Oggi la lira turca è scesa del 2,1 per cento a 13,53 per dollaro, portando le perdite quest’anno al 45%. Al posto del ministro delle Finanze Lütfi Elvan, ecco il suo vice Nebati, molto vicino al predecessore di Elvan, Berat Albayrak, che è il genero di Erdoğan
Continuano a dimettersi i vertici delle istituzioni economicbe turche, a dimostrazione che le policies erdoganiane vanno contro i principi matematici della finanza. Nella notte ha lasciato il suo posto il ministro del Tesoro e delle finanze Lütfi Elvan, mentre fiorivano forti spaccature all’interno del governo sui tagli dei tassi di interesse che hanno portato perdite record per la lira e una maggiore inflazione. Al suo posto un fedele di Erdogan, ma con il rischio di fortissime tensioni sociale così come accadde a Gezi Park.
LIRA GIU’
Oggi la lira turca è scesa del 2,1 per cento a 13,53 per dollaro, portando le perdite quest’anno al 45 per cento. La performance si somma al timore che un ciclo di taglio dei tassi ordinato da Erdoğan possa accelerare esponenzialmente l’inflazione, e quindi maggiore instabilità finanziaria con conseguenze catastrofiche per la già fragile economia del Bosforo, zavorrata da ingenti spese infrastruturali, militari e diplomatiche. Numeri che si inseriscono in un trend già negativo che influisce sia sulla vita quotidiana dei cittadini, che sulle prospettive di imprese ed investitori internazionali.
La colpa di Elvan è stata quella di mettere in discussione, anche se velatamente, la politica dei tassi bassi decisa da Erdoğan. Infatti lo scorso 16 novembre il ministro aveva pubblicamente affermato che il suo ministero stava combattendo l’inflazione, per cui invitava altre istituzioni a fare lo stesso. Si tratta delle 48 ore precedenti alla decisione della banca centrale di tagliare i tassi di interesse per il terzo mese consecutivo. Immediatamente il presidente Erdoğan ha pubblicamente rimproverato le persone all’interno del suo partito per aver sostenuto politiche di alto tasso di interesse senza nominarle. Un messaggio fin troppo chiaro per il ministro, che ha così deciso per il passo indietro.
CONTINUITA’ FAMILIARE
Il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha sostituito il ministro dimissionario con il 57enne Nureddin Nebati, suo vice e molto vicino al predecessore di Elvan, Berat Albayrak, che è il genero di Erdoğan. Nebati prima di entrare in politica gestiva un’azienda tessile. Dopo il decreto di nomina ha twittato: “Possa il mio Signore concedermi la capacità di svolgere il compito del Ministro del tesoro e delle finanze, di cui il nostro stimato Presidente mi ritiene degno, e di essere degno della fiducia che ha mostrato in noi, spero”.
In passato è stato membro del consiglio di amministrazione della sede centrale di Musiad e del consiglio di disciplina della Camera di commercio di Istanbul (Ito). E’inoltre presidente della Ummah Representatives Foundation (Ütev), presidente della piattaforma interparlamentare di Gerusalemme in Turchia ed è anche membro del consiglio di amministrazione di Türk Telekom.
In occasione della sua nomina a viceministro venne pubblicata una foto che lo ritraeva con Fetullah Gullen, il predicatore esiliato negli Usa che è nemico numero uno di Erdogan. Ma il giornalista che pubblicò quello scatto venne subito licenziato. Si tratta di Nurettin Veren.
SCENARI
Gli investitori stranieri inizialmente avevano accolto con favore la nomina di Elvan nel novembre dello scorso anno: erano giorni caldi per la lira con la banca centrale guidata dall’allora governatore Naci Ağbal. In generale si immaginava che il governo di Erdogan avesse deciso di intraprendere, con coscienza e senza colpi di testa, politiche economiche e monetarie convenzionali. Il paese era reduce da alcuni mesi complicati, caratterizzati da un’impennata dei prestiti e da bassi tassi di interesse.
Ma Ağbal venne sollevato dal proprio incarico nel marzo successivo dopo aver alzato bruscamente i tassi per contrastare l’inflazione galoppante. Quest’ultima ha fatto segnare in ottobre un preoccupante 19,9 per cento con un verosimile trend di ulteriore crescita. Tra due settimane si terrà il prossimo consiglio straordinario della banca centrale turca al fine di valutare i tassi di interesse, mentre domani si conosceranno i nuovi dati aggiornati a novembre. A Istanbul si registra il record di aumento dei prezzi al dettaglio, aumentati del 24,1% annuo. Mai così negli ultimi 18 anni. Ed è anche per questa ragione che la questione da meramente economica-finanziaria si potrà fare presto sociale, con il rischio concreto di una nuova Gezi Park.
@FDepalo