Il governo di Ankara potrebbe essere presto chiamato a scegliere tra Kiev e Mosca, con cui ha relazioni intense. La differenza è che, questa volta rispetto alla Libia, il cerchiobottismo erdoganiano non è un’opzione sul tavolo, anche perché Putin non lo consentirebbe
L’escalation delle tensioni tra Mosca e Kiev potrebbe segnare la fine dell’atto di bilanciamento diplomatico attuato dal presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, visto che ha stretti legami sia con l’Ucraina che con la Russia. Il governo di Ankara potrebbe essere presto chiamato a scegliere tra Kiev e Mosca, ma la differenza è che, questa volta rispetto alla Libia, il cerchiobottismo erdoganiano non è un’opzione sul tavolo, anche perché Vladimir Putin non lo consentirebbe, vista la posta in palio (si legga alla voce geopolitica dell’energia e Ue).
AFFARI E ALLEANZE
La recente ondata di tensioni tra Ucraina e Russia nella regione del Donbas sta costringendo Ankara a schierarsi, il che potrebbe danneggiare le sue politiche di relazioni con entrambi i soggetti. Da un lato infatti la Turchia ha una strategia commerciale e militare intensa: ha venduto i suoi droni Bayraktar TB-2 all’Ucraina, oltre a voler avviare la produzione congiunta del drone per approfondire i legami con Kiev. Dall’altro la Russia è un soggetto estremamente attivo in Turchia, dove ha sviluppato la prima centrale nucleare. Si chiama Akkuyu 1 e dovrebbe entrare in funzione nel 2023 mentre l’intero impianto dovrebbe essere completato entro il 2026, quando potrebbe fornire circa 27,5 TWh all’anno, pari a circa il 9% dell’energia elettrica del Paese. Con tale infrastruttura la Turchia potenzialmente potrebbe migliorare la media del 18% dei Paesi Ocse anche grazie ad altri due progetti targati Rosatom. Come dichiarato ufficialmente dallo stesso Erdogan, la Turchia ha chiesto alla Russia di costruire altre due centrali nucleari, con l’obiettivo di raggiungere non solo “l’indipendenza economica della Turchia ma anche il benessere della nazione turca”.
UCRAINA
Due i temi da cui partire per centrare l’obiettivo sul triangolo Ankara-Kiev-Bruxelles. Secondo il rapporto 2021 della Commissione europea pubblicato lo scorso 19 ottobre, questo che si sta chiudendo è stato l’anno più negativo di sempre per la Turchia, principalmente per il regresso democratico. In secondo luogo le nuove dinamiche di potere nel Mediterraneo orientale si inseriscono in un momento in cui Ankara ha perso la partita degli F-35 (anche se sta cercando di persuadere l’amministrazione statunitense a vendergli quaranta F-16) e non farà marcia indietro sul sistema missilistico russo S-400. Per ovviare al caccia Lockeed, Mosca potrebbe proporre ad Ankara il Checkmate, caccia russo che è stato intenzionalmente lanciato per l’esportazione in Turchia, India, Arabia Saudita e altri paesi che sono stati esclusi dal programma statunitense F-35.
Due biglietti da visita che non aiutano a disegnare il ruolo che la Turchia potrebbe avere nello scenario ucraino. Che stia andando in scena una sfida di Ankara agli Usa lo dimostra anche la recente apertura a New York di un grattacielo turco da circa 300 milioni di dollari nei pressi del quartier generale delle Nazioni Unite.
VARIANTE BAYRAKTAR
Erdogan ha necessariamente bisogno di un successo in politica estera per controbilanciare la drammatica crisi finanziaria in atto nel Paese: per questa ragione si sta concentrando notevolmente sul caso ucraino puntando tutte le fiches sulla cosiddetta “variante Bayraktar”. Un quadro simile è già andato in scena in Libia, dove le milizie turche si sono trovate dinanzi i droni turchi, anche se qualche analista ha avanzato l’ipotesi che si sia trattato di una convivenza crono-programmata, più che di una improvvisa contrapposizione. In quella circostanza le forze di Haftar usarono il sistema di difesa aerea Pantsir-S1 di produzione russa per abbattere un certo numero di droni turchi.
Per cui Ankara potrebbe offrirsi di mediare in Donbass, quindi, ma le sue recenti azioni a sostegno di Kiev sono state epitetate da Mosca come benzina per le pulsioni militari in Ucraina. Ecco che si fa sempre più verosimile uno scenario in cui gli obiettivi di Erdogan e di Putin non collimano, in una partita decisamente rilevante e che non ammette vicoli ciechi.
@FDepalo