Per vedere operativo il Nord Stream 2 potrebbero occorrere almeno sei mesi. Il presidente dell’ente tedesco che deve certificare il gasdotto sospeso ha fatto sapere che una decisione non arriverà fino alla prossima estate. Il gas è ormai una delle armi schierate al confine tra Russia e Ucraina
Aumentano i rimpianti sui ritardi con cui è stato fatto partire il gasdotto Tap. Il motivo? Non è più un semplice aumento in bolletta, comunque critico per imprese e famiglie, ma si sta trasformando in una vera e propria galoppata verso l’ignoto la nuova guerra geopolitica che vede il suo epicentro nelle riserve di gas Ue.
I prezzi del gas e dell’elettricità per il vecchio continente si sono quadruplicati, riflettendo i timori del mercato sulla carenza di gas durante i mesi più freddi, sia a causa di scorte non sufficienti, sia per l’uso spregiudicato che dell’energia stanno facendo i players coinvolti. Il gas naturale europeo si è impennato nuovamente dopo il record fatto segnare tre giorni fa: troppo incisivo il tema legato all’incertezza sulle forniture russe, che così minacciano di prolungare la crisi energetica ben oltre l’attuale inverno.
TENAGLIA SULL’UE
Il gas di riferimento europeo scambiato nei Paesi Bassi è aumentato del 5,9% a 119 euro per megawattora. Quindi i fronti in questione, come noto, sono due: quello al confine tra Ucraina e Russia dove sono state ammassati da Mosca un quantitativo abnorme di soldati e quello energetico che si lega a investimenti e forniture.
I servizi di Usa e Ucraina ritengono che una potenziale invasione dell’Ucraina potrebbe giungere al culmine dell’inverno europeo, comportando un doppio e simultaneo effetto: ritardare l’avvio del controverso gasdotto Nord Stream 2 (così come annunciato dalla ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock) e vedere così fisiologicamente diminuire anche le successive forniture per un’Europa in grave difficoltà. Il vecchio continente appare come interessato da una doppia tenaglia che le impedisce, al momento, tutti i movimenti.
In questa settimana i leader Ue si si sono nuovamente riuniti, con all’ordine del giorno le tensioni Russia-Ucraina che appaiono evidentemente difficilissime da disinnescare, in quanto legate agli effetti economico-finanziari del Covid e alla geopolitica delle relazioni Usa-Russia. Ma l’accordo sui prezzi è ancora lontano.
RITARDI TAP
Appare evidente che la sfera di influenza russa in Ue si sta moltiplicando col passare delle ore, in virtù della strategia applicata da Gazprom: il terzo produttore mondiale di gas è stato accusato di voler influenzare il mercato cedendo meno gas possibile, ma sufficiente a tenere alti i prezzi. Di contro, se da un lato l’Ue ha definito il carbone come il principale nemico della transizione energetica, è chiaro che dall’altro i consumatori debbono orientarsi su altro, come appunto il gas. Per cui anche alla luce di questo ragionamento, aumentano i rimpianti sui ritardi con cui è stato fatto partire il gasdotto Tap e i silenzi che stanno interessando i lavori del gasdotto Eastmed.
PREZZI E MOSSE
Secondo alcuni analisti i mercati del gas naturale sono vulnerabili agli shock dei prezzi e se a ciò si aggiunge che per vedere operativo il Nord Stream 2 potrebbero occorrere almeno sei mesi ecco che si ha un quadro chiaro delle difficoltà (rincari) a cui tutta l’Ue sarà chiamata dal 1 gennaio 2022. Il presidente dell’ente tedesco che deve certificare il gasdotto sospeso ha fatto sapere che una decisione potrebbe non arrivare fino alla prossima estate.
Sul punto si registra la proposta avanzata da Dirk Vansintjan, presidente di REScoop, la federazione europea delle cooperative energetiche cittadine, secondo cui una maniera efficace per evitare di essere esposti alla volatilità del prezzo del gas sarebbe che l’Ue producesse la propria energia rinnovabile. Ma occorrerebbe una strategia che non è di brevissimo periodo, anche se l’Ue ha annunciato il piano denominato Global Gateway per mobilitare fino a 300 miliardi di euro in fondi pubblici e privati entro il 2027.
Inoltre sul caso ucraino vale la pena di ricordare ciò che accadde con l’Armenia, quando Bruxelles disinnescò il conflitto armato con l’Azerbaigian nel Nagorno-Karabakh conferendo alla Russia il ruolo di negoziatore circa il cessate il fuoco. Un percorso simile non è preventivabile, per una serie di ragioni che toccano anche la geopolitica, oltre che le bollette salate.
CRISI SPAGNA
Infine nella crisi energetica si apre anche il fronte spagnolo dove prezzi dell’energia chiuderanno il 2021 ai massimi livelli, in tandem con l’inflazione salita al 5,5% su base annua. Nell’ultima settimana, l’elettricità ha accusato tre record consecutivi nel mercato all’ingrosso, per cui dicembre sarà verosimilmente il mese più caro della storia spagnola, mentre la Banca di Spagna ha rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita per il 2021 al 4,5% (una riduzione di 1,9 punti rispetto alla stima precedente).
@FDepalo