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Una maggioranza bulgara per il Quirinale. Scrive Celotto

Il costituzionalista si chiede: se super Mario non raggiungesse il quorum necessario? Sarebbe una catastrofe istituzionale a cascata, che delegittimerebbe anche il governo. La soluzione è solo una…

“L’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi della assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta”. Queste due righe dell’art. 83 della Costituzione sono la chiave dell’elezione del prossimo Capo dello Stato.
Nei primi tre scrutini serve una maggioranza speciale, cioè almeno 703 dei 1008 grandi elettori. In pratica una maggioranza bulgara.

Sfatiamo subito la credenza. In Bulgaria non è mai esistita alcuna maggioranza così alta. Si tratta di un modo di dire tutto italiano, similmente a fumare come un turco o fare il portoghese. Abitudini linguistiche e giornalistiche nate negli anni, senza un riferimento geografico preciso, anche se la Bulgaria per tradizione era uno degli alleati più fedeli del blocco sovietico, priva di opposizione e con elezioni a maggioranze molto ampie. Cioè bulgare.

Pare che noi lo abbiamo utilizzato per la prima volta nel 1989, quando Craxi venne rieletto segretario nazionale con il 92,3% dei voti, al 45° congresso del Psi. Tanto che il segretario espresse il proprio compiacimento definendo “bulgara” la sua maggioranza.

Bulgara o non bulgara, anche per il Quirinale serve una maggioranza così ampia per evitare trappole e impantanamenti.
Forse proprio questa soglia costituzionale – che ha mietuto vittime eccellenti come Marini e Prodi nel 2013 – è quella attorno alla quale si concentrano i dubbi per la possibile elezione di Draghi. E se poi super Mario non raggiunge il quorum necessario che succede? Sarebbe una catastrofe istituzionale a cascata, che delegittimerebbe anche il governo.

È proprio vero. La scelta del Quirinale ora più che mai è il primo motore immobile aristotelico. La scelta da cui dipendono gli esiti della politica italiana dei prossimi mesi, se non anni, condizionando la durata del governo in carica e la data delle prossime elezioni.

Ecco, allora, che la scelta migliore per evitare cataclismi non può che essere una (per quanto costituzionalmente non opportuna): riconfermare Mattarella.


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