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Don’t Look Up, ma che succede (nella realtà) se un meteorite ci minaccia?

Mentre la Terra è minacciata da un gigantesco asteroide, due scienziati tentano di salvare il pianeta scontrandosi con tutte le debolezze della società. È la trama di Don’t Look Up, la nuova pellicola con Leonardo DiCaprio, Jennifer Lawrence e Meryl Streep. Un film che non si discosta molto dalla realtà, visto che la Nasa ha lanciato da poco la missione Dart che studierà il modo di difendere la Terra dai meteoriti in rotta di collisione. E a bordo anche l’Italia con il satellite LiciaCube, realizzato a Torino da Argotec

Un’enorme cometa sta per schiantarsi contro la Terra, ma i disperati tentativi di due scienziati di salvare il pianeta dalla distruzione si scontrano con calcoli elettorali, accordi sottobanco e da ridicole campagne negazioniste. È la trama di Don’t Look Up, il nuovo film di Adam McKay (su Netflix) con Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence nei panni degli scienziati e Meryl Streep nei panni di una spregiudicata presidente degli Stati Uniti. Al di là della fantascienza, però, la possibilità che un gigantesco corpo celeste impatti contro la Terra è tutt’altro che remota, essendo tra l’altro già successo in passato (come insegnano i dinosauri).

Così a novembre la Nasa ha avviato la missione Dart che valuterà le possibilità tecniche di difendere la Terra da un eventuale oggetto spaziale in rotta di collisione con il nostro pianeta. A bordo c’è anche il satellite dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) LiciaCube, realizzato a Torino da Argotec, che dovrà documentare la missione, raccogliendo i dati utili per la successiva analisi a Terra.

DON’T LOOK UP

Don’t Look Up approfitta, nei suoi presupposti, dei cliché di altri classici del genere per satirizzare ferocemente sulla società e la politica americana (e non solo). Nel film i personaggi interpretati da DiCaprio e Lawrence calcolano correttamente il futuro impatto di una cometa, fino ad allora sconosciuta, con la Terra. Naturalmente ne informano immediatamente la Casa Bianca, convinti di una pronta risposta. Tuttavia, la presidente (Streep), impegnata nei propri calcoli elettorali, minimizza il problema, trascurandolo e imponendo, anzi, la segretezza, con l’ovvio sconforto dei due scienziati. Solo dopo che la presidente rimane coinvolta nello scandalo, si decide di intervenire, ma le cose non diventano certo più semplici. Il meteorite del film è naturalmente solo un pretesto per poter analizzare con occhio cinico la nostra società moderna, dove le verità scientifiche faticano a imporsi nell’agenda pubblica, che sia la pandemia o la crisi climatica, o dove addirittura queste verità vengono messe in discussione da campagne di disinformazione e manipolazione.

COME SI DEVIA (VERAMENTE) UN METEORITE

Come spesso accade, però, la fantascienza non si distanzia poi troppo dalla realtà. La missione Dart, lanciata a novembre dalla Nasa, ha esattamente l’obiettivo di verificare la fattibilità di difendere la Terra deviando la traiettoria di una potenziale minaccia. Dart si sta dirigendo nello spazio profondo verso il sistema binario composto dai due asteroidi Didymos e Dimorphos. Una volta sull’obiettivo la sonda americana si lancerà contro Dimorphos, il più piccolo dei due, cercando di modificarne l’orbita. Circa dieci giorni prima della collisione, si staccherà il satellite italiano LiciaCube, realizzato per l’Asi da Argotec, per consentirgli di registrare le immagini dell’urto.

Come ci ha spiegato David Avino, ceo di Argotec: “LiciaCube è dotato di avanzati sistemi di intelligenza artificiale e navigazione autonoma, necessari per controllare e seguire il satellite della Nasa per riprendere tutta una serie di immagini di quello che avverrà prima, durante e dopo l’impatto di Dart”. Tutti i dati prodotti da LiciaCube saranno fondamentali per verificare l’efficacia della capacità di variazione dell’orbita degli asteroidi tramite questa tecnica, validando, di fatto, un sistema che permetterebbe al pianeta di proteggersi da eventuali collisioni cosmiche. “È una parte fondamentale della missione – spiega ancora Avino – perché la sonda Usa smetterà di inviare segnali nel momento stesso dell’impatto, mentre LiciaCube continuerà a monitorare a distanza di sicurezza la nube di detriti causata da Dart e il cratere”.

CAPACITÀ TUTTE ITALIANE

“Per il futuro, credo che in questo settore stiamo dimostrando la notevole capacità italiana: LiciaCube è l’oggetto interamente costruito in Italia ad andare più lontano nello spazio, una sfida tecnologica tutta italiana”. L’intero satellite, infatti, è un concentrato di innovazione sviluppata nel nostro Paese, dai sistemi di navigazione autonoma, al machine learning, all’intelligenza artificiale che dovrà identificare gli oggetti intorno a lui e, soprattutto, seguire la scia di Dart prima dell’impatto. “Tutti strumenti realizzati all’interno dei nostri laboratori di Torino, dov’è situato anche il centro di controllo, certificato dalla Deep Space network della Nasa; in pratica gestiamo e controlliamo completamente il nostro satellite”.

COMUNICARE NELLO SPAZIO

La vera sfida è stata dotare LiciaCube di strumenti di comunicazione abbastanza potenti da poter coprire i quasi undici milioni di chilometri che separano la Terra dal sistema binario di asteroidi, sua destinazione finale. “Dalla sua partenza LiciaCube ha già percorso tre milioni di chilometri, e man mano che si allontana il ritardo nelle comunicazioni aumenta, fino a circa 36 secondi di ritardo tra quando inviamo un comando a quando questo viene ricevuto ed eseguito”. Al di là della missione corrente, lo sviluppo di queste tecnologie si rivelerà fondamentale sia per le missioni nello spazio profondo, sia per i futuri sistemi di comunicazione all’interno del nostro sistema solare: “Stiamo lavorando su servizi di telecomunicazione per la Luna con costellazioni di satelliti simili a LiciaCube, e in prospettiva anche per Marte – ha raccontato ancora Avino – per lo sviluppo di quest’ultimo, tra l’altro, abbiamo un contratto con l’Agenzia spaziale europea”.

STRUTTURA SCALABILE

LiciaCube è rivoluzionario anche per quanto riguarda il progetto in sé. Come spiegato ancora dal ceo di Argotec: “Questa piattaforma è stata costruita per essere scalabile, ovvero possiamo modificare le dimensioni del satellite fino a 55 chilogrammi, integrando nuovi sistemi, dalle ottiche alle antenne per le telecomunicazioni, senza di fatto modificare l’avionica”, cioè quegli strumenti di bordo che ne regolano la navigazione, “che restano universali con qualunque configurazione”. Un sistema del genere permette di modulare di volta in volta il satellite con un pacchetto di strumenti ad hoc a seconda della missione da affrontare, sapendo di potersi affidare ad un sistema consolidato.



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