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Così la plastica può aiutare ambiente e Pil. Parla Bottinelli (Basf)

Intervista a Lorenzo Bottinelli, ceo di Basf Italia, branch tricolore della multinazionale tedesca della chimica. Gestire correttamente e con le migliori tecnologie il trattamento di “fine vita” della plastica può essere un valido aiuto alla salvaguardia del Pianeta. La plastic tax? Giusto rimandarla

La plastica amica dell’ambiente e del Pil. Qualcuno potrà rimanere qualche istante perplesso, eppure è così. Ai tempi della rivoluzione green e della corsa contro il tempo per la salvezza del Pianeta, dall’industria chimica può arrivare una risposta. Ne sa qualcosa Basf, multinazionale tedesca con base a Ludwigshafen, nella regione della Renania Palatinato, che grazie alla sua branch italiana sta portando avanti alcuni progetti che puntano a trasformare l’industria del riciclo della plastica in una vera fucina di Pil, oltre che a un booster per la sostenibilità. Formiche.net ha parlato con Lorenzo Bottinelli, dal marzo del 2020 al timone di Basf Italia.

“La plastica, che da tempo si porta dietro la percezione di essere un materiale problematico, è in realtà un prodotto tecnologico fondamentale per la sostenibilità ambientale, di cui non si può fare a meno, come peraltro anche la pandemia ci ha insegnato. Basta guardare ai prodotti medicali”, premette Bottinelli. “Dunque, se c’è un tema plastica, riguarda il suo fine-vita. Lì, in quel momento, se non correttamente gestita, la plastica può diventare un problema per l’ambiente”. E qui entra in gioco Basf.

“Noi pensiamo che dal fine-vita della plastica si possano ottenere delle grandi opportunità, soprattutto in termini di ricchezza, posti di lavoro e salvaguardia dell’ambiente. Basti pensare che l’Italia è già oggi tra i primi Paesi al mondo per il riciclo e questo è un vantaggio. Basf sta lavorando per migliorare ancora il processo di riciclo, oggi prevalentemente meccanico. La plastica va selezionata, lavata e reimmessa nel processo produttivo e li c’è, per l’appunto, una componente chimica che permette, per esempio, di migliorare le performance dei polimeri riciclati in modo che questi possano essere impiegati anche per realizzare prodotti ad alto valore aggiunto”, spiega il manager, che proprio nella multinazionale tedesca ha maturato una lunga e solida esperienza.

“E poi c’è la plastica che non si può riciclare meccanicamente. Qui interviene il riciclo chimico vero e proprio, che è complementare a quello meccanico e non lo sostituisce. Il riciclo chimico infatti permette di recuperare i polimeri che oggi sono destinati alla discarica, non proprio una soluzione ottimale, perché la plastica finisce lì e non si trasforma in valore come vogliono i modelli di economia circolare ma rimane solo un problema. Un problema costoso visto che presto ogni tonnellata di plastica che non riusciremo a riciclare dovrà essere pagata con una quota da versare alla Ue. Ma il riciclo chimico può risolvere il problema, attraverso un processo chiamato pirolisi, una forma di decomposizione termochimica. Attraverso questa tecnologia, possiamo recuperare molti polimeri che oggi sfuggono ai processi di riciclo e generare un doppio valore: evitare di versare alla Ue le quote per il non riciclato e creare una nuova materia prima da cui far nascere una nuova chimica e una nuova industria all’avanguardia. In una frase: più posti di lavoro e più rispetto dell’ambiente”.

Bottinelli è chiaro. “Dove c’è tecnologia, c’è valore. Noi di Basf stiamo puntando sul fine-vita delle plastiche e ci aspettiamo che le istituzioni ci offrano collaborazione. Tutte le volte che c’è un nuovo processo, come il riciclo chimico di cui abbiamo parlato, occorre osare, investire. E bisogna supportare sia chi investe, sia chi crede in questa nuova frontiera. Nel Pnrr, questo ci rende felici, c’è ampio spazio all’uso della chimica in chiave sostenibilità, di questo ringraziamo il governo che si è dimostrato assolutamente lungimirante”, rimarca il manager. Che si sofferma anche sul tema della plastic tax.

“Credo sia un bene che sia stata rimandata, prendersi più tempo per valutare un’operazione di questo tipo è senza dubbio positivo. L’opzione migliore sarebbe evitarla ma se dovesse essere confermata almeno sia ben calibrata; per noi dovrebbe finanziare la trasformazione di un’industria che in questo momento è in prima linea per la salvaguardia del Pianeta, piuttosto che colpirla. Altrimenti è solo ideologia”



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