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Dove andrà la sinistra? Quirinale, Pd e sovranisti visti da Fassina

Il deputato di Leu: “Appoggeremmo Draghi, ma crediamo ci siano altre figure capaci”. E sui sovranisti: “Dicono di volere il premier al Colle, mentre strizzano l’occhio a Orban: lo fanno solo per toglierlo da Palazzo Chigi per andare a elezioni anticipate”

“Il campo progressista allargato deve puntare a rinforzare l’asse tra Pd e Movimento 5 Stelle. Ed è lì, con loro, che troveremo la convergenza per il successore di Sergio Mattarella”. Stefano Fassina, deputato di Leu e membro della commissione Bilancio alla Camera fa capire che l’intesa col Pd “è massima”. Il suo gruppo, come tutti quelli di piccola entità, potrebbe giocare un ruolo fondamentale nella designazione del futuro inquilino del Colle.

Fassina, la linea del Pd è quella di non sbilanciarsi fino a gennaio sul successore di Mattarella. Voi avete qualche da proporre?

Condivido la linea intrapresa dal segretario Enrico Letta. Questo continuo sparare nomi è parte di una metodologia politica stucchevole che non mi appartiene. Non mi pare l’approccio corretto per un passaggio così delicato. Nomi noi ancora non ne facciamo.

Ribaltiamo la prospettiva. Potreste appoggiare l’ipotesi Draghi come successore di Mattarella?

Sicuramente il presidente del Consiglio avrebbe tutte le caratteristiche di credibilità e di garanzia che il ruolo richiede. Ma credo anche che terminare anticipatamente la legislatura sia rischioso. D’altra parte c’è un elemento che va tenuto nella debita considerazione: il presidente Mattarella ha fatto chiaramente capire che l’ipotesi di una proroga del suo mandato è assolutamente esclusa. Rispettiamo questa volontà, prendiamone atto e rispettiamo la Costituzione.

Nel 2015 Napolitano fu ‘costretto’ a rimanere al Quirinale. 

Infatti dobbiamo evitare proprio che si ripeta uno scenario simile. Quella del 2015 fu una totale disfatta della politica che ha abdicato a uno delle sue principali prerogative. Ma, a ben guardare, anche il fatto che ora Draghi sieda a Palazzo Chigi è in qualche misura una sconfitta di partititi e parlamento.

Quindi l’ipotesi Draghi al Colle sarebbe accolta comunque con riserva. 

Non si tratta di avere delle riserve. Penso però che, oltre a Draghi (figura di altissimo profilo e che appoggeremo, qualora si presentasse l’occasione) esistano anche altre personalità di indiscutibile caratura in grado di interpretare il ruolo di Capo dello Stato.

Nomi non se ne fanno?

No, non mi piace, gli l’ho detto.

Su Draghi potreste trovarvi d’accordo anche con il fronte sovranista che, seppur all’opposizione (FdI) sembra essere moderatamente aperturista all’ipotesi dell’attuale premier al Colle. 

Questo è un problema tutto della destra.

Che significa?

E’ un’incoerenza totale. Salvini e Meloni in Europa vanno a braccetto con Orban e la Polonia, poi propendono per Draghi al Quirinale. E’ una contraddizione in termini. Tanto più che al Capo dello Stato è demandata anche la salvaguardia dei rapporti con l’Europa. Draghi è un convito europeista federalista. Meloni e Salvini no, eppure dicono che lo appoggerebbero.

Dunque secondo lei è un appoggio di facciata?

E’ un appoggio strumentale per ‘levarlo’ dall’esecutivo e andare a elezioni anticipate.

La controffensiva del campo progressista qual è?

Più che di controffensiva parlerei di appoggio al Governo in carica senza esitazioni o titubanze ambigue. Poi, è evidente che il campo progressista potrà essere efficace soltanto rinsaldando il rapporto fra il Pd e il Movimento 5 Stelle.

Difendendo il reddito di cittadinanza?

Certo. Si tratta di una misura di contrasto alla povertà che deve essere mantenuta Questo argine all’impoverimento non può essere abbattuto.

C’è chi sostiene che Letta si stia concentrando sulla Legge di Bilancio per sviare dal problema della mancanza di un nome spendibile per il Quirinale. E’ d’accordo con questa lettura?

No. E’ una lettura pretestuosa. L’approvazione della legga di Bilancio, in particolare in questa fase, è fondamentale anche perché deve ancora iniziare l’iter al Senato.

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