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Fine dell’era Jack Dorsey. Twitter ha un nuovo Ceo

Il fondatore lascerà il comando a breve, e anche il board alla prossima assemblea degli azionisti nel 2022. Al suo posto Parag Agrawal, da dieci anni in azienda, ormai in grado di “camminare da sola”. Le pressioni politiche e quelle per la poca regolamentazione dei contenuti potrebbero aver giocato un ruolo importante nella decisione

Jack Dorsey non sarà più il Ceo di Twitter. Il 45enne rimarrà comunque in sella alla sua creatura fino all’assemblea degli azionisti del 2022. Da quel momento il suo posto sarà ricoperto da Parag Agrawal, attuale Chief technlology officer dell’azienda. Ma i cambi non finiscono qui. Il presidente e Coo di Salesforce, Bret Taylor, ricoprirà infatti la posizione di presidente del consiglio di amministrazione, al momento occupata da Patrick Pichette, futuro presidente del comitato di revisione.

“Ho deciso di lasciare Twitter perché credo che la società sia pronta ad andare avanti oltre i suoi fondatori”, ha scritto Dorsey in una mail ai dipendenti pubblicata sul suo profilo e ripresa da CNBC, la prima a dare la notizia del suo addio. “Ho lavorato duramente per garantire che questa azienda potesse staccarsi dai suoi fondatori. Credo sia fondamentale che una società possa reggersi da sola, libera dall’influenza o dalla direzione del suo fondatore. Non sono molte quelle che arrivano a questo livello. E non sono molti i fondatori che scelgono la propria azienda al posto del proprio ego”, ha concluso non senza una stoccata finale. Motivazioni più precise, al momento, non ne sono arrivate, ma forse le pressioni per la caduta a picco delle azioni negli ultimi mesi hanno spinto Dorsey a farsi da parte. Non senza essersi tolto prima qualche sassolino dalla scarpa.

Il Nyt ricorda come l’altra azienda a cui Dorsey è a capo, la società di pagamenti digitali Square, è stata oggetto di dissidi interni a Twitter. A causa di questa, infatti, nel 2008 venne destituito dal suo ruolo, salvo riprenderselo sette anni più tardi. Molti misero in discussione la sua figura e, tra questi, c’era anche il fondo Elliot che lamentava il ritardo di Twitter rispetto alle altre società rivali. Allo stesso tempo, però, tanti tra i dipendenti si erano schierati al fianco del loro capo. A dare una mano a Dorsey ci ha pensato, guarda caso, Elliot quando siglò un accordo con Silver Lake, specializzata in società tecnologiche, che non solo permise a Twitter di riprendere la sua corsa ma anche di imporsi come leader.

Dopo l’accordo raggiunto lo scorso anno, sull’onda di azioni in rialzo, l’azienda si è lanciata in un ambizioso piano da realizzare entro il 2023 – e di cui Dorsey non vedrà quindi la fine. L’obiettivo è quello dei più ambiziosi: portare gli utenti attivi giornalieri a 315 milioni di utenti monetizzabili e raddoppiare almeno le entrate annuali. A portarla avanti sarà dunque Agrawal, da quattro anni Cto dell’azienda con cui lavora ormai da dieci anni. A lui spetterà il compito di non far rimpiangere l’ex Ceo – a mezzogiorno, il titolo aveva già perso mezzo punto percentuale.

Anche perché ciò che è importante sottolineare è la situazione in cui naviga da tempo l’azienda. Per anni le accuse da parte dei repubblicani per aver favorito l’altra parte politica  hanno fatto sì che Twitter finisse spesso sotto l’occhio dei riflettori. La repressione denunciata dai conservatori ha trovato la sua massima espressione nei fatti di Capitol Hill del 6 gennaio, in seguito ai quali l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato bannato dal social media. Se sul singolo caso di Trump l’azienda potrebbe aver avuto le sue ragioni, più in generale le accuse che sono state mosse a Twitter riguardano l’assenza di strumenti per contenere la disinformazione e l’hate speech.

Proprio Agrawal era stato incaricato di lavorare al Project Bluesky lanciato da Dorsey, in grado secondo lui di dare una mano nel filtrare i post che vengono promossi agli utenti, dandogli così maggiore controllo sui contenuti. In questo modo, sarebbe stato più facile intercettare e oscurare i materiali illeciti.

Questioni che non ricadranno più sul groppone di Jack Dorsey, che potrà interamente dedicarsi alla sua Square. Se ne va dopo aver fatto registrare un aumento dell’85% delle azioni da quando riprese la guida dell’azienda nel 2015 (quelle di Square addirittura del 1.566%). Anche per questo la notizia è stata una sorpresa. Eppure a rileggere il suo ultimo tweet pubblicato ieri sera (“Adoro Twitter”), un piccolo indizio lo aveva già lasciato.

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