Intervistato dalla Cbs News, il generale John Hyten, vice capo di Stato maggiore della Difesa americana, spiega perché il test ipersonico condotto dalla Cina a fine luglio dovrebbe generare lo stesso senso d’urgenza scatenato dal lancio dello Sputnik sovietico nel 1957. A fare la differenza è la capacità che Pechino sembra voler acquisire, quella di un “first-use” nucleare che potrebbe cambiare gli equilibri
Il test ipersonico condotto dalla Cina a fine luglio dovrebbe generare lo stesso senso d’urgenza scatenato dopo il lancio dello Sputnik sovietico nel 1957. A parlare in esclusiva con la Cbs News è il generale John Hyten, vice capo di Stato maggiore della Difesa americana, il numero due di Mark Milley che già aveva utilizzato lo storico debutto spaziale sovietico per descrivere la sorpresa generata negli Stati Uniti dal test condotto dalla Cina a fine luglio.
Il caso è emerso a metà ottobre, quando le rivelazioni del Financial Times sul lancio, in estate, di un vettore con capacità nucleare in grado di superare l’atmosfera e rientrarvi a gran velocità avevano fatto il giro del mondo, soprattutto per la “sorpresa” (secondo il quotidiano britannico) generata nell’intelligence americana. A stretto giro era arrivata anche la smentita di Pechino attraverso le parole di Zhao Lijian, portavoce del ministero degli Esteri cinese, rapido a spiegare che non si è trattato di un missile ipersonico, bensì di “un veicolo spaziale”, una “prova di routine per verificare la tecnologia riutilizzabile” (con dubbi già raccontati qui). Pochi giorni dopo, però, Mark Milley, capo di Stato maggiore delle forze armate statunitensi, confermava la versione del Financial Times, dichiarando a Bloomberg che il presunto missile ipersonico testato dalla Cina “si avvicina molto” al lancio in orbita dello Sputnik da parte dell’Unione sovietica nel 1957 e a ciò che comportò per gli Stati Uniti. Su questo si è espresso Hyten alla Cbs News: “dal punto di vista tecnologico, il test è stato piuttosto impressionante; ma lo Sputnik creò un senso di urgenza negli Stati Uniti, mentre il test del 27 luglio non ha creato lo stesso senso di urgenza; penso che dovrebbe farlo”.
Eppure, l’attenzione cinese all’ipersonica non è certo nuova. Nel 2019, grande protagonista della parata per il 70esimo anniversario della Repubblica popolare fu il DF-17, del quale il primo annuncio su un doppio test risale a novembre del 2017. Si tratta di un vettore balistico (Mrbm) che supera l’atmosfera per rientrarvi e acquistare maggiore velocità. A differenza dei tradizionali missili di questo tipo, però, il DF-17 si colloca nella proprio nella categoria dei veicoli a planata ipersonica (Hgv) poiché, dopo essere rientrato nell’atmosfera a un angolo più stretto, vola in planata spostando la parte finale della caduta balistica, il tutto a velocità ipersonica, superiore a Mach 5. Ciò rende il missile molto più imprevedibile, senza perdere manovrabilità, per un range che, nel caso del DF-17, si stima possa arrivare a 2mila chilometri trasportando testate convenzionali e nucleari. È proprio il DF-17 ad aver convinto gli Stati Uniti a dover accelerare nel campo della missilistica ipersonica, identificato anche dalla Nato come “una delle tecnologie che rivoluzioneranno il modo di fare la guerra”. Avrebbe un range fino a 2.500 chilometri e una precisione “nell’ordine dei metri”. L’anno scorso il South China Morning Post ne ha riportato il dispiegamento nel sud-est della Cina. Che Pechino stia già testato tecnologie nuove di questa categoria non sarebbe poi così sorprendente. Il “momento Sputnik” è rappresentato piuttosto dal loro possibile impiego.
Hyten parla non a caso di arma “first-use”, che consentirebbe cioè all’avversario di assestare un primo colpo capace di inibire ogni capacità di risposta. Soprattutto se si considera la combinazione tra i vettori ipersonici e le centinaia di nuovi silos missilistici che la Cina sta costruendo e che hanno già preoccupato Washington. “Hyten – spiega l’emittente Usa – crede che i cinesi potrebbero un giorno avere la capacità di lanciare un attacco nucleare a sorpresa contro gli Stati Uniti”. In tal senso, la capacità cinese di first-use significherebbe un cambio di equilibrio rilevante tra le due superpotenze, costringendo gli Stati Uniti a dotarsi della stessa capacità per poter reggere il presunto nuovo livello di deterrenza. D’altra parte, Hyten ha per lo più confermato le cose già emerse dalla Difesa americana. Si è trattato di “un missile a lungo raggio” che “ha fatto il giro del mondo, per poi scendere come veicolo a planata ipersonico fino in Cina, impattando su un obiettivo nel Paese”. Ci sarebbe andato “abbastanza vicino”, probabilmente di qui 38 chilometri già comunicati dal Financial Times.