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Obiettivo transizione. La spinta di Acea verso un Paese sostenibile

A Roma il Sustainbility Day promosso dalla multiutility capitolina, occasione per fare il punto su una transizione ecologica più che mai urgente. Il ceo Gola indica la strada, fatta di investimenti e spinta all’economia circolare. Il ministro Bonetti: non c’è vera svolta green senza donne

Parola d’ordine, transizione verso un mondo più pulito. Un percorso impossibile senza la spinta delle grandi aziende dell’energia e della distribuzione, come Acea.

Si è svolta presso la Lanterna di Roma, la terza edizione del Sustainability Day Acea, un’iniziativa che nasce dalla volontà del gruppo di Piazzale Ostiense e controllato dal Campidoglio (51%) di proporre un momento di confronto sui temi della sostenibilità.

Al centro dell’edizione 2021, l’importanza di avere una transizione ecologica equa che possa contemplare, oltre agli aspetti ambientali, anche quelli economici e sociali e che metta al centro la persona, come attore della transizione e beneficiario dei suoi effetti. Sullo sfondo, gli scenari di un futuro prossimo in cui istituzioni e mercati, imprese e società civile sono chiamati a ripensare i modelli di produzione per coniugare crescita economica e sviluppo sostenibile nel perseguimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 e del Green deal europeo.

NEL NOME DELLA TRANSIZIONE

Ad aprire l’evento, articolato in tre tavole rotonde moderate dalla caporedattrice del Corriere della Sera Antonella Baccaro, è stata Elena Bonetti, ministro per le Pari opportunità e la famiglia, intervistata dalla vicedirettrice del Corriere Fiorenza Sarzanini. Al primo panel, Transizione giusta: ecologica, sociale, economica, hanno partecipato Stefano Pareglio, presidente della Fondazione Utilitatis, Mario Calderini, professore ordinario della School of Management del Politecnico di Milano e Alberta Pelino, presidente Young Ambassadors Society, Chair Y20 Italy.

L’ad di Acea Giuseppe Gola e il responsabile Investor Relations&Sustainability Acea Stefano Songini hanno invece presentato lo studio realizzato da The European House – Ambrosetti sul contributo di Acea in termini di capitale economico, ambientale, sociale e cognitivo per la creazione di valore e lo sviluppo sostenibile del Paese. A chiudere, la sessione dedicata alle Dimensioni attuative della transizione in cui sono intervenuti lo stesso Gola, Francesca Isgrò, presidente Enav, Clara Poletti, componente Arera e Presidente Acer e Patrizia Celia, Head of Large Caps, Investment Vehicles&Market Intelligence di Borsa Italiana.

UNA NUOVA POLITICA INDUSTRIALE

Il senso dei lavori è stato dato dallo stesso ceo della multiutility romana, che ha sottolineato: “Le sfide poste dalla transizione ecologica”, ha spiegato Gola, “richiedono una risposta comune per mettere in campo iniziative ispirate ai più moderni paradigmi dello sviluppo sostenibile, attente non solo all’ambiente ma anche all’impatto sociale. La politica industriale dell’azienda orientata ai criteri della green e circular economy, secondo il report di The European House – Ambrosetti, ha avuto nel 2020 un impatto positivo diretto e indiretto sul Pil, per un totale stimato di 3,1 miliardi di euro di valore aggiunto”. In pratica, ogni euro di valore aggiunto generato da Acea “ne attiva ulteriori 1,22 euro nell’intero ciclo economico. Inoltre, con investimenti pari a 907 milioni, Acea si posiziona tra le prime 15 aziende del comparto industriale italiano, con un valore in forte crescita nell’ultimo quinquennio, pari a +14,4% medio annuo”.

Gola ha rivendicato per Acea un ruolo fondamentale nella transizione ecologica “come una delle più grandi multiutility nei diversi business che gestisce: sicuramente nel business del trattamento rifiuti, sul riciclo dei rifiuti, nel business del ciclo idrico che è strutturalmente circolare e nel business della distribuzione elettrica, anche con lo sviluppo della mobilità elettrica”.

LA SPINTA DI ACEA

La stessa azienda guidata da Gola è da diverso tempo impegnata in una transizione industriale. Il piano di transizione ecologica di Acea sarà alla base del prossimo piano industriale che avrà come scopo il raggiungimento degli obiettivi di lungo periodo previsti dalla Agenda 2030. Tra questi, la riduzione del 55% delle emissioni di gas serra costituisce una delle priorità. In tal senso, il gruppo sta avviando nuovi tavoli di lavoro denominati working group innosostenibili, in collaborazione con partner accademici e tecnologici, al fine di attuare questo piano di transizione ecologica con interventi e iniziative legate ai grandi macro-temi della sostenibilità: dalla decarbonizzazione alla mobilità sostenibile, dalla tutela delle risorse idriche all’economia circolare.

In questo senso si inserisce anche il report dell’Ambrosetti, che ha analizzato le attività di Acea nel 2020, in chiave green. Tra le quali troviamo le politiche energetiche che, grazie all’utilizzo di fonti rinnovabili, hanno consentito di evitare nel 2020 l’emissione di 210.000 tonnellate di CO2, pari alla quantità assorbita in un anno da 10,5 milioni di alberi, tre volte quelli attualmente presenti in tutti i capoluoghi italiani. Il 68% dell’energia elettrica prodotta dalla utility infatti, è generata da fonti rinnovabili.

Nel settore idrico, la società, primo player nazionale per numero di abitanti serviti (9 milioni dislocati in 5 regioni), per investimenti (1,7 miliardi di Euro negli ultimi 5 anni) e per chilometri di rete di distribuzione (oltre 53 mila km, quattro volte la distanza andata e ritorno tra Roma e New York), è impegnata in una gestione sostenibile dell’acqua attraverso la tutela della risorsa idrica, l’efficientamento delle reti e il contenimento dei volumi delle perdite. Sul fronte del trattamento dei rifiuti, infine, nel 2020, Acea ha lavorato circa 1,45 milioni di tonnellate di rifiuti, posizionandosi quale operatore di riferimento per l’Italia Centrale.

DONNE PER LA TRANSIZIONE

Anche le donne possono dare un contributo essenziale alla transizione ecologica. “Il rischio di disparità nel mondo del lavoro, in vista di un lungo processo di transizione ecologica e digitale che ha in programma l’Italia, “è grande, ma cerchiamo di lavorare perché la transizione diventi una opportunità”, ha spiegato Bonetti.

“Se non coinvolgiamo tutti gli attori in causa e coinvolgiamo le donne in questo processo di empowerment, questo processo non potrà funzionare. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen lo dice già adesso: servono più donne al vertice, non perché siano migliori ma perché sono diverse. Nel nostro Paese le donne hanno meno competenze digitali, meno competenze tecnologiche, meno competenze in ambiti scientifici. Dobbiamo quindi formare il mondo femminile non solo nel mondo del lavoro ma soprattutto nella scuola, e serve un forte investimento in questo settore”.

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