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Regole e guerra al crimine. Così può ripartire il gioco legale

La pandemia ha eroso raccolta e gettito del gioco legale, spalancando la porta all’illegalità. Ora è tempo di ripartire, e per farlo servono poche regole ma chiare. Il convegno organizzato da I-com con Minenna, Frosini, Angelozzi, Lucaselli, Pittella, Celotto, Freni e Lucaselli

Il gioco legale deve tornare al centro del villaggio. Negli ultimi 15 anni l’ammontare della raccolta nel settore del gioco è passato da circa 35 miliardi di euro nel 2006 a quasi 89 nel 2020, contestualmente a una sostanziale stabilità della spesa netta e del gettito fiscale. Nel 2020 la pandemia ha lasciato il suo segno, bruciando non meno di 4,5 miliardi di gettito per l’Erario, sugli oltre 10 che normalmente il settore legale garantisce.

Non solo. La chiusura delle sale scommesse e slot ha aperto praterie all’illegalità, che già di per sé sottrae ogni anno ingenti incassi allo Stato. Un doppio trauma, perdita di gettito e avanzata delle mafie nel gioco, accompagnato dall’onnipresente caos normativo che certo non semplifica le cose per un settore che vive tempi difficili. Parte da queste premesse il paper dal titolo “Oltre le incertezze. Verso il riordino del gioco legale” curato dal team dell’Istituto per la Competitività (I­-Com) e presentato questa mattina da esponenti delle istituzioni, manager del gioco ed esperti.

Tra questi, Eleonora Mazzoni, direttore area innovazione di I-Com, Marcello Minenna, direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Guglielmo Angelozzi, ceo di Lottomatica, Giuliano Frosini, vicepresidente Public Affairs di Igt, i deputati Benedetta Fiorini (Lega) e Ylenia Lucaselli (Fratelli d’Italia), i senatori Giovanni Endrizzi (M5S) e Gianni Pittella, il costituzionalista Alfonso Celotto e il sottosegretario al Mef, Federico Freni.

UN RIASSETTO PER IL GIOCO

La ricerca, presentata oggi nel corso di un dibattito promosso insieme a Igt, leader mondiale nel settore del gioco regolamentato, sistematizza i principali interventi normativi che si sono susseguiti nel tempo nel settore a fini regolatori, individuandone le principali criticità anche alla luce dei più recenti precedenti giurisprudenziali, tra cui le pronunce in materia da parte della Corte di Giustizia europea e del Consiglio di Stato.

Più nel dettaglio, il paper evidenzia come la legislazione italiana in materia di gioco legale abbia subito un radicale cambiamento quando da una competenza esclusiva dello Stato si è passati a un quadro concorrente tra lo stesso Stato, le regioni e gli enti locali. Le amministrazioni regionali e locali hanno iniziato ad adottare propri regolamenti in materia di ricollocazione dei punti della rete fisica, in assenza di una normativa di coordinamento di ambito statale che dettasse i criteri da rispettare. Solo nel 2017, nell’ambito della Conferenza unificata, è stata raggiunta un’intesa finalizzata a regolare la distribuzione dell’offerta di gioco sul territorio che ancora oggi, tuttavia, sconta l’assenza del decreto attuativo previsto.

IL CAOS NORMATIVO

Da questo punto di vista, si legge, la normativa che disciplina il funzionamento del settore è diventata complessa e farraginosa, provocando incertezza del diritto e contribuendo a far sorgere e poi crescere in misura considerevole il numero di contenziosi su tutto il territorio nazionale. Una situazione provocata in pratica dall’assenza di un testo unico che raccolga le numerose norme che nel tempo sono state adottate da tutti i soggetti a vario titolo coinvolti.

Per tutti questi motivi, “alla luce delle criticità generate dalla gestione dell’emergenza sanitaria, la vera questione da affrontare è quindi quella del riordino del modello distributivo e il connesso ridimensionamento dell’offerta dei giochi all’interno di una cornice di regole di riferimento chiare e determinate. Ciò significa rendere stabile il quadro normativo e fiscale consentendo anche alle imprese di programmare i propri investimenti”.

E “il punto da cui partire è proprio la risoluzione della questione territoriale a cominciare dai principi espressi dall’intesa siglata in Conferenza unificata nel settembre 2017. Il tema del riordino del settore dei giochi è a ragione anche presente nella Nota di aggiornamento al Def 2021, quale disegno di legge collegato alla legge di Bilancio. Verso questo scopo ad agosto 2021 è stata pure costituita la Commissione monocamerale d’inchiesta sul gioco d’azzardo, per mettere ordine nella matassa della gerarchia delle fonti e creare una normativa al passo coi tempi”.

GUERRA AL CRIMINE

“La pandemia ci dice che il gioco si è spostato verso l’online e verso l’illegale: questo è dimostrato dai numeri”, ha chiarito Minenna. “Abbiamo scoperto sale vestite da gioco legale, che contavano su un’apparenza di legalità: magari hanno anche falsificato gli scontrini utilizzando il vecchio logo Adm e anche per questo abbiamo rinnovato tutta l’immagine dell’Agenzia. In queste settimane faremo ulteriori operazioni di contrasto. Dobbiamo sfruttare al meglio anche la tecnologia, tenendo sempre conto di elementi come privacy, ordine pubblico e sanità. La tessera sanitaria, ad esempio, è davvero una soluzione per accesso a sale? Ed è possibile creare soluzioni virtuose per far sì che il gioco non sia una patologia o crei criticità di vario genere. Occorre coraggio, lo Stato invece sta decidendo con eccezioni o per proroghe. Occorre riorganizzare il settore coinvolgendo l’industria, che è il primo ostacolo all’illegalità”.

L’ORA DI UN TESTO UNICO

Il manager di Igt, Frosini, ha invece auspicato la stesura di un testo unico. “L’istituto della concessione discende dalla riserva dello Stato. I comportamenti conseguenti dello Stato, però, sono stati quelli di violare questo concetto, soprattutto nella normativa regionale o addirittura comunale. Il testo unico è auspicabile, se decidiamo di adottare un modello normativo semplice che porti alle gare, può rappresentare un metodo”.

Secondo Frosini, “se le istituzioni hanno fatto fatica ad attuare normative previste, vedo complicato applicare una legge delega. Io seguirei un percorso che preveda riordino e armonizzazione del modello. Secondo me è arrivato il momento di fare una valutazione per passare da un modello concessorio per prodotti a uno mirato al punto vendita che gestisce il gioco fisico”.

BASTA NORME SPOT

Più politiche le valutazioni di Angelozzi, numero uno di Lottomatica. “I concessionari svolgono una funzione pubblica per conto dello Stato: non sono loro che hanno bisogno delle proroghe, ma è lo Stato che ha bisogno delle proroghe e di concessionari che siano disposti a lavorare in determinate condizioni. Se il grado di incertezza resta così elevato, lavorare diventa un problema”.

E “se si penalizza il gioco legale – la pandemia ce lo ha dimostrato – esplode il gioco illegale: credo che possiamo affermare con sicurezza che nel gioco illegale non c’è tutela per nessuno e, soprattutto, non c’è protezione per i giocatori. La tutela dei più deboli è fondamentale: proibire è sicuramente più semplice, ma è un sistema che non funziona neanche con i bambini”, ha sottolineato Angelozzi, ricordando “la quantità di interventi normativi a effetto, a volte imbarazzanti, come le distanze o la tessera sanitaria”.

IL PROBLEMA CULTURALE

“C’è un tema culturale alla base del dibattito che non può essere ignorato: la politica ha un preconcetto che le impedisce di vedere le vere necessità del settore”, ha infine sottolineato Lucaselli. “I giochi, invece dovrebbero considerare che c’è un gettito che potrebbe essere utilizzato per tante finalità (e questo è un settore che ne crea moltissimo). Il prelievo dello Stato però è ancora troppo elevato, e questo rappresenta un danno per tutto il settore: credo che, anche per questo aspetto, sia necessaria una riforma globale complessiva, anche per superare questa incertezza normativa» data dalla sovrapposizione di «norme a macchia di leopardo”.

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