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I sindaci? Un asso per il Pd. E sul Movimento… Parla Ricci

Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci a margine dell’incontro con il segretario Letta: “Gli italiani pensano che Draghi debba stare a palazzo Chigi e Mattarella al Quirinale. Quest’ultimo potrebbe accettare un bis soltanto nel caso in cui glielo chiedessero tutti. Mantenere questo assetto, darebbe stabilità al Paese”. E su Di Battista: “Ha poco a che fare con i riformisti, mentre i 5 Stelle si sono orientati su scelte europeiste”

“Il Pd ha una carta vincente, in vista delle elezioni politiche: il partito dei sindaci è pronto”. Il primo cittadino di Pesaro Matteo Ricci è reduce dall’incontro con i colleghi dei territori e il segretario del Pd Enrico Letta. Per lui, l’operazione di ricucitura è fondamentale anche per evitare che la sua leadership sia messa in discussione, dal basso. Letta giura che il correntismo tipico dello schieramento dem sia sostanzialmente superato. Lo stesso Ricci conferma un clima irenico. L’occasione di incontro è stata funzionale a gettare le basi per “le strategie da mettere in campo: noi sui territori abbiamo dimostrato di saper sconfiggere la destra. Ora Letta da coach ci deve dire come muoverci”.

I sindaci come potrebbero essere utili al Pd in questa fase?

Il 70% dei sindaci nelle città italiane appartiene allo schieramento progressista. Noi siamo pronti a fare la nostra parte e possiamo essere una risorsa per il Pd, anche in vista delle prossime politiche. Abbiamo dato una grande prova di forza e di spessore politico.

Dalle parole del segretario è emersa la volontà di prepararsi all’era del dopo Draghi. Che cosa si aspetta?

Il governo sta definendo nuovi perimetri sulle cose da fare. Sulla linea rigorista sul contrasto al Covid, ne è l’esempio il nuovo decreto. Ci sono forze politiche responsabili e forze politiche molto più ambigue. L’europeismo sta rimescolando le categorie del passato. Ed è evidente che in Europa si sta marcando la differenza tra europeisti e sovranisti. La destra italiana si trova per la stragrande maggioranza nel solco dei sovranisti. Molti pensavano che l’esperienza di questo governo avrebbe diviso il Movimento 5 Stelle e Pd e invece non ha fatto altro che unirli. Ed è su questo che dobbiamo lavorare. Ma il grosso problema dell’eventualità di andare a elezioni, è la legge elettorale.

In che senso?

Se non si cambia la legge con un proporzionale al 5% sul modello tedesco, è difficile che il governo Draghi possa avere una prospettiva oltre il 2023. Se vogliamo stanare i moderati del cdx che vogliono essere più liberi dai sovranisti, occorre cambiare la legge elettorale. È un modo per capire se gli interlocutori del centrodestra moderato fanno sul serio oppure fanno delle chiacchiere. Nella prospettiva delle elezioni, non vedo alternative al campo largo col Movimento 5 Stelle. Dunque agli altri leader di partito, Calenda in testa, dico di non fare gli schizzinosi. Anche perché, se la legge rimane quella vigente, il campo largo deve essere formato da Pd-5 Stelle e Azione. L’alternativa è lasciare il Paese in mano alle destre.

Lei è convinto che si vada a elezioni anticipate?

Non credo alle elezioni anticipate. Ma credo aumenteranno le pressioni per portare Draghi al Quirinale. Con l’idea di mettere in salvaguarda la presidenza della Repubblica. Gli italiani pensano che Draghi debba stare a palazzo Chigi e Mattarella al Quirinale. Quest’ultimo potrebbe accettare un bis soltanto nel caso in cui glie lo chiedessero tutti. Mantenere questo assetto, darebbe stabilità al Paese.

Di Battista, in un’intervista al corriere “condanna” il Movimento 5 Stelle. L’accusa è quella di essersi “schiacciato” sulla posizioni del Pd. È d’accordo con questa lettura?

Di Battista ha poco a che fare con i riformisti, mentre i 5 Stelle si sono orientati su scelte europeiste. È stato fatto un percorso di maturazione da parte dei grillini. Di Battista invece è un movimentista di destra. Il Movimento ha compiuto una profonda trasformazione, maturata nella richiesta di aderire, in Europa, al gruppo dei socialisti. I barricaderi, poco hanno a che fare con i riformisti.

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