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India e Pakistan verso l’Afghanistan. L’analisi di Valori

Il problema più grande in Afghanistan ora è la ricostruzione dopo la guerra. Tra i Paesi vicini, la forza economica dell’India è seconda solo alla Cina e non è impossibile investire in Afghanistan. E con il Pakistan…

La Cia, l’MI6 e il Consiglio di sicurezza della Russia hanno recentemente fatto notare come Nuova Delhi, stia emergendo come hub mondiale per lo sviluppo di operazioni di intelligence in territorio afgano, e al contempo diventando lo sponsor vitale dell’opposizione militare ai talebani. Un gruppo di lavoro congiunto sull’Afghanistan istituito dal Secret Intelligence Service (SIS)-MI6, e dal servizio di intelligence esterno dell’India, il Research and Analysis Wing (RAW), stanno iniziando ad attivarsi in tal senso.

La nuova struttura è stata inaugurata il 3-4 settembre alla presenza dei direttori dei due servizi, Richard Moore e Samant Goel. Il servizio britannico sta fornendo intelligence e dati sul sud-est e il sud-ovest dell’Afghanistan, dove ha operato negli ultimi due decenni, mentre il servizio indiano fornisce aggiornamenti quotidiani su Afghanistan settentrionale, ove ha stretti legami con l’etnia non pashtun della regione.

Dalla caduta di Kabul ad agosto, il RAW è stato strettamente coinvolto nell’unione delle forze anti-talebane in un fronte comune, col Fronte di Resistenza Nazionale dell’Afghanistan (NRF), che consiste principalmente di ex gruppi e organizzazioni dell’Alleanza del Nord. Il servizio indiano ha anche portato sul campo delle operazioni un certo numero di ufficiali della Direzione della Sicurezza Nazionale (NSD), l’ex servizio di intelligence afghano. Londra potrebbe anche essere interessata al collegamento logistico che l’India ha stabilito con il Tagikistan per sostenere la NRF. Anche la Gran Bretagna sta cercando facilitazioni indiane per inviare in osservazione droni dell’aeroporto militare di Gissar (GMA), dell’Indian Air Force (IAF) nel villaggio di Ayni, vicino alla capitale tagika Dushanbe.

La base GMA è stata anche al centro della visita del capo della Cia William Burns l’8 settembre, quando ha incontrato i funzionari della RAW e Ajit Doval, consigliere per la sicurezza nazionale del primo ministro Narendra Damodardas Modi. I funzionari statunitensi hanno discusso del possibile trasferimento di circa venti aerei dell’ex aeronautica afgana e di un pari numero di elicotteri dalla base di Termez in Uzbekistan al GMA, dove saranno messi a disposizione della NRF. L’esercito statunitense accetterebbe la loro manutenzione, però un tale accordo richiederebbe un accordo intergovernativo, comportante che l’aeronautica indiana acquisti pezzi di ricambio e altre attrezzature per gli aerei afgani originari dell’ex Urss. Gli aerei sarebbero gestiti dal personale tansfugo dell’ex aeronautica afgana mentre il governo degli Stati Uniti d’America farebbe pagare i pezzi di ricambio.

Nel frattempo, il Comando Operazioni Speciali degli Stati Uniti (USSOCOM) potrebbe spostarsi nelle basi indiane a Ladakh, al confine con il Pakistan, per condurre operazioni antiterrorismo. Quest’ultimo accordo fra la Casa Bianca, ed il nemico storico del Pakistan ha causato una certa tensione a Islambad. Al che Burns dopo aver visitato l’India si è incontrato col capo delle forze armate del Pakistan, il magg. Qamar Javed Bajwa, e con Faiz Hamid, capo del ben noto e potente Inter-Services Intelligence (ISI), che da sempre ha sostenuto i talebani attualmente al potere a Kabul.

Burns era a Islamabad lo stesso giorno in cui Nikolai Platonovič Patrushev, il capo del Consiglio di sicurezza della Russia, visitava Nuova Delhi, dove anche lui ha incontrato Ajit Doval. In un colloquio telefonico del presidente Vladimir Vladimirovič Putin con Modi il 24 agosto, i servizi segreti russi e indiani hanno principiato a lavorare assieme per stabilire un nuovo atteggiamento nei confronti dell’Afghanistan. Mosca ha accettato la richiesta dell’India per assistenza finanziaria e militare alla NRF. Le forze russe hanno già rafforzato la loro posizioni nel vicino Tagikistan. Il Cremlino vorrebbe coinvolgere l’Iran nelle discussioni, e il nuovo ministro degli esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, si recherà presto a Nuova Delhi.

Nonostante la vicinanza tra l’intelligence di Islamabad e i nuovi governanti di Kabul, il rafforzamento della componente pachistana dei talebani, alleata dello Stato Islamico in Khorasan, non piace ai capi dell’ISI pakistano.

In un effetto collaterale della presa del potere da parte dei talebani in Afghanistan, la controparte pakistana del movimento Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP) sta rafforzando la sua posizione a Islamabad, soprattutto da quando i nuovi capi dell’Afghanistan hanno rilasciato un certo numero di suoi membri dal carcere.
Ciò sta causando una certa preoccupazione all’ISI, soprattutto da quando il TTP ha stretto un’alleanza con lo Stato Islamico nella predetta provincia di Khorasan (EIPK), coinvolto negli attacchi contro una moschea a Kunduz e all’aeroporto di Kabul il 26 agosto. I capi dell’ISI hanno chiesto l’aiuto dei talebani per impedire lo sviluppo del TTP.

Il primo ministro pakistano Imran Khan ha annunciato che era possibile un’amnistia per i militanti del TTP che avessero consegnato le loro armi e giurato fedeltà alla costituzione del Pakistan, ma per il momento i talebani pakistani si sono rifiutati di scendere a compromessi. L’ISI ritiene che il TTP sia sostenuto dal RAW indiano che cerca di destabilizzare il Pakistan mentre la situazione in Afghanistan è in movimento.

Guidato dal 2018 da Nour Wali Mehsud, parente stretto di Baitullah Mehsud, il fondatore del movimento, ucciso da un drone nel 2009, i membri del TTP includono ex personale delle forze armate pakistane, alcuni dei quali hanno aderito rapidamente all’EIPK. Desta preoccupazione per l’ISI anche l’alleanza tra l’EIPK e il TTP, che impaurisce Kabul, soprattutto da quando sono aumentati gli attacchi in Afghanistan. Mullah Abdul Haqq Wathiq, a capo del nuovo servizio di intelligence talebano a Kabul, ha ammesso che l’EIPK è riuscito a creare cellule dormienti nella capitale e ora sta cercando di prendere di mira funzionari e forze dell’ordine, sia pakistani che afgani.

L’ISI crede che il RAW stia anche cercando di infiltrarsi nell’EIPK, ma che l’espansione del movimento abbia principalmente a che fare con il crollo del regime di Ashraf Ghani il 15 agosto e con la debole sicurezza e capacità di intelligence delle nuove autorità talebane.

Come detto da tempo l’India e il Pakistan sono nemici storici e gli amici intimi del Pakistan sono naturalmente i nemici dell’India. Pertanto, quando i talebani hanno iniziato a lottare contro il governo afgano filostatunitense, l’India ha continuato a investire soldi e armi per sostenere l’alleanza anti-talebana. Dopo che gli Stati Uniti d’America hanno invaso l’Afghanistan, l’India non ha esitato a sostenere il nuovo governo installato dalla Casa Bianca.

Le statistiche mostrano che dalla guerra in Afghanistan del 2001, l’India ha partecipato alla costruzione di scuole, strade, dighe e ospedali in 34 province dell’Afghanistan, con un investimento totale di oltre tre miliardi di dollari. Anche prima della caduta definitiva del governo Ghani, l’India stava ancora investendo danaro, e sperava ancora in un miracolo. Però il miracolo non è avvenuto e i talebani sono tornati. Tanto che i media indiani si sono lamentati: così tanti investimenti e influenza azzerati nello stesso momento.

I media indiani sono molto letti e ascoltati in Afghanistan, nonostante sciano scettici nei confronti delle promesse liberaleggianti dei talebani. In realtà l’India è particolarmente preoccupata. I più grandi disastri stranieri nella storia indiana sono venuti tutti dalle montagne dell’Hindu Kush nel nord. Chi ha familiarità con la storia sa che la dinastia musulmana Moghul, che ha governato l’India per secoli (1526-1803), è nata dall’Afghanistan e poi è andata a sud per conquistare l’India. La vera preoccupazione dell’India è che l’ascesa dei talebani ispirerà il popolo musulmano in India (cento milioni di credenti) e intensificherà il conflitto settario, in particolare sulla questione del Kashmir indiano.

Ciò che ha colpito di più gli indiani è stata una frase di Suhail Shaheen, portavoce dell’attuale governo di Kabul. Egli ha affermato che i talebani non hanno una politica per lanciare operazioni armate contro qualsiasi Paese, ma in quanto musulmani hanno il diritto di parlare in merito al Kashmir, all’India in sé e ad altri luoghi: per la prima volta i talebani hanno commentato la questione del Kashmir.

In realtà è quasi impossibile risolvere tutti i tipi di contraddizioni per più di vent’anni. Soprattutto considerando le profonde contraddizioni geopolitiche. Ma dopo tutto, l’India è un Paese vicino e i talebani non hanno interesse a urtarsi direttamente con esso.

Ci saranno certamente conflitti e rivendicazioni, ma non mancano aree in cui esisteranno cooperazione e gioco win-win. Il problema più grande in Afghanistan ora è la ricostruzione dopo la guerra. Tra i Paesi vicini, la forza economica dell’India è seconda solo alla Cina e non è impossibile investire in Afghanistan.

Dipende dalla saggezza di tutte le parti. Ora, il mondo intero sta effettivamente guardando per vedere se i talebani possono mantenere le loro promesse. Ma l’ansia dell’India è un fatto indiscutibilmente fisiologico. I talebani vogliono cambiare, essere aperti e tolleranti, mantenere le loro promesse e non avere rimostranze trascorse con l’India. L’India ha bisogno di mutare mentalità. In passato i talebani erano i fratelli del Pakistan, ma adesso, come abbiamo visto, ci sono contrasti fra Kabul e Islamabad, posta fra un tradizionale alleato e alcune componenti afgane di origine pakistana che giocano alla destabilizzazione.


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