Cosa c’è sul tavolo dell’incontro (virtuale) tra i leader di Stati Uniti e Russia? Per Washington un’invasione dell’Ucraina è possibile a inizio 2022, ma “c’è ancora spazio per la diplomazia” come ha detto il capo del Pentagono
Il rovesciamento dei ruoli è uno dei tòpoi della letteratura antica e consiste nel capovolgere una situazione dal punto di vista pratico e concettuale — l’effetto di spaesamento che si produce comporta anche una vis comica, l’espediente è sovente componente comica e satirica. La descrizione rapida di questo genere di artificio letterario e teatrale è utile per incasellare Mosca quando accusa Kiev di volerla attaccare — quando invece cresce la preoccupazione che un’invasione russa del Donbas, dove i separatisti filo russi sono ancora in guerra dal 2014, sia plausibile nel giro di pochi mesi.
La Russia usa la retorica e la propaganda per giustificare l’ammassamento di truppe che da settimane si trova al confine ucraino. Allo stesso tempo comunque soffre la sindrome di accerchiamento prodotta dall’allargamento orientale della Nato — una potenziale inclusione dell’Ucraina è in discussione da oltre un decennio e, sebbene apparentemente congelata, viene sofferta da Mosca come un problema di sicurezza nazionale.
Attorno a questo ruota parte del vertice in videoconferenza tra Joe Biden e Vladimir Putin. Sul bordo (baratro?) delle tensioni ucraine i due leader tornano a parlarsi, per la seconda volta dopo il faccia a faccia di giugno e dopo la chiamata a luglio (questi i due contatti noti). Nonostante le relazioni siano rimaste sostanzialmente tese, questi contatti hanno portato a una maggiore cooperazione sulla cybersecurity con la formazione di un gruppo di esperti Usa-Russia contro il cybercrime e un’effettiva diminuzione del numero e della gravità degli attacchi ransomware, ricorda Eleonora Tafuro Ambrosetti, che per l’Ispi segue Russia e Asia Centrale.
”Però il focus della chiamata di domani sarà più nello specifico l’Ucraina. E qui le opportunità di cooperazione sono decisamente più limitate: le famose linee rosse della Russia che Biden ha criticato con forza sembrano ora includere non solo una piena adesione dell’Ucraina alla Nato, ma anche la sempre crescente assistenza militare statunitense a Kiev”, spiega Tafuro Ambrosetti a Formiche.net.
Due giorni fa, Lloyd Austin, segretario alla difesa degli Stati Uniti, ha detto che il Pentagono rimane molto preoccupato per la situazione al confine: “Se guardiamo il numero di forze che sono nella regione di confine, se guardiamo alcune delle cose che stanno accadendo nello spazio di informazione, se si guarda a ciò che sta accadendo nel dominio cibernetico, questo solleva davvero la nostra preoccupazione”, ha precisato parlando al Reagan National Defense Forum in California.
La pressione russa è multidimensionale: le forze del Cremlino sono schierate a tenaglia attorno al Donbas — dal Mar Nero alla Bielorussia. In più Mosca ha montato una campagna di guerra informativa, sia i media che i social network battono pesantemente sulle crepe interne all’Ucraina. Le attività nel dominio cyber potrebbero trasformarsi facilmente in attacchi — è già successo. È possibile che queste pressioni e operazioni psicologiche servano a preparare o indurre una destabilizzazione di cui approfittare?
Da qualche settimana si parla di una potenziale invasione: la Russia potrebbe spingersi a tanto? “Credo che i recenti movimenti militari russi vicino al confine, più che volti a preparare un’ulteriore annessione di territorio ucraino (dopo la Crimea, ndr), servano piuttosto a rafforzare la posizione negoziale russa in questa difficile contrattazione con gli Stati Uniti”, risponde Tafuro Ambrosetti. Possibile che Mosca voglia portare la questione sul piano bilaterale per trattare l’Ucraina all’interno di un quadro più ampio.
D’altronde lo stesso Austin ha detto che c’è ancora ampio spazio per la diplomazia, pur ricordando che “hanno già invaso in precedenza” (riferimento a quanto accaduto con la Crimea): “Rimarremo impegnati con i nostri alleati […] e i nostri partner nella regione. E continueremo a fare tutto il possibile per aiutare a fornire all’Ucraina la capacità di proteggere il suo territorio sovrano”, ha detto il capo del Pentagono.
Un funzionario dell’amministrazione Biden ha fatto sapere al Financial Times che i piani di Mosca “comportano un’offensiva militare contro l’Ucraina già all’inizio del 2022 con una scala di forze doppia rispetto a quella che abbiamo visto la scorsa primavera durante il rapido rafforzamento militare della Russia vicino ai confini”. Più o meno, secondo i dati forniti da Washington, ci saranno 175mila uomini, più unità di artiglieria e equipaggiamenti – oltre la metà sono fermi lì da aprile, quando il Cremlino ordinò un aumento della presenza militare che portò al precedente dialogo tra Putin e Biden.
Prima di dirigersi al ritiro presidenziale di Camp David venerdì sera, Biden aveva detto: “Siamo a conoscenza delle azioni della Russia da molto tempo e la mia aspettativa è che avremo una lunga discussione”. “Quello che sto facendo è mettere insieme quello in cui credo […] sarà l’insieme più completo e significativo di iniziative per rendere molto, molto difficile per il signor Putin andare avanti e fare ciò che la gente teme possa fare”, ha detto il presidente degli Stati Uniti: “Questo è in gioco in questo momento”.
Un portavoce dell’ambasciata russa a Washington ha riferito ai media che la Russia “non è una minaccia per nessun paese”, spiegando che il dispiegamento di truppe russe “sul territorio nazionale è un nostro diritto sovrano e non è affare di nessuno. Sono la Nato e i suoi stati membri che stanno incautamente spostando le loro forze militari e le loro infrastrutture ai confini della Russia”.