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Non si fa nuova economia senza geopolitica. Cerra (Ced) spiega perché

Se il Trade and Technology Council rappresenta il primo concreto segnale di una nuova era di cooperazione transatlantica tra Stati Uniti e Unione Europea, l’accordo sui dazi di alluminio e acciaio annunciato a margine del vertice del G20 tenutosi a Roma, ne sancisce l’effettivo avvio. Ue e Usa insieme possono vincere la sfida con la Cina. L’intervento di Rosario Cerra, fondatore e presidente del Centro Economia Digitale

Stiamo assistendo a un profondo cambiamento dell’ordine geopolitico, a una fase cruciale in cui politica ed economia viaggiano su binari paralleli, una fase in cui le strategie di sviluppo dell’economia, anche dei territori, non possono non tenere conto di uno scenario globale tanto importante e pervadente.

Si sta, infatti, giocando a livello mondiale una nuova partita, tra le più importanti del prossimo futuro, in cui Unione Europea e Stati Uniti ambiscono a scendere in campo insieme per vincere la sfida con la Cina. Il Trade and Technology Council (Ttc), la piattaforma di confronto che vedrà Unione Europea e Stati Uniti collaborare in ambiti tecnologici e commerciali, rappresenta il primo concreto segnale di questo riavvicinamento. Nella riunione di avvio dei lavori tenutasi a Pittsburgh nel mese di settembre, in cui si è discusso dell’importanza di valori come i diritti umani e dei lavoratori e di contrastare pratiche economiche e politiche “non di mercato”, il riferimento alla Cina non era esplicito ma facilmente intuibile.

Siamo chiaramente nel bel mezzo di un antagonismo non solo commerciale con la Cina, in cui gli strumenti sono “digitali”: al centro della disputa per la supremazia strategica vi è tutto ciò che consente la realizzazione della tecnologia, basti solo pensare alle terre e ai metalli rari, necessari alla produzione di almeno duecento prodotti, tra cui microchip, sistemi radar e sonar, computer, cellulari, veicoli elettrici, etc., per i quali la Cina possiede le maggiori riserve ed è attualmente dominatore del mercato, gestendo il 93% circa del fabbisogno internazionale.

Le infrastrutture tecnologiche e digitali ricoprono oggi, più che mai, un ruolo fondamentale per consentire a uno Stato, a una Federazione o Unione di Stati, la propria capacità decisionale e di azione, ovvero la propria autonomia strategica, specialmente durante i momenti di crisi e le fasi di emergenza, che sempre più spesso caratterizzano un contesto globale complesso e fortemente interconnesso. La questione di chi possiede e produce le tecnologie e di chi ne fissa gli standard e le regole di utilizzo è quindi diventata centrale nel definire gli assetti a livello geopolitico.

L’intesa tra Stati Uniti e Unione Europea è fondamentale per vincere la competizione con la Cina e il Ttc rappresenta il terreno ideale per avviare una diagnosi comune delle mancanze, studiare le varie possibilità di cooperazione, soprattutto riguardo la cruciale catena di approvvigionamento dei semiconduttori, in base ai rispettivi punti di forza, e stabilire principi comuni sulle questioni relative al commercio globale e alle tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale.

Se il Ttc rappresenta il primo concreto segnale di una nuova era di cooperazione transatlantica tra Stati Uniti e Unione Europea, l’accordo sui dazi di alluminio e acciaio annunciato a margine del vertice del G20 tenutosi a Roma, ne sancisce l’effettivo avvio. E la semplicità con cui l’accordo è stato raggiunto, mettendo fine a un conflitto che si trascinava dai tempi dell’amministrazione Trump, dimostra chiaramente quanto gli Stati Uniti siano convinti nel voler ingaggiare l’Europa come partner in una competizione globale.

È in atto un complesso cambiamento dell’ordine geopolitico, in cui il nostro Paese ha il potenziale per essere uno degli attori principali: sicuramente gli Stati Uniti hanno bisogno che l’Italia li sostenga sulle questioni centrali, soprattutto in questo momento in cui altri importanti alleati europei, Germania, Francia e Gran Bretagna, sono maggiormente impegnati a risolvere questioni interne.

In un simile quadro, l’execution del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e quindi l’attuazione delle strategie a livello territoriale, non può non avere piena contezza di tali dinamiche, legate alla necessità di un ritorno al multilateralismo, alla ricerca di una sovranità tecnologica, per il cui raggiungimento è necessaria l’attivazione di partnership affidabili, e non può non tenerne conto. Per farlo, occorre però che si impieghino competenze realmente in grado di cogliere tali dinamiche in atto.

Oggi si può fare vera economia solo comprendendo bene la geopolitica.

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