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Nunzia Ciardi e la rete dell’informazione nella realtà ibrida

Il boom di vita onlife legato al Covid ha portato a un aumento delle truffe e dei crimini digitali. La vice direttrice dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale è intervenuta all’Università della Tuscia per raccontare il suo lavoro e mettere in guardia gli studenti: “Tutti noi dobbiamo rendere l’ecosistema digitale migliore e accessibile”

All’Università della Tuscia di Viterbo questa mattina in cattedra è salita Nunzia Ciardi per una lectio altamente tecnica sul perimetro cyber e la rete dell’informazione. Moltissimi i dati raccolti relativi alla gestione delle piattaforme, all’informazione e ai profili nell’ecosistema digitale. Ad accogliere la vice direttrice dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale è stato il direttore di Dipartimento prof. Giovanni Fiorentino che ha subito ribadito l’importanza dell’evento che ha visto la partecipazione di tantissimi studenti in presenza e online.

Ciardi ha confermato la necessità, manifestata da Fiorentino, di preparare professionisti competenti e di far anche operare, in sinergia, le università con l’Agenzia cyber. Dopo l’esposizione della numero 2 dell’Acn è stata la volta del prof. Michele Zizza, titolare della Cattedra di Culture Digitali, che si è rivolto agli studenti sottolineando il concetto di multidisciplinarietà per vivere e lavorare in una società virtuale in continua trasformazione che, attualmente, si compone di sei paradigmi strutturali, considerando anche il metaverso.

Diversi gli aspetti e i numeri nel rapporto della direttrice, tra cui l’aumento di iscritti alle piattaforme di social network nel solo 2020, pari al 6%, ovviamente legato anche al cigno nero del Covid. Ancora, 125% di devices a disposizione degli italiani, più di uno a testa. E poi, sempre nel 2020, la conferma che gli italiani sono sempre più connessi: 6 ore al giorno di cui 2 esclusivamente sui social network.

Proprio sulle piattaforme si è aperto il dibattito sui crimini provenienti dal dark web, in cui è possibile costruire profili fake che transitano poi in superficie e promuovono crimini di diversa natura tra cui quello delle truffe o delle media campaign denigratorie capaci di influenzare processi strategici per la vita di un Paese.

A rivedere il termine digitale, sempre più obsoleto nella vita onlife, è stato il professor Mario Pireddu, presidente del Corso di Laurea Magistrale in Informazione Digitale che ha condiviso con Ciardi il cambio di paradigma, anche di natura antropologica, partendo dalla scuola di pensiero di McLuhan.

Molta attenzione è stata rivolta anche al modo di rivedere la società secondo le nuove regole di mercato, di formazione, di assistenza e servizi che, nella bellezza della quotidianità onlife nascondono minacce capaci di annientare infrastrutture sensibili con le relative ripercussioni sulla società stessa e sulle persone. “La società iperconnessa in cui viviamo è costruita da bravi tecnici capaci di operare in backend con responsabilità morale e capacità di giudizio ma, perché ciò avvenga, tutti noi siamo chiamati a partecipare, nelle rispettive competenze, per garantire che l’ecosistema in cui viviamo sia un luogo migliore e accessibile a tutti” – ha concluso Ciardi.


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