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Quel siluro del G20 che fa tremare Aukus (e Xi gode)

Il riavvicinamento tra Biden e Macron al G20 apre una crisi con l’Australia. Morrison, isolato, attacca Parigi e ingaggia una guerra d’inchiostro con i francesi. Mentre i tre litigano, la Cina di Xi Jinping sorride. Aukus, il patto sui sottomarini nucleari, rischia di arenarsi. Ecco perché

Una scommessa rischiosa. A due mesi dall’annuncio di Aukus, l’alleanza con Regno Unito e Stati Uniti per costruire sottomarini nucleari in funzione anti-cinese, l’Australia inizia a tirare le somme. E il bilancio che ne viene fuori non è proprio roseo.

Basta sondare gli umori di Scott Morrison, il premier australiano che a fine settembre ha giocato la più importante partita politica della sua carriera, e ora rischia di pagarne le conseguenze. Per Canberra la trasferta al G20 di Roma si è rivelata una debacle diplomatica. Ha confermato la rottura ormai insanabile con la Francia, che ha visto andare in fumo un contratto da 56 miliardi di euro per la fornitura di sommergibili al governo australiano.

Ma ha anche tolto ogni dubbio su quali siano le priorità degli Stati Uniti di Joe Biden. A due ore dall’atterraggio a Fiumicino, il presidente americano non ha perso tempo. Un bilaterale con Emmanuel Macron ha offerto l’occasione per un inaspettato mea culpa pubblico. Biden ha definito “goffa” l’operazione Aukus. E soprattutto ha preso le distanze dall’Australia. La Casa Bianca, ha promesso “di fronte a Dio” il presidente democratico, era convinta “che la Francia fosse stata informata ben prima” dello strappo di Canberra. Macron, da parte sua, ha rincarato la dose. Ai cronisti che gli chiedevano se pensasse che Morrison gli avesse mentito, il titolare dell’Eliseo ha risposto secco: “Non lo penso. Lo so”.

Tanto è bastato per scatenare un putiferio diplomatico. Tornato a casa, Morrison si è trovato sotto un fuoco incrociato. Da una parte le critiche dei Labor, pronti a cavalcare i passi falsi del premier conservatore alle prossime elezioni. Dall’altra la stampa: per il Sidney Morning Herald, il G20 è stato “un disastro politico e diplomatico”. Nel giro di tre giorni, l’Australia ha realizzato che per Washington alcuni alleati “sono più alleati di altri”. E ha perfino attirato le critiche dei potenti del mondo per le reticenze al piano di riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2050, non diverse da quelle manifestate da Cina e India.

Stizzito, il premier australiano ha deciso di rispondere. Così dal suo team è atterrato sulle pagine dell’Australian, quotidiano vicino al governo, il testo di un messaggio inviato da Macron a Morrison tre giorni prima dell’annuncio di Aukus: “Devo aspettarmi buone o cattive notizie per i nostri piani comuni sui sottomarini?”. La Francia, spiega il quotidiano in una lunga ricostruzione degli eventi, era a conoscenza dei dubbi degli australiani sulla commessa di sommergibili. Il leak non è piaciuto a Parigi, neanche un po’. “Un minimo storico” nei rapporti bilaterali, ha tuonato questo mercoledì l’ambasciatore francese a Canberra, Jean-Pierre Thébault.

Mentre la crisi galoppa, le speranze che il patto Aukus prenda vita in tempi rapidi vanno affievolendosi. La marcia indietro di Biden a Roma ha minato la credibilità dell’iniziativa tripartita sui sottomarini, e potenzialmente l’intera strategia asiatica della Casa Bianca, avvisa l’Editorial Board del Wall Street Journal con un durissimo editoriale. L’Australia “si è presa un rischio sfidando la coercizione economica cinese, e un ora un Paese di 26 milioni di persone dipende dalla difesa degli Stati Uniti – scrive il quotidiano newyorkese – Biden la scorsa settimana ha inviato un messaggio sbagliato”.

Alla confusione si aggiungono gli ostacoli tecnici sul cammino di Aukus. Ci vorranno 18 mesi di consultazioni fra Londra, Washington e Canberra solo per produrre un documento d’intesa. E i tempi di realizzazione della nuova flotta – dodici sottomarini a propulsione nucleare – sono biblici: ci vorranno tra i 20 e i 25 anni prima che la consegna sia completata. La Cina ha già una flotta di circa 60 sottomarini, di cui 12 a tecnologia nucleare, e ha intenzione di accelerare la produzione nei prossimi dieci anni.

Affondando la commessa francese, che prevedeva la consegna dei sottomarini convenzionali entro circa dieci anni, il governo australiano ha corso un rischio non indifferente. Lo ha fatto anche Biden tornando così platealmente sui suoi passi di fronte a Macron durante il G20.

Oggi l’Australia, che negli ultimi anni ha deciso di sfidare a viso aperto la pressione economica e politica cinese, dal bando di Huawei dalla rete 5G alla legge sulle “interferenze estere” deplorata da Pechino, si trova più esposta di prima. E l’effetto “spillover” di Aukus tra i Paesi della regione, pronti a seguire Biden e alleati nel contenimento cinese, potrebbe esaurirsi presto. Con un risultato imprevisto: mentre prosegue la baruffa diplomatica tra i litiganti francesi, americani e australiani, potrebbe essere un quarto attore, la Cina di Xi Jinping, l’unico a godere.


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