Roberto Baldoni, direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, e James Appathurai, deputy assistant secretary general della Nato per le sfide emergenti, hanno dialogato su “Il cyber-spazio della Nato, scenari futuro del quinto dominio”. La diretta di venerdì 17 dicembre, alle ore 11:30, è disponibile su questa pagina e su Facebook. L’evento è stato organizzato dalle riviste Formiche e Airpress in collaborazione con la Nato Public Diplomacy Division
Hacker, ransomware e backdoor: il confronto internazionale è già cibernetico. Che ruolo ha la Nato? Come risponde l’Alleanza alle sfide informatiche? E quale è il contributo dell’Italia? Hanno risposto Roberto Baldoni, direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, e James Appathurai, deputy assistant secretary general della Nato per le sfide emergenti (compreso il cyber), protagonisti del nuovo evento organizzato dalle riviste Formiche e Airpress in collaborazione con la Nato Public Diplomacy Division, tenutosi venerdì 17 dicembre alle ore 11:30. La diretta è disponibile su questa pagina e su Facebook (@formichenews). Il dialogo “Il cyber-spazio della NATO, scenari futuro del quinto dominio” è stato moderato dal direttore di Formiche e Airpress, Flavia Giacobbe.
Dal cyber dipende ormai gran parte della nostra vita, e la pandemia da Covid-19 lo ha reso ancora più evidente, tra spinta alla digitalizzazione, smart working e didattica a distanza. Ci ha mostrato anche quanto sia ampia la superficie vulnerabile che eventuali aggressori possono attaccare, e quanto costante sia la minaccia che attraversa il quinto dominio. La cronaca degli ultimi mesi è piena di attacchi hacker, intromissioni, malware, ransonware e quant’altro, con effetti spesso molto fisici. Insomma, il confronto nel cyber-spazio è già una realtà quotidiana, con prospettive future ancora probabilmente sconosciute, che coinvolgono sia gli aspetti militari, sia quelli civili, sia il settore pubblico, sia quello privato. Sul fronte della resilienza l’Italia si è mossa parecchio negli ultimi anni, a partire dall’impulso normativo dell’Ue, tra direttiva Nis (2016), Cyber-security Act (2019) e ora Nis 2. L’architettura nazionale è stata riorganizzata dal 2017 (Dpcm Gentiloni), e poi rafforzata con il più recente Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. L’ultimo intervento in ordine temporale, ad agosto, la creazione dell’Agenzia per la cyber-sicurezza nazionale affidata nella direzione proprio a Roberto Baldoni, che già al Dis ha avuto la responsabilità di costruire e sviluppare il suddetto Perimetro.
D’altra parte, anche la Nato ha costantemente accresciuto negli ultimi anni la sua attenzione al cyber. A luglio 2016, nel Summit di Varsavia, gli alleati hanno lo hanno riconosciuto come dominio operativo, nel quale la Nato si deve difendere proprio come negli altri domini. Nella stessa occasione l’Alleanza ha lanciato il suo “Cyber Defence Pledge” per rafforzare le difese cibernetiche e invitare tutti gli Stati membri a fare lo stesso. Nel Summit di Bruxelles del 2018 è stato deciso di istituire il Cyberspace Operations Centre, parte della struttura di comando della Nato. Lo scorso luglio, in occasione del più recente vertice dei capi di Stato e di governo, è arrivata luce verde per la nuova Comprehensive Cyber Defence Policy, con un’attenzione maggiore alla resilienza nel dominio cibernetico. E ora? Hanno risposto Roberto Baldoni e James Appathurai.