Nel 2017 in Senato è stata depositata una proposta interessante dei senatori Nannicini e Richetti definita in ogni particolare per i giovani, che dà indicazioni su come arrivare ad assicurare loro garanzie attraverso un sistema di equilibri da raggiungere e di responsabilità. L’intervento di Raffaele Bonanni
Il capitolo pensioni dai lontani anni ’50 ha tenuto banco negli ambienti politici e sociali. È da allora che una parte importante del consenso ha riguardato il tema pensionistico: come dovesse essere cambiato, innovato, regolato.
Molti governi si sono indeboliti a causa di questo tema, e fiumi di proposte e di polemiche hanno alimentato aspettative talvolta risolte, ma molte altre volte no. Un argomento così caldo ha provocato spinte orientate a modifiche negli assetti economici e nelle regolazioni normative esistenti, al punto che non è mai accaduto che le leggi previdenziali siano rimaste in vigore oltre la durata della legislatura. Anche in questa XVIII legislatura ci sono stati cambiamenti consistenti con “Quota 100”, che è stata già rimossa, e pensioni di cittadinanza.
Così vanno le cose: arriva un governo e fa una riforma, poi arriva un altro, la cambia e ne fa una sua. Insomma è una tela di Penelope che non si conclude mai; persino dopo la legge Fornero, che nei fatti fu data in garanzia alla Ue per placarne le ire per le persistenti trasgressioni riguardo al debito pubblico non assottigliato ed anzi ingigantito. Ora, dopo la modifica di Quota 100, ecco che si stanno creando già altre condizioni per un ennesimo cambiamento.
È di questi giorni la notizia data dallo stesso presidente Mario Draghi riguardo al confronto sui temi previdenziali con il sindacato, dopo appelli ed annunci di scioperi, confronto che dovrà concludersi entro marzo, prima del varo del documento di programmazione economica e finanziaria. La richiesta delle confederazioni è quella di aiutare soprattutto i lavoratori che svolgono lavori gravosi ad andare in quiescenza prima del limite stabilito per tutti. Ma se si riapre nuovamente la questione previdenza, sarà difficile per l’ennesima volta non dare segnali di risposta ai giovani che dovranno andare in pensione tra 20-30 anni.
Ormai è consuetudine nel dibattito italiano che ogni qualvolta che ci si dispone ad una scelta da fare sulla previdenza, si tira in ballo la giusta e fondata questione giovanile molto esposta nel futuro a pensioni da fame, a causa di una vita lavorativa spesso condizionata da ritardi di ingresso al lavoro, da interruzioni e da bassi salari e dunque striminzite contribuzioni.
Ormai penso che sia cinico paventare spesso una vecchiaia grama per loro, senza trarne le conclusioni. Ci è chiaro che il modo migliore per sventare questi sconsolanti pronostici, è organizzare meglio il sistema Italia in modo che le attività produttive prosperino per la stabilità occupazionale e la buona redistribuzione salariale e conseguentemente contributiva. Dunque la risposta ai giovani va data con garanzie previdenziali sin d’ora, per rassicurarli rispetto al futuro. Ad esempio nel confronto annunciato il governo potrebbe rispondere positivamente alle richieste sindacali per la uscita anticipata dal lavoro di alcune categorie di persone impegnate in lavori pesanti e disagiati, attenuando la perdita relativa al calcolo economico.
Si potrebbero in aggiunta incentivare contributivamente scelte contrattate tra imprese e lavoratori, per spostare in mansioni meno impegnative lavoratori anziani provenienti da lavori per rendere più agevole la loro permanenza nelle attività lavorative.
Ma una scelta netta a favore dei giovani va fatta nel rassicurarli che nella peggiore delle condizioni in cui potranno incappare, comunque non percepiranno meno di mille euro mensili come pensione di garanzia. A tale proposito dal 2017 in Senato è stata depositata una proposta interessante dei senatori Nannicini e Richetti definita in ogni particolare per i giovani, che dà indicazioni su come arrivare ad assicurare loro garanzie attraverso un sistema di equilibri da raggiungere e di responsabilità, che potrebbe essere una importante base di riferimento nel confronto sulle pensioni per soddisfare attese tanto celebrate, ma per ora per nulla soddisfatte.