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Perforazioni cipriote per il Qatar. Distensione nell’Est Med?

Accordo tra Cipro e Qatar (e ExxonMobil) per procedere alle ricerche energetiche in mezzo al Mediterraneo orientale. L’allentamento delle tensioni nella regione procede

Un consorzio composto da Qatar Energy e l’americana ExxonMobil ha firmato un accordo con Cipro per l’esplorazione energetica e la condivisione della produzione nel Blocco 5 nel sud-est dell’isola, dinamizzando le vicende del Mediterraneo orientale – l’angolo del bacino in cui da anni si muovono interessi e questioni geopolitiche legate a nuove scoperte (ed esplorazioni) di reservoir energetici.

Secondo l’accordo, Qatar Energy avrà una quota del 40 per cento nel Blocco 5, mentre ExxonMobil avrà il restante 60 e sarà l’operatore nell’area per lavori che inizieranno il prossimo anno. L’accordo è stato firmato al palazzo presidenziale dal ministro dell’energia cipriota, Natasa Pilides, insieme ad Ali Al-Mana, manager della Qatar Energy’s International Upstream & Exploration e da Varnavas Theodossiou, lead country manager di ExxonMobil a Cipro.

ExxonMobil e Qatar Energy hanno già avuto molte attività di successo nella Zona economica esclusiva di Cipro, con lo stesso consorzio che aveva ottenuto una licenza di esplorazione per il blocco 10 nel 2017, scoprendo dai 5 agli 8 trilioni di piedi cubi di gas naturale nel pozzo Glaucus-1. Ma negli ultimi anni le attività sono state rese complicate sia dalla pandemia (e dagli scatti prodotti sul mercato energetico) che da una serie di tensioni che sono sfociate nel quadrante.

Il Mediterraneo orientale (anche East Med) è infatti diventato teatro di scontro tra la Turchia da un lato e Grecia e Cipro dall’altro, con i reservoir che hanno fatto da miccia nel infiammare di nuovo divisioni storiche. Questioni in cui si sono inserite Egitto (parte in causa per i pozzi nella fascia meridionale del quadrante) e gli Emirati Arabi Uniti, che sono divisi da Ankara per il modo di interpretare il ruolo dell’Islam nella società e nella politica.

L’East Med è stato uno dei teatri in cui negli ultimi anni la divisione intra-sunnismo si è mossa, con i sauditi e gli emiratini che hanno risposto sul Mediterraneo orientale all’aumento dell’assertività turca in Siria. Divisione che per altro ha coinvolto anche il Qatar, che si trova nella posizione contigua a quella turca (ossia sulla linea delle interpretazioni della Fratellanza musulmana). Proprio per questa ragione Doha era stata sottoposta a un isolamento totale organizzato da Abu Dhabi, Cairo e Riad – in quell’occasione la Turchia inviò truppe a protezione dell’emirato qatarino.

Tempi passati: l’isolamento è finito ufficialmente il 5 gennaio 2020; la Turchia ha ripreso a parlare con l’Egitto gli Emirati (che hanno riavviato lentamente anche con Doha); l’erede al trono saudita, Mohammed bin Salman, ha viaggiato in visita nella capitale qatarina per la prima volta dopo il blocco dei rapporti (e in quegli stessi giorni è stato ospite dell’emiro al Thani anche il presidente Recep Tayyp Erdogan).

La notizia delle nuove perorazioni affidate al Qatar da parte di Cipro – che è esistenzialmente dalla parte opposta alla Turchia – si allinea in questo schema, la presenza nella partita della Exxon definisce il punto di contatto: non solo questioni di economia e mercato, ma la necessità di distensioni che arriva come richiesta diretta da Washington. Del riassestamento tattico in corso nel Golfo risente un’ampia gamma di dossier come quello del Mediterraneo orientale dunque.

Le differenze di visioni restano e resteranno, ma è in corso una fase di riconciliazione generale di carattere molto pragmatico, perché attualmente nessuno può trovare vantaggio nel rischio in una guerra tutti-contro-tutti. Gli attori del Golfo hanno da tempo iniziato a considerare il Mediterraneo come bacino geopolitico che non interessa soltanto gli europei. Si stanno muovendo, e nel farlo coinvolgono il quadrante nel complesso delle relazioni inter-regionali, nel bene e nel male.

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