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L’incubo del caro gas tra geopolitica e alleanze. L’Ue in un vicolo cieco?

Geopolitica e business avvolti da un destino comune: le basse temperature causano un picco della domanda e le riserve non sono state rabboccate durante l’estate, in una stagione dove il poco vento ha rallentato la produzione delle turbine eoliche. Tutte valutazioni che dovevano essere previste da Stati e regolatori

La transizione energetica, in questo scorcio di 2021, si sta affiancando al delicatissimo tema del caro gas, che impatta drammaticamente su imprese, famiglie e posti di lavoro. Una sorta di gioco a incastri dove è maledettamente facile restare fisiologicamente impigliati nelle maglie dei buoni propositi e della realtà fatta di mercati, prezzi e contingenze. Matura sempre più la consapevolezza che, nel medio periodo, non sarà sufficiente stanziare bonus o generici fondi per attutire il “colpo”, ma occorrerà una strategia di insieme che coinvolga tutti i big players in campo (e che al momento manca).

Il tutto mentre tre centrali nucleari tedesche andranno in modalità offline tra poche ore, a Gundremmingen, Grohnde sul Weser e Brokdorf, proprio quando i costi dell’elettricità sono triplicati. Il paradigma tedesco è indicativo, perché è in un settore nevralgico dell’Europa che incide su paesi vicini e su economie parallele.

DO UT DES

Da Mosca arriva un’accusa precisa: la mancanza di pianificazione è una delle cause della crisi del gas in Europa. Secondo il vicepremier russo Alexander Novak, i politici europei puntano molto sul mercato, ma consegne di gas puntuali, che oggi sono garantite, potrebbero domani mancare. Questo messaggio in codice (per modo di dire) si basa sulla consapevolezza che occorre una fornitura di gas che copra a pieno la domanda in Europa. “Devono essere create adeguate riserve negli stoccaggi sotterranei di gas, necessarie per attraversare in modo affidabile l’inverno. Se la maggior parte del consumo in Europa sarà sostenuto da consegne a lungo termine da Russia, Algeria e Norvegia, la situazione con i prezzi sarà più stabile”. Mosca annuncia di essere pronta ad incrementare la produzione e l’esportazione di gas, per soddisfare le richieste dei consumatori europei in qualsiasi volume, ha osservato. Ma al contempo Gazprom “ha bisogno di contratti a lungo termine perché sono necessari ingenti investimenti per aumentare la produzione, con un ritorno a lungo termine”.

QUI GRAN BRETAGNA

Stando alle anticipazioni dell’Independent, la Gran Bretagna ha usato il Qatar come fornitore informale di gas naturale di ultima istanza di fronte all’aumento dei prezzi, dopo che il ministro degli Esteri Liz Truss ha visitato la nazione del Golfo nell’ottobre scorso. Va ricordato che in Inghilterra i numeri di gennaio e dicembre 2021 sono parecchio indicativi in questo senso. All’inizio del 2021, i fornitori di energia pagavano 54 pence per term di gas, ma a settembre si sono sfondate le 3 sterline, con un picco di 4,50 sterline prima di Natale. Si tratta di un dato senza precedenti causato anche dal fatto che, da un lato, le basse temperature hanno portato a un picco della domanda e, dall’altro, le riserve di gas non sono state rabboccate durante l’estate, in una stagione dove il poco vento ha rallentato la produzione di elettricità da parte delle turbine eoliche. Il che ha portato le centrali a gas a consumare di più. Tutte valutazioni che dovevano essere previste da Stati e regolatori.

PETROLIO COME MONETA DI SCAMBIO?

Che la crisi energetica si intrecci, pericolosamente, alla geopolitica lo dimostra la possibilità che l’Iran acquisti caccia militari dalla Russia pagando in oil. Secondo alcuni analisti Teheran si prepara ad una commessa di caccia da Mosca, consapevole che un eventuale attacco potrebbe avvenire solo dall’aria e non dal mare. Per cui sembra che i colloqui tra Teheran e Mosca sul punto siano già n uno stadio avanzato e che nelle prossime settimane potrebbero fruttare qualche pre-contratto.

@FDepalo

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