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Più metano italiano per combattere le bollette salate, in attesa dell’Ue

Dal momento che è molto improbabile (anche se auspicabile) una discesa dei prezzi prima del 2023, può rivelarsi utile provare a capire quali sono le strade alternative. In un anno la spesa per il gas è cresciuta del 250%. Estrarlo in Italia costa 5 centesimi al metro cubo, importarlo costa 10 volte tanto. E se l’Europa lo inserisce nella tassonomia green…

In un anno, dall’autunno del 2020 ad oggi, la bolletta per imprese e famiglie è salita del 250% come riportano i dati dell’autorità Arera. Il gas dunque al centro anche della vita quotidiana dei paesi, oltre che della geopolitica, con l’esigenza per i governi di interventi rapidi e risolutori. Dal momento che è molto improbabile (anche se auspicabile) una discesa dei prezzi del gas naturale per famiglie e imprese italiane prima del 2023, può rivelarsi utile provare a capire quali sono le strade alternative, in vista della tassonomia dell’Ue. In primis aumentando l’estrazione di gas dai giacimenti italiani, ma senza nuove trivellazioni. Il vantaggio sarebbe doppio: da un lato si ridurrebbero le importazioni dall’estero e dall’altro si manterrebbe costante il volume dei consumi anche al fine di rientrare nei parametri degli accordi di Parigi.

SOTTOSUOLO

Nel sottosuolo italiano ci sarebbero almeno 90 miliardi di metri cubi di metano, che ha un costo di estrazione da circa 5 centesimi al metro cubo, mentre l’Italia per importare gas da altri Paesi non di prossimità spende fra i 50 e i 70 centesimi al metro cubo. Il fabbisogno italiano ammonta a 75 miliardi di metri cubi di gas l’anno. Nei primi otto mesi del 2021 sono stati impiegati 53,2 miliardi di metri cubi, con un +6,8% rispetto ai primi nove mesi del 2020). Di quei 53 miliardi solo 2,48 provengono dai giacimenti in Emilia Romagna, Basilicata, mare Adriatico e Sicilia. La stragrande maggioranza delle importazioni provengono da Russia, Algeria e dal gasdotto Tap.

Il primo passo, se si volesse guardare a questo scenario, sarebbe quello di provare ad aggiornare gli impianti esistenti, con la possibilità di riattivare le riserve ferme da anni: servirebbero circa 322 milioni per raddoppiare da 800 milioni a 1,6 miliardi di metri cubi l’anno la produzione. Ma se alcune riserve si presentano secche, altri giacimenti no e potrebbero fruttare altro gas se non fosse che ricorsi e divieti lo impediscono. La seconda fase potrebbe essere quella di immaginare nuove perforazioni, ma si tratterebbe di un’azione successiva alla prima già citata, quantomeno per una questione di logica metodologica.

QUI UE

Due passaggi che si inseriscono all’interno delle strategie dell’Ue impegnata a stabilire la Tassonomia per la finanza sostenibile. Si tratta, come è noto, di una sorta di classificazione per attività economiche private che dispensa loro la patente di ‘green’, data in base ai parametri contenuti nella strategia europea di decarbonizzazione. Con questo strumento si offrirà alle imprese e agli investitori una cartina di tornasole per valutare quali investimenti sono in linea con gli obiettivi dell’Ue sul clima e quali no.

I parametri sono contenuti nelle linee guida di Bruxelles, ovvero un taglio del 55% delle emissioni entro il 2030 e zero emissioni nette entro il 2050. Al momento l’Unione Europea dovrebbe inserire anche gli investimenti in nucleare e gas nella lista delle attività economiche sostenibili. Proprio domani in occasione dell’Ecofin ci sarà un altro scambio di opinioni dei players coinvolti, anche alla luce della nascita del nuovo governo tedesco.

QUI ROMA

Il governo per ammortizzare il caro bollette dovrebbe stanziare un miliardo in più rispetto alle attese, usando le risorse non utilizzate nel 2022 per l’Irpef che ammontano a circa 700 milioni e altri fondi disponibili per restanti 300 milioni. In manovra ci sono già 2,5 miliardi. Commentando questa decisione il numero uno di Eni, Claudio Descalzi, in occasione del World Energy Outlook aveva osservato che ben vengano contributi e aiuti “ma dobbiamo pensare che l’unica soluzione poi è aumentare i volumi di gas che arrivano perché se l’offerta aumenta, il valore della domanda scende”.

@FDepalo

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