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Vi racconto i Presidenti della Repubblica. Parla Umberto Pizzi

Umberto Pizzi, nel corso della sua carriera, ha fotografato ben otto Presidenti della Repubblica. Da Saragat a Mattarella, ecco il racconto dei suoi scatti più belli

“Pertini è un italiano vero, tanto che gli hanno fatto una canzone presentata in una manifestazione come Sanremo, il massimo dell’italianità. Lui era un uomo buono, incontravi Pertini ed era come incontrare tuo padre. Mi sentivo davvero figlio di Pertini”. Non ne fa un mistero, Umberto Pizzi, il settimo Presidente della Repubblica Sandro Pertini è senza ombra di dubbio quello a lui più caro. Nella memoria fotografica (e non solo) di Pizzi, fotogiornalista da più di cinque decenni, di Capi di Stato ce ne sono ben otto (qui tutte le foto), ma a domanda diretta, “qual è il Presidente che ricordi con più affetto”, è il Presidente partigiano in cima alla sua classifica personale. Come scriveva Toto Cutugno nella sua canzone “L’Italiano”, “un partigiano come presidente”.

Ma perché Pertini è il tuo Presidente della Repubblica preferito?

In questi giorni si è parlato molto di un patriota al Quirinale, ma noi di patrioti ne abbiamo avuti tanti, soprattutto Pertini. Un patriota che è dovuto scappare dall’Italia per la sua militanza socialista e l’opposizione al regime fascista, che si è fatto il confino, tutto perché lottava affinché il suo diventasse un Paese libero. Pertini è il mio preferito perché è un italiano vero.

Qual è la foto, tra quelle che hai fatto, che preferisci?

Ce ne sono due. Entrambe raccontano la sua umanità, anche se in modo diverso. La prima è quella in cui accarezza sul viso un’attrice. Un gesto di una delicatezza difficile da spiegare, ma che mostra la sua vicinanza alle persone, che lui capiva profondamente. La seconda è la foto di lui a teatro con la moglie, Carla Voltolina, che non amava essere fotografata e quindi provava a negarsi. Lui le disse, “Carla, lasciali lavorare questi ragazzi, questo è uno dei pochi mestieri ancora onesti in questo Paese!”. Anche qui, mostrava la sua umanità, era un uomo buono. Io mi sentivo figlio di Pertini, quando lo incontravo era, per me, come incontrare mio padre.

Partiamo dall’inizio: il primo Presidente che hai fotografato è Giuseppe Saragat. Raccontaci le sue foto.

Ero ancora un giovane reporter fotografico, erano gli anni ’70, e non andavo ancora al Quirinale o nei palazzi per fare le foto. Mi capitò però di fotografare Saragat in un’occasione simbolica: una manifestazione per il sì al divorzio, perché proprio in quell’anno si sarebbe tenuto il Referendum abrogativo della legge (che nel 2020 ha compiuto 50 anni, qui tutte le foto di Pizzi dalle piazze di Roma, ndr), nel 1974. Mi fece piacere vederlo in una piazza come quella che diceva sì al divorzio, si vedeva che era un Presidente aperto. Non ebbi però molte altre occasioni di fotografarlo.

Di Giovanni Leone, invece, hai tante foto. A passeggio con la moglie, per strada, in occasioni più ufficiali…

Giovanni Leone era un Presidente facilissimo da fotografare. Alla moglie piaceva essere fotografata, e a entrambi non dispiaceva apparire, anche se significava una cosa molto diversa da oggi… Ero già più inserito ed ebbi la possibilità di fotografarlo anche in occasioni più ufficiali, anche se ho sempre preferito contesti meno formali per le mie foto.

Dopo Leone venne Pertini, ma di lui ci hai già detto…

Voglio dire un’altra cosa. Pertini fu il primo Presidente a dire ai Carabinieri e alle sue guardie del corpo di permettere a noi fotografi di fare il nostro lavoro. A mettersi tra noi e le figure istituzionali erano in genere le forze dell’ordine, ma Pertini gli disse di lasciarci in pace. Ho conosciuto un comandante che mi disse: “Guardate, Pertini vi adora, ci ha dato l’ordine di lasciarvi liberi”.

Anche con Cossiga andò così?

Cossiga si faceva fotografare, gli ho scattato tante foto prima che diventasse Capo dello Stato, anche assieme ad Aldo Moro, e tantissime dopo. Anche più avanti nel tempo, dopo la parentesi al Quirinale, mi capitava spesso di andare a fare foto in feste dove anche lui era presente. Non so se fosse lui a farmi entrare oppure no, però non gli dispiaceva che lo fotografassi. Anzi, mi suggeriva con chi fotografarlo, ad esempio una volta mi chiese di non fotografarlo con Daniela Santanchè, anche se poi non riuscii a evitarlo…

Andando avanti cronologicamente, dopo Cossiga è arrivato Oscar Luigi Scalfaro…

Lui era un Presidente per così dire strano. Andava spesso a cena con la figlia alla Taverna Flavia, ma non ho mai avuto occasione di fotografarlo né di parlarci. Era molto riservato, non voleva essere disturbato. Era schivo.

Era schivo anche Ciampi?

Lui rassomigliava un po’ a Mario Draghi, forse lo spirito dei banchieri (ride, ndr), non voleva essere fotografato troppo. Questo non significa che lui abbia messo divieti sulla sua immagine o sulla nostra libertà di fotografarlo, tant’è che ho potuto fotografarlo in tantissime occasioni, però non era travolgente. Travolgente era la moglie. La moglie era di una simpatia immensa, spiritosa.

Siamo arrivati a Giorgio Napolitano.

Napolitano e la moglie li ho fotografati in mille occasioni: al mare (a Capalbio, ndr), in vacanza a Capri, non mi hanno mai detto niente. Non si può dire che fosse di una simpatia travolgente, ma ci sono stati personaggi molto meno rilevanti che minacciavano di chiamare i carabinieri quando li fotografavo. Lui, che ne avrebbe potuto avere la possibilità e i mezzi, non lo fece mai. Era un Presidente che stava al gioco.

Li abbiamo detti tutti, manca solo Sergio Mattarella, il Presidente in carica.

Devo dire che Mattarella è un Presidente molto serio, però anche poco disponibile. Lui forse uno dei pochi presidenti che abbia messo dei paletti, dei confini, tra i fotografi e lui. I fotografi che vanno al Quirinale vengono confinati lontano, quando vengono ammessi, per di più lo staff interno ormai regala le foto che vengono scattate ai vari eventi, per cui non ha molto senso per noi andare a fotografarlo dalle ultime file.

Non ti è mai capitato di avere uno scambio, dunque…

Mai. Però questa distanza tra noi e i Capi di Stato era già iniziata verso la fine della presidenza di Napolitano. Con internet, i cellulari che fanno foto, i social, succede che chiunque possa fare una foto anche poco rispettosa. Dall’altra parte quindi si è cercato di riappropriarsi della propria immagine, soprattutto se si incarna una istituzione. È iniziato con Napolitano, fino alla massima espressione con Mattarella.

Chi speri di fotografare, come prossimo (o prossima) Presidente della Repubblica?

Mi piacerebbe vedere un’italiana vera, come Presidente.



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