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L’esercito americano si affida a TikTok, in barba alla sicurezza cyber

Il paradosso è che per i militari americani è vietato installare o usare TikTok sui propri telefoni, visti i rischi per la sicurezza nazionale. Ma secondo i vertici dell’esercito, per trovare reclute nella Generazione Z non si può fare a meno della piattaforma cinese. Finché il governo la lascerà dilagare indisturbata

Un nuovo modo per allargare i ranghi dell’esercito americano? Scovare i futuri soldati su TikTok. I ragazzi compresi tra i 17 e i 24 anni, infatti, sono quelli più appetibili da reclutare ma, per raggiungerli, è necessario capire i loro interessi. Se una grandissima percentuale della Generazione Z (58%, contro il 39% dei millennials) possiede un account sulla piattaforma cinese, la necessità appare quella di intercettarli su questo canale.

Più in generale, se l’idea dei vertici dell’esercito è quella di “incontrare le nuove reclute lì dove si trovano”, come ha affermato il generale Kevin Vereen intervenendo alla riunione annuale dell’Associazione dell’esercito Usa, la risposta va trovata nei vari social network.

A niente sono valsi i tentativi delle autorità di limitare l’uso di TikTok da parte della popolazione. “Con oltre 110 milioni di download solo negli Stati Uniti, è una potenziale minaccia di controspionaggio che non possiamo ignorare”, scrivevano nel 2019 i senatori Charles Schumer (democratico) e Tom Cotton (repubblicano), membri Comitato per l’intelligence del Senato. “Date queste preoccupazioni”, continuavano, “chiediamo che la comunità di intelligence conduca una valutazione dei rischi per la sicurezza nazionale posti da TikTok e altre piattaforme di contenuti con sede in Cina che operano negli Stati Uniti e informi il Congresso su questi risultati”. Alle loro parole, però, è stato dato un seguito relativo.

Anche perché, le minacce di Donald Trump di bannare TikTok – l’app sviluppata dalla ByteDance, così come per le altre provenienti dalla Cina, come WeChat – non sono state seguite da un’azione concreta da parte dell’amministrazione repubblicana, né tantomeno una precisa indicazione è arrivata da quella di Joe Biden. I cittadini americani, inoltre, non sembrerebbero fare molta attenzione agli allarmi del governo federale sulla minaccia di TikTok, che continuano ad utilizzare. E allora, il tentativo da parte dell’esercito è quello di inserirsi in questo contesto per provare a convincere i giovani a scegliere una carriera militare.

“Dobbiamo conoscerli e comprenderli”, ha continuato il generale Vereen. “Sappiamo che la maggior parte della Generazione Z vive nello spazio virtuale, online, sui social media. E quindi dobbiamo specializzarci su come possiamo migliorare le nostre operazione di recruiting”.

La nuova modalità, però, non rispecchia le indicazioni che sono state date tempo fa all’esercito. Negli Stati Uniti, infatti, è in vigore il divieto per i soldati di possedere un account su TikTok. La ragione che ha portato alla proibizione è facilmente intuibile e in parte sintetizzata dal documento firmato dai senatori Schumer e Cotton. In sintesi, data la diffidenza sulle buone intenzioni di Pechino, gli Stati Uniti hanno preferito evitare eventuali interferenze nell’esercito che rischierebbero di compromettere la sicurezza nazionale. Se non in aperto contrasto con la legge, dunque, il tentativo di arruolare persone dalle piattaforme social appare quantomeno in contrasto con le direttive interne al settore.

A muoversi per prima era stata la Marina, che aveva chiesto ai suoi di non installare l’app sui propri device personali o, qualora fossero già utenti, di cancellare l’account. Poi è stato il turno della Difesa, che ha comunicato ai membri del suo dipartimento di vigilare attentamente su tutto ciò che gli capitasse sotto mano mentre navigavano, con l’espressa richiesta di “disinstallare TikTok per eludere qualsiasi esposizione di informazioni personali”.

I dubbi che l’app possa davvero rappresentare una cyberminaccia, però, non hanno fermato molti addetti ai lavori che, avendo (in teoria) le mani legate, lamentano l’impossibilità di raggiungere i più giovani. Per questo, alcuni stanno disubbidendo: esistono vari account di recruiter, che girano su app installate su telefoni forniti dalle forze armate americane, in palese violazione della direttiva. La Sergente Georgia Varoucha, che lavora per la New Jersey Army National Guard, ha mezzo milione di seguaci e 9,6 milioni di like. E nessuno pare intenzionato a fermarla.

In verità, prima che la decisione entrasse in vigore nel gennaio del 2020, le unità di reclutamento erano già avviate sulla strada dei social per cercare le nuove leve. Nel 2018, infatti, non erano riusciti a raggiungere l’obiettivo annuale di 6.500 nuovi soldati, agguantato invece l’anno dopo grazie all’utilizzo dei social.

Una particolare attenzione, allora come oggi, la rivestiva proprio TikTok così come Twitter, un canale molto utilizzato dai più giovani, le cui abitudini vengono studiate continuamente dall’esercito per cercare di intercettarli più facilmente. Un obiettivo così importante da ignorare la sicurezza nazionale?

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