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Draghi c’è (ma non basta). Quanto durerà l’effetto secondo Oxford Economics

Da quando l’ex presidente della Bce ha messo piede a Palazzo Chigi gli investitori esteri hanno più fiducia nell’Italia. Ma potrebbero averne ancora di più se solo i buoni propositi del premier si traducessero in fatti a stretto giro. Il problema comunque è che cosa succederà quando Draghi non sarà più a capo del governo

Bene, ma non basta. Mario Draghi piace ai mercati, ai capi di Stato e agli investitori che prestano denaro all’Italia, sostenendo il suo mastodontico debito. Ma potrebbe piacere ancora di più. Di questo sono più che convinti gli economisti di Oxford Economics, i quali hanno da poco redatto un’analisi in cui si traccia un bilancio di dieci mesi di governo Draghi. La tesi di fondo è questa: investitori e risparmiatori si fidano dell’Italia, ma forse non abbastanza.

“Nonostante la copertura mediatica internazionale molto positiva, l’effetto Draghi non ha completamente convinto gli investitori stranieri”, scrive Nicola Nobile, chief italian economist di Oxford Economics in una analisi da cui emerge come gli investimenti diretti esteri verso l’Italia sono aumentati dall’arrivo a Palazzo Chigi dell’ex presidente della Bce “ma solo in maniera marginale” mentre la quota di detentori esteri sul debito italiano è rimasta stabile negli ultimi trimestri, intorno al 30%. “Il recente aumento dello spread italiano (oggi a 116 punti base, ndr), dopo la riunione della Bce di fine ottobre, fa pensare che il destino dei Btp italiani resti legato alle decisioni di politica monetaria più che a un sostegno convinto degli investitori esteri.”

Secondo Oxford Economics, Draghi sta dimostrando maggiore capacità di “guida del governo” rispetto ai precedenti premier, come Mario Monti nel 2011-13, sebbene “l’obiettivo di Draghi di sbloccare l’erogazione e le distribuzione dei fondi Ue sia politicamente molto più praticabile del compito di Monti, che doveva applicare un pacchetto di misure di austerità.”

Allargando lo spettro e guardando all’evoluzione della politica italiana (a iniziare dal voto per il Quirinale) “molto probabilmente il prossimo governo italiano non sarà riformista come quello attuale” ed è verosimile “che l’ambiente politico nei prossimi anni non sarà così favorevole come questo” osserva Oxford Economics. La volontà del governo è comunque chiara “e Draghi sta facendo il possibile per portare a casa qualche risultato ma deve fare i conti con una maggioranza che gli mette i bastoni fra le ruote, pensando al proprio elettorato”.

Un esempio, aggiunge l’economista, arriva “dalla presentazione del Ddl Concorrenza, in cui non viene toccata la questione balneari, oppure la riforma del Catasto, che è stata proposta come un esercizio puramente statistico con il mantenimento dello status quo fino al 2026: insomma, il governo sa che alcune situazioni non possono essere affrontate”. Ma alla fine si torna al punto di partenza.  “Il vero problema riguarda gli investitori stranieri: oggi sembrano credere soprattutto all’effetto Draghi, il nodo è cosa avverrà quando non sarà più a Palazzo Chigi.”

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