Per i dirigenti scolastici nuove norme anti Covid-19. Il protocollo del ministero della Salute, in via di licenziamento, rivede la tipologia di intervento scolastico e Asl, nei casi di positività tra alunni e docenti. Se si registrerà un caso solo di positività al Covid-19 in una classe, i compagni, ossia la classe deve sospendere le lezioni in presenza e tutti i compagni di classe debbono sottoporsi al tampone. Se questo risulta negativo gli studenti possono subito rientrare in classe. Il tampone va ripetuto dopo 4-5 giorni. In caso di una ulteriore positività nella medesima classe gli alunni vaccinati o guariti dal Covid-19 negli ultimi sei mesi saranno sorvegliati con test, gli altri dovranno andare in quarantena.
Se i casi totali di positività saliranno a tre tutta la classe andrà in quarantena. I docenti che hanno avuto casi positivi in classe dovranno fare il tampone, se negativo torneranno in classe. Se positivo poiché, non vaccinati o guariti dal Covid-19, andranno in quarantena. Per coloro che hanno fatto il primo tampone ne faranno un altro dopo 4-5 giorni, per gli altri dopo una decina di giorni.
Se invece un docente risulta positivo tutti gli alunni della classe dovranno essere sottoposti a tampone e resteranno in classe solo se negativi, ovviamente ripetendo il test dopo 4-5 giorni. Se al secondo tampone saranno negativi si seguirà il protocollo dello studente positivo di cui sopra.
Il protocollo molto dettagliato sembra efficace sulla carta. Il dubbio principale è che gli estensori del protocollo forse pensavano alla scuola primaria nella cui singola classe lavorano due insegnanti e al massimo hanno due classi. Ma alle superiori abbiamo docenti che insegnano in molte classi. Dalle cinque classi (potenzialmente 130-140 alunni), per esempio, dei docenti di lingue o matematica, a docenti che entrano in 9 classi (quelli di scienze motorie, ad. es.), sino ai docenti di IRC (religione cattolica), con 18 classi. Inoltre i docenti parlano tra di loro, quindi dovrebbero esser posti in quarantena anche tutti i colleghi con cui il docente ha parlato/discusso durante le ultime 48 ore.
Bisognerebbe avere a disposizione un tampone rapido, per esempio quello salivare, di cui si parla da mesi. O quello di nuova generazione, il “To”. E, magari, destinare agli istituti un insegnante-Covid di meno e, al suo posto, un infermiere, la cui presenza non è più procrastinabile. Si occuperebbe del tampone rapido da somministrare nelle infermerie scolastiche, rafforzando così la sorveglianza sanitaria, e trasmettendo a studenti e famiglie maggiore serenità.
Inviare al tampone ogni settimana centinaia di ragazzi si rischia il panico e la eventuale contestazione da parte delle famiglie, oltre al sovraffollamento delle hub o siti destinati ai tamponi. Partirebbe il fronte di quelli del “torniamo alla dad”.