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Ecco chi piangerebbe con le elezioni anticipate. E i grillini… Parla Tarchi

Il segretario del Pd Letta opta per il silenzio sulla successione al Quirinale. “Azzardato avanzare un nome per non farlo anticipatamente logorare a causa delle logiche correntizie interne”. Le divisioni del centrodestra? “Colpa della ricerca del consenso. FdI favorita, la Lega molto meno”. 

Qualcuno dice che ora è praticamente inevitabile, anche alle cene in cui siano coinvolti i parlamentari, parlare della successione quirinalizia. Tra illazioni, chiacchiericcio di palazzo e una situazione generale ancora piuttosto magmatica, di certezze non ce ne sono. Il leader di Forza Italia ha espressamente chiesto agli alleati di usargli una cortesia: non bruciarlo. Enrico Letta ha serrato i ranghi e i suoi sodali sono chiamati a un silenzio quasi monastico. Ma il brusio resta. Attualmente a presentarsi con più problemi è il  centrodestra. Primarie di coalizione, l’ombra di una riforma elettorale che incombe e la strategia di metter in campo per il Quirinale. Per districarsi nel ginepraio, abbiamo parlato con Marco Tarchi, politologo e docente all’Università degli Studi di Firenze Cesare Alfieri.

Se Draghi dovesse salire al Colle, si torna a votare. Meloni percorre questa via. Salvini è titubante, poi si allinea a FdI. Come valuta questa ennesima schermaglia fra Carroccio e FdI?

È la logica conseguenza di una legge fondamentale della politica, anche e soprattutto in democrazia: la crucialità della ricerca del consenso. Ognuno spinge in direzione delle opportunità che un determinato scenario gli offre. Stando ai dati di sondaggi, elezioni a breve scadenza darebbero a Fratelli d’Italia un peso enorme rispetto a quello di cui il partito dispone attualmente. Per la Lega le cose andrebbero un po’ meno bene. Per Forza Italia sarebbe un disastro. Questo spiega le posizioni divergenti fra gli alleati.

Al centrodestra, in questa fase, converrebbe andare a elezioni?

Sì, ma a condizione che non si creasse un solido blocco elettorale centrista disposto a prendere come bandiera Draghi – senza essere smentito dal suo referente. Ma per il momento un progetto di questo tipo appare improbabile o quantomeno prematuro.

Forza Italia sembra intenzionata a mantenere la continuità con l’esecutivo, anche se Draghi dovesse optare per il Quirinale. Si romperà la coalizione? Peraltro mentre Salvini e Meloni sono favorevoli alle primarie di coalizione per designare i candidati, FI non lo è. 

Prima delle elezioni, la rottura della coalizione è improbabile, malgrado le inevitabili tensioni fra le sue componenti, che sembrano destinate a moltiplicarsi. Dopo il voto, le forti distanze che esistono tra FdI e Lega da una parte e Forza Italia, Udc e microgruppi vari dall’altra, potrebbero aprire prospettive diverse. Quanto alle primarie di coalizione, in gran parte d’Italia penalizzerebbero drasticamente la componente berlusconiana, per cui non credo che si terranno.

Il vero nodo è la legge elettorale. A destra c’è chi agita lo spettro di una riforma a fine legislatura che propenda per un sistema proporzionale. Come la vede?

È un’ipotesi non peregrina, anche perché dentro Forza Italia, malgrado le dichiarazioni ufficiali, parecchi potrebbero essere tentati di aggregarsi ai promotori di un’iniziativa in questo genere, per mantenere almeno un minimo di potere di interdizione (o, per dirla altrimenti, per poter sperare di fare da ago della bilancia tra il blocco FdI-Lega e il centrosinistra).

Giuseppe Conte rompe gli indugi e, con una frase inequivocabile, fa capire che la legislatura deve finire. Dunque un M5S sempre più filo-Draghi. Questo posizionamento eroderà del voti?

Contribuirà a un ridimensionamento che è, comunque, già in fase molto avanzata. E, in vista della fine della legislatura, potrebbe spingere alla fuoriuscita diversi altri parlamentari, con un ulteriore danno di immagine.

Il segretario del Pd Letta ha detto che loro  inizieranno a parlare di Quirinale solamente a gennaio. Significa che hanno già scelto il candidato? 

Potrebbe significare questo, o anche il suo contrario, cioè che non ne hanno uno e che considerano azzardato avanzare un nome per non farlo anticipatamente logorare a causa delle logiche correntizie interne.

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