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Grandi piccoli diplomazie. In memoria di Mauro Maiani

Mauro Maiani è stato uno degli esempi più efficaci del pragmatismo idealista che richiede l’essere diplomatico di carriera per un grande “micro” Stato attivo. Il ricordo di Igor Pellicciari, ordinario di Relazioni Internazionali all’Università di Urbino

La notizia dell’inaspettata scomparsa di una persona cara crea spaesamento prima ancora che dolore. Un senso di colpa accompagna chi esprime il cordoglio nell’immediato, che suona di circostanza non per insensibilità ma perché il lutto non è stato ancora metabolizzato. Si parla del defunto ancora al presente, increduli che non sia più tra di noi.

In molti sono rimasti scossi dal decesso improvviso di Mauro Maiani, tra i diplomatici di carriera più esperti e stimati della Repubblica di San Marino.

Ambasciatore negli Emirati Arabi Uniti ed in Portogallo, è stato colto da un malore fatale a Dubai, dove in veste di Commissario generale sopraintendeva il Padiglione sammarinese all’Expo 2020, tra gli eventi mondiali slittati al 2021 per via del Covid.

Nella piccola ma vivace comunità del Titano numerosi sono stati i tributi alla memoria di Maiani, concordi nel richiamarne le notevoli doti professionali ed umane.

L’eco della notizia del tragico decesso è arrivato ben oltre i confini della piccola Repubblica e dei circostanti territori romagnoli e marchigiani, storicamente a questa osmotici.

Ciò è di certo risultato della fitta rete di relazioni sviluppate da Maiani nell’arco della sua decennale attività diplomatica. Ma è dovuto anche all’evidente crescita di ruolo ed incidenza registrata dalla Repubblica di San Marino nel sistema internazionale, in costante ascesa dal crollo del Muro di Berlino.

Nell’affollato e destrutturato contesto post-bipolare, si sono allargati gli spazi di manovra in politica estera a disposizione di tutti i soggetti statuali presenti a prescindere dalla loro dimensione, peso politico e anzianità diplomatica.

Con la fine delle gerarchie dei blocchi contrapposti, dove solo i vertici (USA e URSS) avevano libertà d’azione ed iniziativa, molti tra i paesi che prima erano secondari hanno scoperto una nuova autonomia di movimento e di iniziativa.

Nel nuovo Dis-Ordine mondiale, con nuovi soggetti non statuali emergenti (dai colossi Hi-tech alle Big Pharma) e alle prese con inedite questioni globali (dalle crisi finanziarie a quelle migratorie; dal terrorismo alle pandemie, passando per il cambiamento climatico) – tutte le scale tradizionali vengono rimesse in discussione.  E quindi vanno rinegoziate.

I soggetti micro come San Marino diventano piattaforme alternative di iniziativa politica e camere di compensazione per conto dei key-players macro.

Tanto più se quello che era un handicap nel secolo scorso – ovvero la scarsa estensione territoriale – diventa nell’era della politica digitalizzata un vantaggio se associato ad una sovranità millenaria e ad un ordinamento democratico parlamentare.

Nella dimensione multilaterale, i cui limiti sono stati impietosamente sottolineati nel 2020 dal Virus, il micro sta al macro come il motorino di accensione all’autovettura: debole, piccolo ma elemento sine qua non per metterla in funzione. Nell’uno-vale-uno del Diritto internazionale è l’unione dei micro a creare una massa critica che spinge avanti temi non sempre graditi  ai key players, per definizione inclini a muoversi singolarmente.

Ne è conferma il ruolo guida giocato a suo tempo da San Marino all’ONU nel promuovere la discussione sugli sprechi alimentari e sul migration compact; confermato in questi giorni dalla partecipazione attiva alla Cop26 di Glasgow di una delegazione di primissimo piano (con presenti i due Capitani Reggenti, Francesco Mussoni e Giacomo Simoncini e il Segretario agli Esteri, Luca Beccari).

E’ tuttavia nella dimensione bilaterale, quasi per paradosso, che il Dis-Ordine Mondiale ha messo in risalto l’ampio raggio del potenziale diplomatico delle micro statualità.

Basti vedere, su tutti, il caso oramai da manuale delle relazioni russo-sammarinesi che molti osservatori hanno faticato inizialmente a comprendere (ed accettare) come rapporto esclusivo di politica estera.

Culminato nella nota trilogia:

  1. decisione sammarinese (2015-2016), in nome della propria secolare neutralità attiva, di non aderire alle sanzioni europee contro il Cremlino, seguite alla crisi di Crimea;
  2. visita di Stato storica a San Marino di Sergej Lavrov (2019); più alta carica di Stato russa ad esservisi mai recata formalmente;
  3. invio da parte di Mosca (2021), delle dosi necessarie di Sputnik V per vaccinare l’intera popolazione sammarinese, facendone il primo paese sovrano al mondo covid-free.

Ciascuno di questi episodi ha avuto ampia risonanza internazionale andata ben oltre il semplice rapporto bilaterale tra i due paesi, importante appunto per l’enorme visibilità ed il carattere simbolico delle circostanze cui ha dato luogo. Valse al Titano addirittura la notizia di apertura del Washington Post e servizi in prime time sulle news della NBC.

Nel bilaterale, il micro assomiglia a quel pesce talmente piccolo da non essere preda appetibile ma allo stesso tempo capace di passare indenne attraverso ogni rete, anche dalle maglie più sottili.

Con poche risorse a disposizione ma libero di muoversi e difficile da fermare.

Va da sé che una tale azione, appunto perché svolta con mezzi limitati e giocando d’anticipo sui vari terreni, richiede attori che uniscano sapere tecnico e intuizione politica.

Mauro Maiani è stato uno degli esempi più efficaci del pragmatismo idealista che richiede l’essere diplomatico di carriera per un grande micro Stato attivo.

Chi scrive ne è stato testimone diretto quando, entrato a far parte della diplomazia sammarinese, beneficiò dei suoi puntuali consigli; pratici ed amichevoli.

Indispensabili al docente che, nominato ambasciatore, scoprì che una cosa è analizzare le relazioni internazionali. Tutt’altra farle in prima persona.

Grazie di tutto e riposa in pace, caro amico.

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