“Preoccupanti” operazioni militari cinesi nell’Indo-Pacifico, secondo il segretario alla Difesa Lloyd Austin. L’amministrazione Biden schierata con Taipei, invitata anche al Summit per la democrazia voluto dal presidente
Sono “preoccupanti” le operazioni militari che la Cina porta avanti nell’Indo-pacifico. Così le ha definite Lloyd Austin, segretario alla Difesa degli Stati Uniti, intervenendo al Reagan National Defense Forum dopo una visita in Corea del Sud e promettendo l’impegno di Washington per contrastare le mire di Pechino grazie anche alle alleanze con i partner regionali.
La Cina “lavora per sviluppare il potenziale militare il più in fretta possibile e alcune delle azioni di forza che porta avanti nella regione, preoccupano noi e i nostri partner locali”, ha detto il capo del Pentagono. Gli Stati Uniti sono decisi, ha continuato, a “esercitare un ruolo di stabilizzatore”, grazie a esercitazioni militari congiunte ma anche a un crescente interscambio di conoscenze.
La Cina è l’unica potenza in grado “di usare il suo potere economico, diplomatico, militare e tecnologico come sfida a un sistema internazionale stabile e aperto”, ha detto Austin ricordando le “differenze reali, tanto in termini di interessi quanto di valori” tra Pechino e Washington. Il più recente allarme è seguito alle corpose esercitazioni militari compiute a fine novembre da Pechino sullo spazio aereo di Taiwan, isola cui gli Stati Uniti continueranno a fornire sostegno, ha detto Austin senza fornire ulteriori specifiche. Esercitazioni che il capo del Pentagono ha definito “prove” per testare “le reali capacità” in vista di un attacco.
Antony Blinken, segretario di Stato, nei giorni scorsi aveva dichiarato a Reuters che un’invasione cinese avrebbe “conseguenze terribili” e aveva sottolineato che Washington è totalmente impegnata a garantire che Taipei possa difendersi. Il capo del Pentagono, invece, durante l’evento in California, non ha specificato come gli Stati Uniti risponderebbero se la Cina invadesse l’isola.
Taiwan uno degli oltre cento attori invitati dalla Casa Bianca al Summit sulla democrazia convocato per il 9 e 10 dicembre. Una scelta che ha alimentato le proteste di Pechino: l’appuntamento è destinato ad essere una “barzelletta”, che “punta solo a sopprimere e controllare Paesi con un diverso modello di sviluppo”, ha dichiarato nei giorni scorsi Tian Peiyan, vicedirettore dell’ufficio ricerche politiche del comitato centrale del Partito comunista cinese, presentando il libro bianco “Cina: la democrazia che funziona”.