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Perché non possiamo ignorare i terrapiattisti. Il mosaico di Fusi

Il rapporto Censis parla di milioni di italiani che non credono all’esistenza del Covid, convinti che la Terra sia piatta e che l’uomo non sia andato sulla Luna. Dobbiamo denigrarli e ignorarli come fanno certi intellettuali? Educarli a forza? No, perché questo è il morbo della disperazione, non dell’incoltura

Così, non proprio all’improvviso ma con il corredo di stupore che lascia interdetti, ci ritroviamo l’irrazionale sotto casa e vicino a noi, con un pezzo d’Italia che crede l’incredibile e immagina di poter trovare conforto e sostegno nel pensiero magico, anti-scientifico, negazionista. E’ un pezzo d’Italia che viene fotografato dall’ultimo rapporto Censis e che mette paura.

Il 6 per cento, pari a circa 3 milioni di cittadini, semplicemente pensa che il Covid non esiste, non esistono le oltre centomila vittime perché frutto di decessi “altri”, non esistono le varianti e le terapie intensive: tutte bufale inventate dal “potere” per imbrogliare e condizionare. Se possibile, ancor più strabiliante è la percentuale numericamente simile di chi crede che la Terra sia piatta, rifiuto estremo e totalizzante di qualunque prova fisica. Che si appaia in perfetto allineamento con l’altro oltre dieci per cento che rigetta l’impresa spaziale più grande di tutte: l’arrivo dell’uomo sulla Luna. Un’epopea farlocca e decisiva: se sul satellite non abbiamo mai messo piede non possono esserci fotografie del pianeta in forma tonda. Ma certo: sono tutte bugie inventate per farci fessi e farsi gli affari loro.

Si può sorridere con sufficienza e un’alzata di spalle di queste negazioni della realtà, e si può anche derubricarle a scemenze professate da chi invece delle metropoli sogna il ritorno nelle caverne, come sembra fare una certa intellighenzia nostrana che coltiva da sempre un altro atteggiamento da mito e ne affina gli stilemi: la puzza sotto il naso.

Invece non possiamo non preoccuparci. Forse le percentuali possono apparire eccessive, eppure fotografano non solo le cervellotiche fattezze bensì soprattutto l’anima di milioni di italiani che hanno preso per buone le sciocchezze che circolano sui social e i creduto ai cattivi maestri che si annidano dovunque, alcuni perfino nel Palazzo.

C’è una parte non così trascurabile di italiani che non riesce più ad identificarsi nella narrazione positiva e consolante che è possibile trovare soluzione ai problemi. E che non solo contesta le soluzioni ma nega del tutto i problemi. Il pensiero è magico, ma è la magia nera delle macumbe e dei clisteri di candeggina: e il risultato non può che essere la morte. Cosa bisogna fare con queste persone? Come e deve comportarsi il resto della società, quale compito nei loro confronti hanno le istituzioni?

Pensare di convincerli è – restando nel campo – lunare. Bisogna dunque obbligarli con la forza a vaccinarsi, a guardare i documentari tv sugli astronauti, a impedirgli l’acquisto dei detersivi se prima non esibiscono il Green Pass? La verità è che questa massa attratta dalle stregonerie più che dai camici bianchi interroga tutti noi che invece alla scienza crediamo e ai governi chiediamo interventi efficaci e risolutivi.

È gente che da decenni è stata indottrinata sulla base di teorie e atteggiamenti volutamente stordenti perché facevano salire l’audience, titolavano i like, gonfiavano fino ad ubriacarli gli impulsi alla notorietà. I “magici” sono il frutto della propaganda che promette ed assicura misure salvifiche, palingenesi totalizzanti, interventi mirabolanti nonché perennemente contro “loro”.

E che poi quando quelle profezie non si realizzano provocano così tanta frustrazione da muovere verso l’irragionevole, verso il rifiuto assoluto che tanto è più spiazzante e tanto più s’invera nell’animo diventando oltre che credibile,  pronunciabile. Identificativo in particolare, come una medaglia, un segno distintivo: del rifiuto dell’appartenenza al resto del mondo razionale che vuole solo restringere la libertà di pensare e agire.

La pandemia ha disvelato e paradossalmente rafforzato questi sentimenti ma il virus cova da tempo ed in profondità nell’universo della cittadinanza. È il morbo non dell’ incultura ma della disperazione. E una società tanto è più civile e forte quanto più si occupa dei disperati. Il come non ha alternative: è la democrazia. Con i suoi difetti e limiti ma anche con la forza delle proprie ragioni e delle proprie capacità decisionali.

Per non stare nell’iperuranio e fare un esempio concreto, diciamo che la scelta del governo Draghi di non procedere con la vaccinazione obbligatoria sta qui, nella delicatezza di non fomentare le spinte all’irrazionalità. Poi ci si potrà anche arrivare perché la democrazia se necessario si difende pure con le costrizioni. Però guai a sottovalutare o snobbare l’irrazionalità. E’ la stessa miscela, lo stesso propellente che nel secolo scorso portò a due guerre mondiali.

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