A pochi giorni dalle indiscrezioni sull’attenzione dell’agenzia israeliana verso il continente, escono i dettagli di un’operazione contro cinque uomini, arruolati e addestrati dai Pasdaran, che organizzavano attentati contro turisti e uomini d’affari in Tanzania, Ghana e Senegal
Il Ciad è stata tra le prime destinazioni per David Barnea da quando a giugno ha assunto la direzione del Mossad. Il capo dell’agenzia d’intelligence israeliana è stato a luglio nel Paese dell’Africa centrale, che confina con due Stati di grande interesse per i servizi di informazione e sicurezza di Gerusalemme: a Nord con la Libia e a Est con il Sudan.
Come ha spiegato il sito specializzato Intelligenceonline.com, la visita è servita a dimostrare il rapporto tra i due Paesi, con il Ciad che è primo sostenitore dell’ingresso di Israele nell’Unione africana come osservatore. Ma soprattutto è stata utile per fissare una nuova priorità per il Mossad: l’Africa.
E forse non è un caso che a pochi giorni dalla pubblicazione di Intelligenceonline.com, sito dal gruppo francese Indigo Publications (ed è nota l’attenzione di Parigi verso il Ciad e l’Africa più in generale), la stampa israeliana abbia raccontato la prima grande operazione del Mossad sotto la guida di Barnea. C’è l’Africa. E c’è, non poteva che essere così, l’Iran, il nemico numero uno di Israele. L’emittente Keshet 12 ha rivelato che il Mossad ha sventato attentati iraniani contro ebrei e cittadini israeliani, turisti e uomini d’affari, in Africa.
Grazie anche a informazioni provenienti “da servizi di intelligence occidentali”, le forze di sicurezza in Tanzania, Ghana e Senegal hanno arrestato cinque soggetti che erano stati reclutati dalla Forza Quds, l’unità d’élite dei Pasdaran guidata fino alla sua morte da Qassem Soleimani, il generale a capo del progetto espansionistico della Repubblica islamica ucciso da un drone statunitense a Baghdad nel gennaio dell’anno scorso. Una volta addestrati in Libano, i cinque hanno fatto ritorno nei Paesi africani dietro il protesto degli studi religiosi. Ma avevano degli obiettivi: i turisti israeliani durante i safari in Tanzania e gli uomini d’affari nei centri ebraici e israeliani in Ghana e Senegal.
Keshet 12 ricorda alcuni precedenti. A inizio ottobre Matan Sidi, portavoce del primo ministro israeliano Naftali Bennett, aveva accusato l’Iran di star pianificando un attentato contro israeliani a Cipro. Dichiarazioni rilasciate dopo un arresto a Nicosia di un azero con passaporto russo, di 39 anni con “una pistola e delle cartucce”: un “caso delicato”, l’ha definito Stelios Papatheodorou, capo della polizia cipriota. Ad agosto il quotidiano colombiano El Tiempo ha rivelato che l’intelligence colombiana ha sventato un piano terroristico iraniano contro uomini d’affari israeliani nel Paese sotto la regia di Rahmat Asadi, agente della Forza Quds.
Ma non sono gli unici precedenti. Limitiamoci all’anno in corso. A febbraio Heidi Berg, direttrice del comparto intelligence dell’AfriCom, ha rivelato che l’Iran stava cercando di organizzare attacchi terroristici in Etiopia (e forse in altri Paesi dell’Africa) contro obiettivi legati a Emirati Arabi Uniti, Israele e Stati Uniti – ossia, come notavamo su Formiche.net l’asse che si è prodotto dopo la firma degli Accordi di Abramo. A gennaio, invece, nel giorno in cui Israele e India celebravano i 29 anni dall’apertura dei rapporti diplomatici, una bomba era stata fatta esplodere nei pressi dell’ambasciata israeliana a Nuova Delhi: la cellula sarebbe stata arruolata dall’Iran tramite un’università e addestrata dalle forze d’élite di Teheran.
(Foto: David Barnea, a sinistra, con il primo ministro Naftali Bennett – Haim Tzach/GPO)