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Microchip, la Germania di Scholz fa bis. Arriva l’impianto di Tsmc?

Indiscrezioni da Taiwan: il colosso dei microchip Tsmc è in contatto con il governo tedesco per costruire un maxi-impianto di produzione europeo. Dopo l’americana Intel, il possibile doppio colpo per vincere la corsa europea. Tutto si giocherà sugli aiuti di Stato

Nella corsa europea alla produzione dei microchip la Germania è un passo avanti. Buone notizie per il neo-cancelliere Olaf Scholz. Tsmc, il più grande produttore al mondo di semiconduttori con base a Taiwan, sta pianificando la costruzione di un impianto di produzione in Europa, e la Germania è in cima alla lista.

A riferire le indiscrezioni il vicepresidente per l’Europa e l’Asia Lora Ho a margine di un forum a Taipei. Il colosso taiwanese avrebbe già avviato “i primi contatti” con il governo tedesco, riporta Bloomberg. Non si sa quale sarà la sede che potrebbe ospitare l’impianto ma si conoscono intanto le condizioni che il gruppo ritiene indispensabili per proseguire nei negoziati. E cioè, ha detto Ho, la disponibilità di sussidi governativi e di un ecosistema imprenditoriale favorevoli.

Si tratta comunque di una notizia rilevante per il mercato europeo, dove Tsmc non ha ancora messo radici. Se concretizzato, l’accordo potrebbe fare della Germania l’hub europeo dei microchip, il prodotto tecnologico più ricercato al mondo dopo che la pandemia ha stravolto le supply chain. Tanto più se letto insieme all’interessamento di un altro colosso del settore, l’americana Intel, per la costruzione di un impianto.

Una partita seguita da vicino dal governo italiano, in contatto con il Ceo Pat Gelsinger per convincere l’azienda a investire in Italia. Secondo Le Figaro però les jeux sont faits: come da pronostici, lo stabilimento dovrebbe sorgere a Monaco o a Dresda. La produzione inizierà nel 2024 con un investimento di Intel pari a circa 10 miliardi di dollari l’anno, scrive Tom Hardware.

Rimane aperta invece, almeno sulla carta, la partita per l’impianto di Tsmc. Da un anno l’azienda leader di mercato, al centro di una contesa tra Stati Uniti e Cina – la produzione di microchip è un fattore non secondario nello scontro su Taiwan – ha iniziato a diversificare la produzione aprendo nuovi impianti all’estero. È il caso dello stabilimento da 12 miliardi di dollari in via di costruzione in Arizona, o ancora di una fabbrica in Giappone da 7 miliardi.

A fare da ago della bilancia sarà la disponibilità dell’Ue e dei suoi Stati membri a sostenere con un intervento pubblico gli investimenti necessari a dar vita all’impianto. Una richiesta già avanzata da Intel e ribadita da Tsmc. Su questo fronte si deve registrare un recente cambio di passo a Bruxelles. L’Ue fa sul serio sui microchip. Il mercato europeo rimane oggi ai margini della produzione globale, anche se può contare su eccellenze in specifici settori. Di qui una strategia ambiziosa dell’Unione, che con lo “European Chips Act” attesto per la metà del 2022 vuole spingere sull’acceleratore e porsi l’obiettivo del 20% della produzione globale entro il 2030.

La svolta è stata confermata a metà novembre dalla Commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager in un’audizione al Parlamento europeo. “La Commissione potrebbe considerare l’approvazione di un sostegno pubblico per riempire eventuali vuoti nel finanziamento dell’ecosistema dei semiconduttori per la creazione in Europa di nuove strutture di questo genere”. Un impegno garantito dalla proroga degli aiuti di Stato Ue fino al giugno del 2022.



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