La Procura militare e quella ordinaria di Roma hanno depositato gli atti dell’inchiesta sull’ufficiale della Marina accusato di aver passato documenti a un agente diplomatico russo in cambio di 5 mila euro
Le indagini su Walter Biot, l’ufficiale della Marina accusato di aver passato documenti a un agente diplomatico russo in cambio di 5.000 euro, sono chiuse. La Procura militare e quella ordinaria di Roma hanno depositato gli atti, passo che in genere prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.
LE ACCUSE
Gli inquirenti di piazzale Clodio contestano i reati di spionaggio, rivelazione segreto di Stato e corruzione. La procura Militare contesta invece a Biot i reati di “procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio”, “procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato”, “esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio”, “comunicazione all’estero di notizie non segrete né riservate”.
LE TECNICHE
“L’indagato”, si legge in una nota, “effettuava con uno smartphone dedicato rilievi fotografici di documentazione classificata, che aveva possibilità di visionare per il suo ruolo e la sua funzione e, poi, consegnava una micro SD contenente tali foto all’agente diplomatico che” sul momento “gli consegnava la somma di denaro in contanti”.
In un comunicato congiunto il procuratore capo di Roma, Michele Prestipino, e quello militare, Antonio Sabino, spiegano che Biot, “si procurava notizie concernenti la forza, la preparazione e la difesa Militare dello Stato, classificate segrete o riservate, eseguiva, a scopo di spionaggio, con uno smartphone in suo possesso, fotografie di documenti concernenti la forza, la preparazione e la difesa militare dello stato, classificate segrete o riservate e anche non classificate a un agente diplomatico russo dietro compenso di 5.000 euro”.
CHI È IL CAPITANO DI FREGATA
Biot è un capitano di fregata ed era in servizio allo Stato maggiore della difesa III reparto direzione strategica e politica delle operazioni. Sin dal 30 marzo scorso, quando è stato arrestato, Biot si trova nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. I tribunali del riesame e la cassazione hanno sempre confermato la custodia cautelare.
I DOCUMENTI A CUI AVEVA ACCESSO
Documenti classificati, ma “di valutazione e policy”, non legati “alla gestione delle operazioni o al dettaglio delle capacità nazionali e dell’Alleanza”. È quello a cui aveva accesso nel suo incarico presso lo Stato maggiore della Difesa il capitano Biot, come ricostruito dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini ad aprile davanti alle commissioni Difesa di Camera e Senato.
LA REAZIONE RUSSA
Verso fine aprile, il ministero degli Esteri russo aveva comunicato l’espulsione di un membro del personale dell’ambasciata italiana a Mosca. È stata quella la reazione – minimo sindacale secondo Formiche.net – della reazione alle due espulsioni decise dall’Italia in relazione al caso Biot. Di “decisione infondata e ingiusta” aveva parlato il ministro degli Esteri italiano.
Intervistato dopo l’arresto di Biot, Mark Galeotti, direttore di Mayak Intelligence e senior associate fellow del Royal United Services Institute, aveva spiegato a Formiche.net che la Russia non poteva far altro che ordinare “almeno un’espulsione”: “Mosca si vendica sempre delle espulsioni occidentali pubblicizzate, e già abbiamo visto nazionalisti alla Duma chiedere un’azione reciproca”, diceva. “In questo contesto, senza espulsioni Mosca avrebbe paura di apparire debole o di ammettere la colpa”.