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Sicurezza europea e Trattato del Quirinale. I piani di Macron secondo Morcos (Csis)

Pierre Morcos, esperto del Csis, legge gli sforzi francesi: per gli altri Stati significa aumentare i bilanci, investire in capacità critica e muoversi assieme. E guardando al Trattato del Quirinale dice: “Parigi apprezza in particolare la sua cooperazione industriale con Roma (nel settore marittimo) così come la sua crescente collaborazione militare (dal Mar Mediterraneo al Sahel, il Golfo di Guinea o lo stretto di Hormuz)”

“L’obiettivo della Francia è quello di spingere i suoi partner europei ad assumersi collettivamente maggiori responsabilità per la propria sicurezza”, spiega Pierre Morcos, visiting fellow del programma Europa, Russia ed Eurasia del centro studi Center for Strategic and International Studies di Washington. E lo fa guardando al Trattato del Quirinale che nei prossimi giorni Italia e Francia firmeranno gettando le basi per una più stretta cooperazione, anche a livello di industria della difesa – una mossa che, da Bloomberg a Reuters, anche le principali testate e agenzie internazionali hanno letto come un modo per entrambi i Paesi per non farsi trovare impreparate all’inizio dell’era europea post Angela Merkel.

Questo sforzo di Parigi implica per gli altri Stati “aumentare i loro bilanci per la difesa, investire congiuntamente in capacità critiche e agire insieme nelle regioni in cui gli interessi dell’Europa sono in gioco, dal Sahel all’Indo-Pacifico”, spiega Morcos. Che aggiunge: “L’Unione europea è un moltiplicatore di forza in questo senso, con strumenti come il Fondo europeo della difesa o la Cooperazione strutturata permanente che incoraggiano gli Stati membri a collaborare sulla sicurezza e la difesa”.

Ma al di là dell’Unione europea, la Francia di Emmanuel Macron “sta anche investendo nei suoi legami bilaterali con partner chiave, tra cui l’Italia”, osserva Morcos. “Parigi apprezza in particolare la sua cooperazione industriale con Roma (nel settore marittimo) così come la sua crescente collaborazione militare (dal Mar Mediterraneo al Sahel, il Golfo di Guinea o lo stretto di Hormuz)”. Aree in cui nel passato Italia e Francia hanno avuto interessi divergenti e in cui oggi sembrano decise a riavvicinarsi come dimostra la recente Conferenza per la Libia co-presieduta dai due Paesi.

Secondo Morcos questi passi compiuti dagli europei incassano il sostegno degli Stati Uniti, impegnati a ridefinire la loro strategia per la regione. Nei giorni scorsi, Derek Chollet, ascoltatissimo consigliere del dipartimento di Stato, ha partecipato a un incontro del Center for a New American Security, think tank di cui in passato è stato fellow, per la presentazione di un rapporto sulla strategia statunitense nel Medio Oriente. In un passaggio del documento si legge della necessità per Washington di “aumentare la condivisione degli oneri con gli alleati e i partner per monitorare e mantenere il passaggio sicuro intorno a punti sensibili come Bab el-Mandeb e lo stretto di Hormuz per ridurre la dipendenza dalla presenza navale permanente degli Stati Uniti” – in entrambi i teatri citati l’Italia è presente, rispettivamente con una base a Gibuti e con la missione Emasoh. Tanto che Chollet, incontrando recentemente il presidente della Camera Roberto Fico, ha sottolineato che l’Italia è partner “vitale e fidato” per gli Stati Uniti.

Morcos indica la recente dichiarazione congiunta franco-statunitense come dimostrazione del sostegno di Washington.

“Gli Stati Uniti riconoscono l’importanza di una difesa europea più forte e più capace che contribuisce positivamente alla sicurezza globale e transatlantica ed è complementare alla Nato. Gli Stati Uniti sostengono gli investimenti in crescita degli alleati e dei partner europei nelle capacità militari che permettono la nostra difesa comune, dato il beneficio per la sicurezza transatlantica di capacità militari europee più forti e di partner europei più impegnati. Le missioni e le operazioni guidate dall’Europa, come nel Sahel e in Bosnia, stanno contribuendo positivamente alla sicurezza transatlantica”.

“Finché questi sforzi sono complementari con la Nato (e lo sono), Washington è favorevole a questi nuovi sviluppi in quanto contribuiscono a una migliore condivisione degli oneri”, conclude Morcos.

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