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In Europa c’è la febbre da green bond. Report Generali

A pochi giorni dalla fine di una non entusiasmante Cop 26 di Glasgow, il Vecchio Continente si scopre primo emittente mondiale di obbligazioni legate ai progetti green e alla sostenibilità, puntando a raccogliere 250 miliardi entro il 2026

C’è l’Amazzonia, polmone verde del mondo con le sue ancora sterminate foreste e poi c’è l’Europa che di distese di alberi ne ha di meno, ma non per questo non può dare il suo contributo alla lotta al cambiamento climatico. A quattro giorni dalla fine di una non entusiasmante Cop 26 di Glasgow, dalla finanza green, quella che almeno sulla carta è al servizio di un mondo più pulito, arrivano buone notizie.

Contenute, per la precisione, in un report appena sfornato dagli economisti delle Generali. Nel mese di ottobre, l’Unione Europea ha emesso 12 miliardi di euro nell’ambito del suo primo green bond, l’obbligazione comunitaria pensata per raccogliere liquidità dal mercato da investire su progetti green e più in generale finanziare gli 800 miliardi di euro di investimenti previsti dal Next Generation Eu. L’Europa, si legge nel report, raccoglierà fino al 30% di tale ammontare (250 miliardi di euro) “attraverso l’emissione di green bond sino al 2026, affermandosi così come primo emittente al mondo in questo segmento”.

Florian Späte, senior bond strategist di Generali Investments, spiega come l’Ue sia anche leader nell’emissione di social bond – 90 miliardi di euro dall’ottobre 2020 – sottolineando l’impegno del Vecchio Continente per lo sviluppo del settore di queste obbligazioni. In particolare, l’Ue adotta una strategia di finanziamento diversificata che comprende syndications (gruppi di sottoscrittori individuati in anticipo) e aste. Dopo aver ridotto il suo obiettivo di finanziamento per il 2021, la Ue non effettuerà ulteriori emissioni quest’anno, mentre il piano di finanziamento per l’anno 2022 sarà pubblicato a dicembre.

A spingere l’emissione di obbligazioni verdi, “i bond Esg (Environment, social, governance, ndr) dell’Ue sono scambiati con un premio e, vista la forte domanda da parte degli investitori, ci aspettiamo che che il cosiddetto greenium persista nel prossimo futuro”, aggiunge Späte.

Ma dove vanno i soldi raccolti? Guardando al mercato italiano, secondo una ricerca di SustainAdvisory, il grosso dei proventi va alle energie rinnovabili (26%), l’efficienza energetica (18%), la prevenzione e il controllo dell’inquinamento (12%) e i trasporti puliti (11%), mentre la categoria degli edifici verdi è citata solo nel 7% dei casi.

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