Skip to main content

Il voto conviene anche a Salvini. E il proporzionale incombe. Parla Balboni (FdI)

Il senatore di Fratelli d’Italia è convinto che il Pd “voglia promuovere a fine legislatura una modifica della legge elettorale per evitare la debacle. Una soluzione che, per chi è crede nel bipolarismo, non può essere accettata”. FdI voterà Draghi al Colle? “Valuteremo la sua candidatura, ma occhio ai franchi tiratori. Il centrodestra sarà compatto”

“Se Draghi decide di andare al Quirinale è naturale che si vada al voto. Ma lo sanno anche gli altri membri della coalizione”. Alberto Balboni è l’esponente di una destra che spera nel futuro. Con i piedi ben piantati sui valori del passato. Il senatore di Fratelli d’Italia interviene sull’ulteriore schermaglia fra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. L’oggetto sarebbe la possibilità di continuare con questo esecutivo, anche qualora l’attuale premier decidesse di succedere a Sergio Mattarella, evitando le urne. “È una possibilità che non prendiamo neanche in considerazione. Evitare le urne non conviene neanche a Salvini”.

Perché conviene a Salvini andare a votare?

Per una serie di ragioni. Il vero nodo è quello della legge elettorale. Si profila all’orizzonte una riforma della legge elettorale perché, il Pd, sa perfettamente che con la legislazione vigente non potrebbe mai vincere. D’altra parte, se il Pd e il Movimento 5 Stelle si presentano con un candidato unico, perdono per la strada almeno un 5% di consensi. È chiaro che con questa configurazione per la sinistra occorre vincere i collegi uninominali. Con questa legge, sarebbe estremamente difficile.

C’è ancora tempo per variare la legge elettorale. 

La modifica a fine legislatura della legge elettorale è un vecchio vizio. Ma non è un esempio fulgido di democraticità. Dal momento che si allunga l’ombra del proporzionale, Salvini dovrebbe tenerlo ben presente. Capendo che proseguire con questa maggioranza sarebbe un ostacolo per tutta la coalizione di centrosinistra.

I sondaggi sembrano darle ragione.

Ai sondaggi credo sempre fino a un certo punto. Ma è evidente che il centrodestra sa presentarsi unito e compatto. A sinistra ci sono tante divisioni.

Anche Fratelli d’Italia dunque potrebbe sostenere Mario Draghi?

Se si presenterà, valuteremo la sua candidatura. Nessuno attualmente è a conoscenza della sua volontà. Ma soprattutto nessuno ha la maggioranza precostituita per designare l’inquilino del Colle. Come centrodestra c’è stato un incontro fra i vertici per discutere di una possibile candidatura da sostenere. La cosa certa è che la linea sarà comune. Candidato unico.

Non teme i franchi tiratori?

Il voto è segreto, quindi è possibile che i franchi tiratori ci siano. Ed è uno degli aspetti che mi perplimono maggiormente in ordine all’ipotesi di una candidatura di Draghi al Colle.

Che cosa intende dire?

Credo che una persona della sua caratura non voglia dipendere da qualche franco tiratore del gruppo misto che rappresenta solo se stesso.

Voi siete graniticamente all’opposizione. Come valuta l’operato dell’esecutivo?

Questo governo in qualche modo rappresenta una sospensione della democrazia, nel senso che mai si è vista una maggioranza così ampia che tenesse assieme tutto e il suo contrario. Altro motivo per il quale senza Draghi urge andare a elezioni. Poi, è evidente che sta assolvendo a compiti importanti, talvolta in maniera efficace (e che noi abbiamo sostenuto) e la campagna vaccinale ne è un esempio. Su altri versanti, come l’introduzione del Green pass in maniera così stringente, non abbiamo sposato la linea di questo esecutivo. Anche in ottica di Pnrr, il lavoro fatto dal governo non può che essere valutato in maniera positiva. I problemi, sono altri.

Ovvero?

Complice la situazione pandemica, stiamo continuando ad accantonare tematiche scottanti: dalle pensioni all’immigrazione. Fronti sui quali, una volta terminata la fase emergenziale, dovrà intervenire un governo di altra fattura rispetto a quello attuale.

×

Iscriviti alla newsletter