Terza riunione nell’era di Mario Draghi del Comitato interministeriale per le politiche spaziali, presieduta dal ministro Colao. Forse la più delicata, con al centro il tema dell’affidamento della gestione di parte dei fondi del Pnrr italiano all’Esa. La palla ora passa all’agenzia europea, che valuterà l’accordo tra un paio di settimane al suo Council
Lo Spazio è tornato a Palazzo Chigi, con al centro il tema della gestione delle risorse del Pnrr destinate al settore. Questa mattina si è riunito per la quindicesima volta dalla sua istituzione il Comitato interministeriale per le politiche spaziali (Comint), l’organo introdotto nel 2018 per dare maggiore coordinamento alla governance nazionale, alla terza riunione con il governo di Mario Draghi, la seconda presieduta dal ministro Vittorio Colao (delegato dal premier per il settore) dopo l’incontro di ottobre in cui era stata definita l’istituzione della prima Giornata nazionale dello Spazio, in programma il prossimo 16 dicembre.
Riunione delicata, viste le anticipazioni di stampa (soprattutto da LaVerità) sul piano per affidare all’Agenzia spaziale europea (Esa) la gestione di una parte dei fondi del Pnrr dedicati al settore. Ieri il Sole24Ore parlava di una proposta per 1,2 miliardi di euro su una fetta di circa il doppio, per i programmi relativi all’osservazione della Terra, campo centrale del contributo che lo Spazio apporterà alla ripresa e resilienza, con svariate applicazioni per digitalizzazione e sostenibilità.
Secondo quanto apprende Formiche.net, la riunione odierna del Comint ha sostanzialmente affermato la linea. Su un piatto da circa 2,3 miliardi del Pnrr per lo Spazio, all’agenzia europea verrebbe data la gestione di poco meno di 1,4 miliardi, cioè le risorse per i programmi di osservazione della Terra e per il trasporto (compresi i lanciatori, ma non tutto). Resterebbero fuori invece i progetti di in-orbit servicing. Per tale gestione l’Esa vedrebbe una corresponsione del 6% sul totale delle risorse. L’accordo prevedrebbe però che la gestione di almeno due terzi dei programmi sia nelle mani del centro Esrin, che ha sede a Frascati e che dal primo gennaio sarà guidato da Simonetta Cheli. Altri Paesi si starebbero muovendo per una gestione simile dei rispettivi programmi nazionali. Ora la palla dovrebbe passare all’Esa, che già domani potrebbe trattare il tema in una riunione dei capi-delegazione degli Stati membri. Poi, tra un paio di settimane, sarà la volta del Council. Alla base di tale prospettiva ci sarebbe l’intenzione di accelerare le procedure di assegnazione delle risorse.
Da diverse riunioni il Comint tratta il tema Pnrr. A ottobre si era espresso favorevolmente “rispetto alla pianificazione prospettata evidenziando la necessità di continuare a mantenere, da parte dei ministeri coinvolti, un monitoraggio continuo del progresso delle progettualità ed il loro coordinamento”. Il prospetto in questione era emerso nella riunione di giugno, durante la quale il presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia aveva presentato “un quadro sinottico e dettagliato dei programmi da avviare nel prossimo futuro con le risorse disponibili sul bilancio nazionale”, per cui era arrivato il favore del Comitato “sui contenuti, in un’ottica di evidenziare sinergie, coordinamento e complementarietà con le ulteriori iniziative in via di definizione nell’ambito del Pnrr”.
“Il governo investirà nello spazio quasi 4,5 miliardi nei prossimi sei anni; buona parte saranno destinati al progetto di osservazione della Terra”, ha spiegato oggi a margine della riunione Vannia Gava, sottosegretaria alla Transizione ecologica e capo dipartimento ambiente. “Potremo migliorare l’osservazione spaziale del territorio nazionale italiano grazie a satelliti più moderni ed efficienti, ad alta risoluzione, che potranno fornire immagini nitide, utili per monitorare come cambia l’aspetto del nostro Paese e anche alle amministrazioni locali; tra i progetti più interessanti per chi ha a cuore l’ambiente e la sicurezza – ha aggiunto – c’è la messa in orbita bassa di una costellazione per il monitoraggio delle coste, della qualità dell’aria e per la sorveglianza delle infrastrutture critiche; questi investimenti nello spazio, tra l’altro, saranno stimolo per società o start up che intendono operare in un settore all’avanguardia come quello dei dei servizi geospaziali”.
Sul tema della gestione da parte dell’Esa si intrecciano anche i rapporti con gli altri Paesi europei. La scorsa settimana, con la sigla sul Trattato del Quirinale, Italia e Francia si sono impegnate ad “amplificare in maniera equilibrata e sostenibile la collaborazione bilaterale nel campo del trasporto spaziale, così come in quello della progettazione e fabbricazione dei satelliti, con una particolare attenzione alle ricadute e ai servizi per l’area del Mediterraneo e il continente africano, in particolare nel quadro dei programmi spaziali dell’Esa e dell’Unione europea”. Oltre alla firma tra Emmanuel Macron e Mario Draghi, è arrivato anche un nuovo accordo bilaterale dedicato al segmento dei lanciatori, siglato dopo “tre mesi di intensi negoziati” da Vittorio Colao e Bruno Le Maire, ministro francese dell’Economia. Secondo l’esperto Marcello Spagnulo (qui l’intervista di Formiche.net), il rischio di appiattire la politica spaziale italiana a quella francese “non è legato tanto alla firma o meno di un Trattato quanto alle persone che mettono in atto le indicazioni in esso contenute, se le persone si comportano nell’interesse del proprio Paese allora il rischio si riduce, in caso contrario si amplifica”.