è stato assegnato il dicastero delle Finanze. Si tratta di una donna specializzata nello sviluppo della legislazione fiscale. Ha guidato il gruppo di lavoro sulla riforma fiscale e si è distinta nella conduzione delle negoziazioni dei relativi provvedimenti con le organizzazioni nazionali e gli ordini professionali. A livello internazionale, il nuovo ministro ha partecipato alle trattative relative agli accordi sulla doppia imposizione con più di 20 Paesi e ha preso parte ai negoziati sul programma di riforma fiscale con l’Fmi, l’Ocse, l’Unione Europea e il Fondo Monetario Arabo. Per il suo lavoro avrà bisogno dell’aiuto di Samir Saeed designato all’Economia e di Malik Al-Zaher messo al ministero degli Affari Sociali.
Inoltre, il portafoglio dell’Industria e del Commercio è stato assegnato a due donne, mentre Alim Merabet è stato nominato ministro della Salute, Kamal Dokish ministro della Gioventù e dello Sport e un’altra donna, Sarah Zafarani, ministro dell’Edilizia. Leil Chikhaoui è ministro dell’Ambiente e Amal Belhadj è diventata ministro della Famiglia, delle donne e dell’infanzia.
I membri del nuovo governo, subito dopo l’annuncio ufficiale, hanno prestato giuramento sulla Costituzione davanti al presidente Kais Saied, secondo il contestato decreto n. 117 emesso il 22 settembre scorso, senza bisogno di ottenere la fiducia dal parlamento, che è stato congelato per un periodo indefinito.
Una serie di complessi dossier economici, finanziari e sociali attendono il governo Bouden, il primo dei quali è la rinegoziazione con la Banca mondiale, la lotta alla disoccupazione e alla crisi del debito. Il 29 settembre scorso il presidente Saied ha incaricato l’accademica, Bouden, di formare il nuovo governo, per succedere a Hisham Al-Machichi, rimosso il 25 luglio.
Questo nuovo esecutivo, il decimo dal 2011, però avrà poteri limitati rispetto ai precedenti in quanto è figlio dell’iniziativa del presidente tunisino. Lo scorso 25 luglio Saied ha adottato misure eccezionali che hanno congelato i lavori del Parlamento, revocato l’immunità dei deputati e posto temporaneamente l’autorità esecutiva e i compiti di governo nelle mani del presidente.
Mentre una parte dei tunisini hanno sostenuto queste misure, altri, guidati dal movimento islamico di Ennahda, si sono opposti in particolare allo scioglimento del Parlamento e al congelamento delle attività dei suoi membri.
Una ex deputata del partito islamico, Imen Ben Mohammed, ha spiegato a Formiche.net il perché non consideri positiva la nascita di questo esecutivo, nonostante sia guidato da una donna. “L’avrei accolta con immenso piacere e grande orgoglio se fosse stata una nominata basata sulla Costituzione del 2014, con i pieni poteri che essa attribuisce ad una funzione così importante. Ma visto che è stata una nomina basata sul decreto presidenziale 117 che toglie ogni potere a questo incarico e attribuisce tutte le sue competenze al Presidente della repubblica stesso, non posso purtroppo esserne felice”. Spiega Ben Mohammed che “il nuovo Premier non ha il diritto di formare il proprio governo secondo il decreto presidenziale 117 e non può presiedere il consiglio dei ministri senza l’autorizzazione del Presidente della Repubblica”.